giovedì 13 gennaio 2011
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E ugenetica ed eutanasia applicate come sterminio di massa da parte dei nazisti: temi terribili ma «che non sono archeologia». Lo dice chiaro Marco Paolini che torna su La7, in occasione del Giorno della Memoria, con un nuovo monologo Ausmerzen - Vite indegne di essere vissute, un drammatico racconto sulle teorie dell’eugenetica, che tra il ’34 e il ’45 portò il nazismo alla sterilizzazione, prima, e all’eliminazione poi dei disabili e dei malati di mente. Le due ore dell’«affabulatore» Paolini verranno trasmesse in diretta e senza interruzioni pubblicitarie da La7 dall’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini di Milano, il 26 gennaio alle 21.10 alla vigilia, appunto, della Giornata della Memoria. Basandosi su documentazioni dell’epoca, Paolini racconterà il progetto Aktion T4 che in Germania schedò tutti i disabili, programmandone la soppressione affinché non pesassero sui bilanci dello stato. È stato il fratello di Paolini, Mario, educatore che da 25 anni lavora con i disabili e presente ieri alla conferenza stampa milanese, a scovare la documentazione e a insistere per «rompere il silenzio su una vicenda considerata storia minore». «Eutanasia: quando si creano dei parametri a tavolino, chi è fuori da questi parametri, chi è diverso, è a rischio – aggiunge Paolini –. Le domande sono tante. Com’è possibile che ciò sia accaduto in una società civile? Possibile che la scienza non produca coscienza? Credo che questo racconto non riguardi solo il nazismo, ma che ponga domande difficili che riguardano anche il presente». Per far questo, l’attore ha chiesto l’aiuto di Gad Lerner. Dopo lo spettacolo, quindi, ci sarà un dibattito con la partecipazione di ex degenti, psichiatri e del pubblico in sala, moderato dal giornalista che promette: «Nessun talk show inutilmente spettacolare. Questo testo ci riporta irrimediabilmente all’oggi, perché molte sono le domande, anche provocatorie. Tipo: perché lo Stato dovrebbe mantenere "gli inutili"? Ha senso pagare gli insegnanti di sostegno coi soldi pubblici?». Senza contare che i temi del diritto alla vita sono quantomai al centro del dibattito nazionale. Marco Paolini non prende posizione «perché le mie idee non sono importanti: il mio compito di attore è di rendere la storia più chiara possibile. Conto sulla funzione del teatro civile di creare un tavolo per una discussione nel luogo giusto con il volume giusto. Gli stessi spettatori, si bilanciano tra loro». Paolini racconta la sua esperienza con questo testo, già portato in rodaggio giro per l’Italia. «Ad esempio mi è capitato un dibattito a teatro fra chi era a favore della selezione dei nascituri sani e alcuni spettatori ciechi che invece erano felici del nostro racconto, perché loro, secondo una certa mentalità, non sarebbero mai nati. Ma tutto si è svolto con serietà e correttezza. Voglio che sia così anche in tv».
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