giovedì 30 agosto 2012
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​È la mascotte della nazionale. Oxana Corso ha solo 17 anni e gareggerà nei 100 e nei 200 metri. Una promessa dell’atletica leggera italiana che a Londra promette spettacolo. Il suo biglietto da visita riporta 15"73 sui 100 e i 33"43 sulla distanza doppia. Entrambi i crono già erano i minimi olimpici nella sua particolare categoria – T37 – fino agli Europei di Olanda del giugno scorso. Nella nuova classificazione ottenuta proprio in quest’occasione, T35, con due tempi ben maggiori, rispettivamente 16"07 nei 100 metri e 33"78 nei 200, è addirittura doppio oro e record europeo. Oxana non aspetta altro che scendere in pista, domani e il 7 settembre.Di Oxana si sa che è nata a San Pietroburgo, ma i suoi primissimi anni di vita sono avvolti dal mistero. Non si sa nulla neppure sulla cerebrolesione che l’ha resa un’atleta paralimpica. La sua biografia comincia dall’età di 3 anni, quando i coniugi romani Corso scelgono di adottare sia lei che la sorella Olga. La sua disabilità è in forma tale da non impedirle di coordinare al meglio tutti gli arti durante la corsa che, con il tempo, da hobby si trasforma in impegno agonistico. Un grande lavoro che la ragazza ha compiuto durante questi anni e l’ha portata a indossare la maglia azzurra. Competitiva, al golden Gala di Londra ha voluto conoscere Bolt, incontrato durante una sessione di allenamento. «Ero in trance... mi allenavo spalla a spalla con Bolt e per l’emozione nemmeno mi rendevo conto che fosse lui».Il talento di Oxana esplode a scuola: «Avevo 11 anni quando il professore di ginnastica mi ha notata. Poi sono venuti i raduni promozionali, e l’incontro con il commissario tecnico della Nazionale Mario Poletti, avvenuto a Oristano a 13 anni». Oxana, che frequenta il Liceo psico-socio-pedagogico e da grande desidera diventare criminologa, a Londra vuole anzitutto divertirsi. Anzi, «vinco solo se mi diverto», confida. E mantiene viva una scaramanzia, o un vezzo, tutto femminile: «Prima di ogni gara – racconta – mi faccio allacciare le scarpe da competizione dal mio allenatore».
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