mercoledì 20 gennaio 2016
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Occorre macinare chilometri dalle Alpi alla Scandinavia per andare forte sugli sci stretti, ma non è necessario spostarsi su un mega-motorhome per essere un campione, basta un semplice pulmino. Non avrà i confort tecnici dei norvegesi, né il loro seguito di sponsor, giornalisti e tifosi, ma quando si parla di sprint a tecnica libera Federico Pellegrino i vichinghi sa metterli in riga. Le vocali conclusive di nome e cognome lo distinguono dalla divina del nuoto, ma in questi giorni di trionfi più volte il falco Pellegrino valdostano è stato accostato alla Pellegrini delle piscine. L’Italia dello sport ha tanta Fede e di colpo scopre uno sciatore di fondo che nella prima metà della Coppa del Mondo ha messo in fila cinque vittorie nella sua specialità preferita: quattro individuali e una a coppie col fido collega Dietmar Nöckler. Venticinque anni e una voglia di lavorare infinita. Dopo l’ultimo trionfo in terra slovena, sabato e domenica a Planica, Pellegrino è tornato qualche giorno a casa, a Gressoney, dove da piccolo cominciò a disegnare la sua parabola sportiva. «Ho cominciato col fondo perché i miei compagni di scuola e i miei familiari praticavano questo sport, ma ben presto sono passato al calcio. Ero un attaccante e segnavo tanti gol con la maglia della rappresentativa regionale. Ho alternato calcio e fondo fino a quattordici anni, poi quando ho cominciato il liceo scientifico ho dovuto scegliere». Questo è il momento topico: tra pallone e sci Pellegrino abbandona la sfera e abbraccia il viale della ne- ve. Una scelta controcorrente nel contesto italico: «È stata una decisione ragionata. Avevo quindici anni e a quell’età se avessi voluto far carriera nel calcio sarei dovuto andare altrove. Se penso ai valdostani che hanno fatto fortuna nel calcio, come Pelissier o De Ceglie, l’aspetto che li accomuna è aver lasciato la nostra regione sin da piccoli. La scelta del fondo è stata quindi obbligata». Con annesse conseguenze in termini di assenza di visibilità e impossibilità di lauti guadagni: «Non mi interessano né la fama, né i soldi. Il mio obiettivo non è diventare ricco, ma semplicemente fare quello che mi piace e divertirmi. Se potessi tornare indietro, rifarei quello che ho fatto». Mentre in Norvegia gli sciatori di fondo guadagnano quanto i calciatori («Il più conosciuto, Petter Northug, porta a casa qualche milione di euro a stagione »), in Italia per dedicarsi a tempo pieno agli sci stretti è indispensabile essere in un corpo militare: «Sono nelle Fiamme Oro, il gruppo sportivo della Polizia di Stato, che mi danno la possibilità di allenarmi come voglio. Ogni giorno tra palestra e sciate lavoro per quattro, cinque ore, ma non ho l’assillo di dover timbrare il cartellino. In più dopo i primi successi ho avuto la fortuna di trovare anche qualche sponsor e portare a casa qualche soldino in più». A inizio stagione con la sua schiettezza Pellegrino ci aveva raccontato gli obiettivi per il 2016: crescere nelle gare di distanza e diventare un fondista completo. A metà del cammino dopo tanti successi il programma è cambiato: “Adesso non posso più negare che la coppetta di specialità debba essere l’obiettivo stagionale. Sono in testa alla classifica e a sei gare dal termine non mi posso far sfuggire questa ghiotta occasione”. Specialista del passo di pattinaggio per portare a casa la piccola sfera di cristallo l’azzurro dovrà difendersi anche in tecnica classica, quando gli sci sono costretti a muoversi dentro i binari: non proprio il suo esercizio preferito. «Il difficile arriva adesso. Le prossime due gare saranno in classico, su un circuito cittadino e al livello del mare, a Drammen e Stoccolma. Ingredienti che non mi favoriscono perché rendo molto di più su tracciati duri e in altitudine». Tra Davos, Dobbiaco, Lenzerheide e Planica, Chicco ha sempre trionfato sulle Alpi a più di mille metri. D’altronde per uno nato e cresciuto a Nus, paesello di duemila anime 1.400 metri sul livello del mare: l’altitudine è un fattore amico. In un anno, considerando corsa, skiroll, sci e palestra, Pellegrino si allena per più di 750 ore ed effettua quasi centomila chilometri di spostamenti. Una persona che sta sempre lontano da casa è naturale che abbia trovato l’anima gemella nel suo stesso mondo. «Sono fidanzato con Greta Laurent, una fondista della Nazionale. È facile andare d’accordo perché facendo la mia stessa vita mi capisce alla perfezione, un’altra si sarebbe stufata e mi avrebbe lasciato». © RIPRODUZIONE RISERVATA Federico Pellegrino, 25 anni, 5 vittorie nella Coppa del Mondo del fondo sprint
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