venerdì 28 agosto 2015
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«Un sacerdote dall’animo trasparente, innamorato della letteratura, un critico di valore e con il fiuto raro di scoprire la grandezza di coloro che sarebbero diventati dei futuri santi per la Chiesa». Condensa in queste poche frasi i tratti essenziali del suo illustre confratello Domenico Mondrone, il gesuita Bartolomeo Sorge direttore di La Civiltà Cattolica  dal 1973 al 1985. Toccò, per uno strano disegno del destino a padre Sorge, accompagnare nell’ultimo viaggio terreno il gesuita campano, amministrandogli i sacramenti. «Ricordo la sua serenità il suo essere pronto al passaggio – rivela – e di come avesse a cuore le sue più importanti amicizie, coltivate nella sua lunga vita: Giovanni Papini, padre Pio da Pietrelcina e la futura beata madre Speranza di Gesù. Amava ripetermi 'Di tutti i libri che ho scritto mi piacerebbe che sopravvivesse  il mio opuscolo  Pensaci bene';  era molto legato a questo libretto, venduto allora in milioni di copie, perché a suo giudizio era un piccolo strumento di aiuto nei comportamenti di vita ordinaria per tante persone semplici in cerca di una direzione spirituale». Dall’album dei ricordi di padre Sorge affiorano le istantanee meno conosciute di Mondrone: la sua attenzione alla mistica, al «soprannaturale», alla pratica degli esorcismi o ancora «le accese discussioni sull’esistenza o meno del diavolo con cui era solito confrontarsi con il raffinato gesuita e teologo Virgilio Fagone». «Nella parabola finale della sua vita abbandonò gli studi sulla critica letteraria – confida Sorge – per dedicarsi solo alle figure dei santi. Era la scoperta del suo nuovo apostolato: ogni 15 giorni prima dell’uscita del nuovo numero di  La Civiltà Cattolica veniva a propormi un articolo su un nuova figura. Fui costretto  molte volte a bocciare questi articoli con queste parole: “Caro Mondrone se io dovessi pubblicare tutti i suoi profili la Civiltà Cattolica diventerebbe un santuario….” ». Ma dell’illustre confratello padre Sorge tiene a sottolineare la «spiritualità robusta e allo stesso tempo semplice di un religioso che pur non essendo un dotato oratore fu, soprattutto nella nostra comunità, un grande confessore e un uomo capace di parlare anche con i suoi scritti alle tante anime in ricerca di aiuto, e molte volte, solo di consolazione spirituale».
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