giovedì 29 novembre 2018
Dal 13 dicembre su canale Nove un ciclo sui pontificati degli “innovatori” Roncalli, Wojtyla, Ratzinger e Bergoglio. Ruffini: «Ridiamo spazio al sacro e al bello»
Quattro Papi per far tornare la memoria alla tivù
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C’è un filo, sottile ma non troppo, che lega quattro dei pontefici del XX e XXI secolo: Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. Tutti e quattro, osserva monsignor Dario Viganò, assessore al Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, «hanno avviato qualcosa».

Nel dettaglio: Roncalli «aprì il Concilio Vaticano II e innovò il metodo perché non affidò la commissione preparatoria al Sant’Uffizio ma alla Segreteria di Stato»; Wojtyla, «un Papa giovanissimo quando non eravamo più abituati a pontefici giovani, fu il primo straniero dopo secoli e riconfigurò la configurazione geopolitica europea»; Ratzinger «è stato il primo, dopo secoli, a decidere di lasciare il ministero petrino e anche il primo ad affrontare con garbo ma con determinazione il problema della pedofilia e, ancora, il primo ad avviare la riforma della Curia Romana »; Francesco, infine, «che ha raccolto l’eredità del suo predecessore, è il primo Papa gesuita, il primo argentino e il primo ad assumere il nome che dice tutto sul suo programma.

Quello di san Francesco d’Assisi, l’uomo della pace, l’uomo del dialogo con l’Islam, colui al quale il Crocifisso disse: “Va’ e ripara la mia Chiesa”». In ossequio a questo filo conduttore, e al desiderio di papa Francesco («Fin da subito ha dichiarato di voler andare verso la gente anche con le nuove tecnologie ») i quattro pontefici sono i protagonisti de I grandi Papi, serie nata dalla collaborazione tra Discovery (che per la prima volta propone una serialità a tema religioso), Officina della Comunicazione e Vatican Media e in onda sul canale Nove, alle 21.25, a partire da giovedì 13 dicembre.

I quattro documentari raccontano, unendo filmati di repertorio e testimonianze di chi ha avuto modo di incontrare i protagonisti o vivere al loro fianco, non solo o non tanto i pontefici ma soprattutto gli uomini (in ordine di messa in onda) Jorge Mario Bergoglio, Joseph Ratzinger, Karol Wojtyla e Angelo Roncalli. Ecco dunque, ad esempio, Claudio Baglioni dire di Francesco: «Ho avuto occasione di incontrarlo mentre si incamminava per tornare ai suoi alloggi e mi ha dato l’idea che mi venisse incontro come un parroco, solo che era vestito di bianco, un po’ ciondolando, un po’ con una tranquillità e una certezza morale». O Lino Banfi rivelare su Ratzinger: «Io presi il coraggio per chiedere: “Santità, mi dice una cosa? Perché ha lasciato il pontificato?” È una domanda pesantissima e non ebbi subito risposta. Io dico: “Oddio, adesso mi risponderà in qualche modo”. E lui fa: «Un fardello troppo grande”. E basta». O Giorgio Pasotti ricordare così Wojtyla: «È stato eletto nel ’78, quindi io avevo cinque anni e ha rappresentato per me, diciamo, il Papa dei primi ricordi, il Papa con cui ho un ricordo fanciullesco». O, ancora, Carlo Verdone ricordare con un sorriso il giorno in cui ebbe modo di vedere Giovanni XXIII da vicino insieme ad un gruppo di fedeli tra cui c’era sua madre: «Gli adulti avevano baciato l’anello del Papa e piangevano dalla commozione, io piangevo perché ero piccolo e avevo perso mia madre. Sembrava una valle di lacrime!».

Sull’operazione che ha visto lavorare insieme partner apparentemente molto distanti tra loro come Vatican Media e Discovery, il Prefetto per la Comunicazione della Santa Sede Paolo Ruffini spiega: «Viviamo in un tempo che sembra avere perso il senso del sacro e della bellezza, un tempo che si accontenta di non luoghi per non incontri e svilisce il linguaggio televisivo. Padre Turoldo diceva che, senza la bellezza, le chiese rischiavano di essere ridotte a parcheggio. Potremmo dirlo anche per la televisione. Questo progetto, che è nato dalla volontà di condividere la bellezza, la memoria, un racconto, un percorso, dimostra che televisione e bellezza non sono inconciliabili». Viganò aggiunge: «Il mondo vaticano è spesso raccontato malamente, con pieghe da thriller e da fantasy. Invece è molto più semplice da vivere di come molti immaginano».

La collaborazione tra Vatican Media, Discovery e Officina della Comunicazione, assicurano Viganò e la direttrice del canale Nove Laura Carafoli, è solo all’inizio. A questi primi quattro documentari faranno seguito la messa in onda del film Il precursore (dedicato alla figura di san Giovanni Battista: «Potrebbe essere il primo di una serie dedicata ai “secondi” » osserva Viganò) e del numero zero di Com’è fatto?, serie di Discovery declinata in questo caso sul Vaticano. Inoltre si potrebbero raccontare anche altri pontefici: «Sarebbe interessante raccontare i pontificati di Paolo VI e Giovanni Paolo I. Nel caso di Montini, però, si tratta di un progetto che richiede molto tempo: basti pensare all’Humanae Vitae, al rapporto con Aldo Moro e al dubbio se chiudere o no il Concilio Vaticano II». Diverso il caso del Papa del sorriso Albino Luciani, rimasto sul soglio di Pietro solo trentatré giorni: «A causa del tempo brevissimo del suo pontificato il materiale di repertorio è davvero molto scarso» conclude Viganò.

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