martedì 19 febbraio 2013
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​È dedicato a tutti i «babbi babbini del mondo» il Pinocchio che Enzo D’Alò – da giovedì al cinema distribuito da Lucky Red – scrittore e musicista italiano considerato uno dei massimi esponenti del cinema d’animazione e del quale si ricorda il poetico La Gabbianella e il Gatto – riporta sullo schermo dopo quattro anni di lavorazione e il coinvolgimento di oltre cinquecento persone. I disegni portano il segno del pastello forte e calcato di Lorenzo Mattotti, le musiche le ha scritte Lucio Dalla. «<+corsivo>Pinocchio<+tondo> gli piaceva – ricorda Marco Alemanno – per la sua assoluta libertà, perché è un bambino che non vuole mai crescere. E perché dice le bugie: semplici, buone e perdonabili come le diceva lui, che il film non è riuscito a vederlo».Sono passati 130 anni esatti dalla pubblicazione del capolavoro di Carlo Collodi e le sue traduzioni fino a oggi sono oltre 240. «Pinocchio fa parte del nostro immaginario – precisa Enzo D’Alò – è il libro più letto del mondo dopo la Bibbia e il Corano, per me è stato importante portarlo in scena, ripartendo dall’antico, per raccontare quello che io penso della vita».Nel film è fondamentale il rapporto tra il padre falegname e il figlio di legno.Non ho tradito Collodi. Geppetto è un papà che si costruisce un figlio a sua misura, un’immagine forte e estremamente contemporanea, comune nelle famiglie di oggi. I padri, infatti, spesso vorrebbero che i figli diventassero come loro, mentre è giusto che scoprano da soli chi sono e cosa vogliono fare da grandi, magari rompendosi le corna come è capitato a me. Per questo nel film Geppetto che insegue il suo burattino, tra colline marroni e mari blu, rappresenta il papà che a poco a poco, attraverso il viaggio, attraverso il mondo, ritrova il figlio. Questo dimostra l’attualità di Collodi, che è riuscito a costruire dei veri archetipi letterari.Il segreto del film è nell’evoluzione dei due personaggi.Lessi una cosa molto interessante di Paul Auster, che al rapporto Geppetto-Pinocchio dedicò alcune pagine interessanti. Secondo lui Geppetto, che dona gratuitamente amore al figlio, diventa veramente padre quando a sua volta è il figlio a donare qualcosa a lui. Pinocchio lo fa quando, nel ventre del pescecane, dice al padre: ora io ti salverò. In quel momento entrambi si trasformano: l’uno prende il cuore e l’altro la carne. È il momento più importante e spero più emozionante del film.Così Pinocchio diventa finalmente bambino.Riceve questa gratificazione perché ha fatto qualche cosa da figlio, ha risposto al papà con un gesto gratuito d’amore. Il Pinocchio bambino è sempre stato rappresentato in modo triste dagli illustratori di libri scritti su di lui, non c’è dubbio che è più divertente da burattino. A me interessava ricordare che in lui le due anime coesisteranno per sempre: un bambino che mantiene dentro di sé la sua voglia di fantasia, il suo sogno di volare.Molti personaggi spesso dimenticati sono stati reintrodotti nel film, come il Pescatore Verde, al quale Lucio Dalla ha dato la voce, o la Bambina dai capelli turchini, mentre il Grillo parlante è meno presente, il Gatto è uno sbruffone e la Volpe come un personaggio femminile, sensuale e astuto.Non volevo copiare Disney, ma tornare a un Pinocchio legato al suo creatore. La Bambina è un personaggio di cui è lo stesso Collodi a parlare e mi ha stupito che quasi tutti l’abbiano trasformata in una fata, un personaggio sopra le righe. Secondo me è importante che rimanga come nell’originale, perché Pinocchio vuole essere migliore per far piacere a lei e questa è una identificazione molto facile per i bambini di oggi, spesso attirati, nelle prime infatuazioni da adolescenti, proprio dalle bambine un poco più grandi di loro.Lucio Dalla: quale ricordo ha di lui?Fin dall’inizio desideravo che il mio Pinocchio fosse nuovo non solo per le immagini, ma per la musica. La presenza di Lucio mi riempì di piacere, perché era un musicista eclettico in grado di giocare in modo divertente con le note. Si buttò a capofitto nella scrittura della musica, il film segnava il suo ritorno al cinema. Ed è stato anche un suo omaggio a Collodi:che era anche un critico musicale e adorava Rossini. Lucio ha voluto citare nella colonna sonora la sua Cenerentola. Una fiaba immortale, come Pinocchio.
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