venerdì 9 febbraio 2018
In coppia con Enzo Avitabile il cantante degli Avion Travel scuote il Festival con l'intensa «Il coraggio di ogni giorno»: «Ai ragazzi bisogna dare risposte per un vero riscatto personale e sociale»
Peppe Servillo dà voce e speranza al futuro di Scampia
COMMENTA E CONDIVIDI

Il volto scavato della maschera di Peppe Servillo, 57enne casertano, effige di come davvero lo spettacolo d’arte varia. Appena scenderà dal palco di Sanremo, in cui con Enzo Avitabile canta il brano più intenso di questo Festival, Il coraggio di ogni giorno, tornerà in teatro, «all’Argentina con la Sinfonietta di Roma per l’Histoire du soldat». Voce recitante di una maschera che è prima di tutto canora e che in teatro ha debuttato a 54 anni, con il fratello Toni Servillo, ne “Le voci di dentro” di Eduardo De Filippo. Sceso dal palcoscenico di un teatro, la decisione di unirsi artisticamente a Enzo Avitabile è avvenuta sul set del film “Indivisibili” di Edoardo De Angelis: «Io recitavo e Enzo ha realizzato la colonna sonora che poi ha vinto il David di Donatello». E adesso sotto per la terza «sfida personale con Sanremo». Peppe Servillo è tornato al Festival dopo gli anni ruggenti di Sanremo Rock «Carlo Massarini chiamò gli Avion Travel nel 1987», poi in gara con gli Avion nel 1998 con Dormi e sogna (Premio della critica) e nel 2000 una vittoria con Sentimento «grazie a un complotto ordito dalla giuria di qualità», scrive Gino Castaldo nel “Romanzo della canzone italiana” (appena edito da Einaudi). A distanza di tempo, siamo certi che mai complotto fu più regolare, così come raramente la giuria era stata più di qualità in quel 2000 folle, in cui a Sanremo Bono degli U2 all’Ariston incrociava Mario Merola e la fantasia degli Avion Travel saliva finalmente alla ribalta popolare. E adesso Il coraggio di ogni giorno. «Io amo questa canzone, perché parla di rivalse, della possibilità di ricominciare da capo. E Dio sa quanto ce n'é bisogno, specie in questo momento».

Un grido di speranza che parte dalla periferia napoletana, evocata in quell’incipit «Scrivo la mia vita / Tracce sulle pietre. Ed ho gli stessi occhi di Scampia». Cartolina poetica di un messico partenopeo che secondo Servillo conserva la capacità “di contenere e dar voce a tante anime tra loro diverse. Napoli ha una tradizione resistente alla modernità, anzi è continuamente in grado di rielaborarla». Ma per rielaborare la quotidianità nei quartieri più difficili c’è bisogno di «più campi di calcio – interviene Avitabile in qualità di presidente onorario della squadra di Scampia, il Real Marianella – e più scuole di musica». Servillo messaggero della musica tutta, quella vesuviana, capace di tradurre in napoletano le canzoni di Paolo Conte (Danson Metropoli), passando per il jazz con i musicisti argentini Javier Girotto e Natalio Mangalavite, per poi tornare al teatro-canzone, con in fratello Toni, in La parola canta. Omaggio appassionato a Napoli attraverso la poesia e la sua canzone che per Peppe Servillo è quell’«oggetto delicato, di vetro, che spesso aprendolo può anche dare risposte alla vita reale. La musica forma le persone, peccato che nei programmi educativi di questo Paese non viene tenuta in grande considerazione. Ma noi dobbiamo restare fiduciosi». Fiducia nelle tante famiglie musicali di cui Servillo si sente «titolare».

Dagli Avion Travel nati - nel 1980 – sono originati i Servillo & Solis String Quartet con i quali ha inciso una pietra miliare come Spassiunatamente. Il progetto Musica Nuda del contrabbassista Ferruccio Spinetti e la cantante Petra Magoni. Ma sempre alla casa degli Avion – sul palco stasera nei duetti con Avitabile e Servillo - puntualmente si ritorna, anche nel segno di Fausto Mesolella, il chitarrista del gruppo scomparso di recente. «Il tocco della chitarra di Mesolella resta unico e inconfondibile. Poco prima che se ne andasse avevamo iniziato a registrare il nuovo disco che, a dieci anni di distanza dall’ultimo di inediti, uscirà a primavera. Averlo terminato è un qualcosa che dobbiamo a noi stessi ma soprattutto a Fausto che firma alcuni dei brani di Privè». Si intitola così l’ultima prova di Servillo e i suoi fratelli musicali. «E’ un disco che si concentra sulle relazioni private e sull’incapacità delle parole di rappresentare il mondo. Eppure solo le parole ci possono aiutare a comprenderlo. Nella nostra società sperperiamo le parole, spesso purtroppo facciamo a meno di quelle essenziali». Essenzialità di un uomo che assieme al suo compagno di viaggio Enzo Avitabile può contare a petto in fuori «io no. Io non mi sono mai sentito così vivo».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI