giovedì 2 luglio 2009
Nell'«Enciclopedia della persona nel XX secolo» tutta la parabola di un concetto che, da Mounier in poi, è cresciuto fino a divenire «un grande topos laico».
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L’ Enciclopedia della persona nel XX secolo, pubblicata in questi giorni presso le Edizioni scientifiche italiane di Napoli (pagine 1184, euro 125,00), la prima al mondo, magistralmente curata dal filosofo dell’Università di Padova Antonio Pavan, che per otto anni ha coordinato una rete di oltre duecentocinquanta esperti di tutto il mondo, realizza quello che Mounier, il fondatore nel 1932 della rivista Esprit, nella premessa a Che cos’è il personalismo? (1947) augurava al personalismo: «Che dopo aver risvegliato in un sufficiente numero di uomini il senso totale dell’uomo, si confonda talmente con l’andamento quotidiano dei giorni da scomparire senza lasciar traccia» . Si può dire con Ricoeur che «muore il personalismo, ritorna la persona» . L’Enciclopedia, infatti, è il primo tentativo di bilancio mondiale non del personalismo o meglio dei personalismi, ma del ritorno e della cultura della persona, che è venuta maturando nel XX secolo e si è rivelata il miglior referente per riconoscere e affermare la dignità dell’uomo nelle battaglie giuridiche, politiche, economiche, sociali. In questa monumentale opera di ben 1184 pagine vengono studiati quasi cinquecento autori appartenenti: a differenti aree culturali ( europea, nord- e sudamericana, asiatica, africana); a differenti campi disciplinari ( filosofia, politica, teologia, economia, diritto, arte, educazione, medicina, ecc.). Tra gli autori figurano anche testimoni dei differenti campi dell’azione ( sindacale, politica, economica, religiosa, ecc.). Gli autori sono presentati secondo lo schema classico delle enciclopedie: vita, pensiero e opere, bibliografia. Questa Enciclopedia, definita dal suo curatore «un piccolo promemoria» per annotare i progressi della presa di coscienza della dignità umana nella storia planetaria, supera gli steccati ideologici e si presenta come un’opera aperta e progressiva, veramente interculturale, dove accanto a Maritain, Mounier, Capograssi figurano, solo per citare alcuni nomi, Olivetti, Gandhi, Eccles, Moro, Dussel, Aurobindo, Capitini, Dossetti, Habachi, Lanza Del Vasto, Nishida, Nyerere, Sen, Senghor, Yannaras. Ciò che rende questo coraggioso e immane lavoro meno di un inventario e più di un semplice repertorio è la sua profonda unità teoretica, che è fondata sul convincimento che la personologia, propiziata nel XX secolo dal ritorno della persona, «è una grande matrice di linee di forza e di piste di ricerca più che una posizione di fatto e mette in moto dinamiche di avvicinamento al fenomeno umano più che cristallizzare un modello teorico ad alta definizione di uomo ( più o meno tutti i personalismi, in modo diversi, sono a disagio con gli essenzialismi definitori)» , come chiarisce Pavan. L’idea di persona, che affonda le sue radici filosofiche nelle dispute teologiche dei primi secoli del cristianesimo, viene ritrovata nel XX secolo per esprimere la dignità dell’uomo, il senso totale dell’uomo contro i vari riduzionismi antropologici, per promuovere i diritti umani contro le minacce del totalitarismo e le sopraffazioni della sua dignità. Oltre le culture, oltre le religioni, oltre le filosofie, oltre le ideologie nel ’ 900 l’idea di persona è sempre più un patrimonio comune di civiltà, «un grande topos laico» ( appunto comune). Mentre sono tante le vie e le divisioni che emergono quando si cerca di giustificare le ragioni della dignità umana, si registra una convergenza pratica diffusa nella presa di coscienza della dignità dell’essere umano La dialettica tra presa di coscienza comune e riconoscimento diviso della dignità umana caratterizza nel XX secolo il ritorno della persona. Dal pensiero e dall’opera degli autori i redattori hanno saputo estrarre, come l’ape, con rigore metodologico il succo personologico, che è diventato il miele per gustare la degnificazione dell’uomo e per lottare contro le minacce di reificazione dell’essere umano. Nell’«Enciclopedia della persona nel XX secolo» tutta la parabola di un concetto che, da Mounier in poi, è cresciuto fino a divenire «un grande topos laico» Il mahatma Gandhi (1869-1948)
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