lunedì 9 ottobre 2023
La scrittrice inglese, discendente di Charles Darwin, ha scritto sul tema un libro in prosa e versi, tra scienza e narrativa. Ispirato alla “Vita nuova”
Ruth Padel

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«Nel 2019 cinquanta milioni di persone in tutto il mondo sono state costrette a lasciare le loro case a causa di conflitti e disastri. La migrazione ha creato il mondo». Questa è la tesi che governa la ricerca della scrittrice inglese Ruth Padel sulle origini e sulle continue trasformazioni del pianeta nel libro Veniamo tutti da un altro luogo. Migrazione e sopravvivenza (Elliot, pagine 200, euro 19,00; traduzione di Paola Splendore e Maria Baiocchi). Il volume è composto da undici capitoli in prosa che introducono altrettante sezioni in poesia: «Nell’alternanza di prosa e poesia – scrive l’autrice nell’introduzione –, il libro stesso compie una sorta di migrazione. Prosa e poesia mostrano la migrazione come un movimento creativo e naturale essenziale alla vita sulla terra».

Il suo libro alterna prosa e poesia nel parlare di migrazione. Qual è il rapporto tra queste due forme di scrittura? Dove non arriva una arriva l’altra, o si completano a vicenda?

Il mio modello di commistione tra prosa e poesia è la Vita nuova di Dante. Sei secoli prima di lui, il filosofo Boezio scrisse La consolazione della filosofia, riflessioni sulla felicità del VI secolo, quando era in prigione a Roma prima di essere giustiziato da un re ostrogoto. Gli scrittori medievali copiarono la mutevole miscela di filosofia in prosa e poesia di Boezio e chiamarono questo genere prosimetro. C’era una storia in prosa e poesia del XII secolo sulla creazione dell’universo e una forma francese, la chantefable, “storia-canzone”, storie di amori cortesi in un’alternanza di prosa e poesia. Ma è Dante il grande protagonista. Egli scrisse la Vita nuova nel 1295. Nei brani in prosa ci dà i suoi pensieri e sentimenti su come è arrivato a scrivere le poesie, che raccontano il suo amore per Beatrice. Era un modo completamente nuovo di scrivere poesie: scrivere dalla vita, intrecciando narrazione e filosofia. La storia delle mie poesie è il modo in cui la migrazione ha plasmato, e continua a rimodellare, il mondo biologico e umano. Dalle cellule nel mondo e nei nostri corpi, alle idee di emigrazione delle anime, passando per gli uccelli, gli animali e la storia della civiltà umana. Seguendo Dante, ho scritto la prosa dopo le poesie, ma a differenza sua, ho messo la prosa prima di ogni gruppo di poesie. Così può introdurle come, in una lettura dal vivo, i poeti introducono le loro poesie, con informazioni che sperano possano approfondire l’esperienza degli ascoltatori. Ogni intermezzo in prosa suggerisce riflessioni di fondo e un contesto per le poesie che lo seguono. Quindi sì, la prosa e la poesia si completano a vicenda.

Oggi si evita spesso la complessità. Vale in poesia, ma anche per il tema migrazione. Perché secondo lei le persone temono la complessità?

Credo che le persone abbiano paura delle cose che le mettono alla prova, hanno paura di guardare troppo da vicino. Si sentono più al sicuro con la semplicità.

Perché spesso si tende dimenticare il pericolo del viaggio nelle migrazioni e il fatto che sia guidato dalla necessità e dalla speranza di un cambiamento?

Forse perché provare empatia per la storia, o la situazione triste e difficile, di qualcun altro, potrebbe portare a mettere in discussione la propria sicurezza, il proprio diritto a sentirsi al sicuro?

Il concetto di “casa” ritorna spesso nel suo libro. Cosa significa per lei?

La mia famiglia, i miei amici e i luoghi in cui mi sento “a casa”: nel Regno Unito e anche in Grecia, dove ho vissuto spesso. Anche nella natura, nelle foreste indiane, dove ho viaggiato durante le mie ricerche per i libri su tigri ed elefanti. Ma anche nella musica, suonando e cantando musica classica. E naturalmente mi sento a casa nei libri.

La migrazione oggi sta cambiando rapidamente. Ad esempio, si comincia a parlare sempre più spesso di migrazione climatica. Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro? Che impatto avranno le migrazioni su società, cultura, tradizioni e identità territoriali?

Saranno travolgenti, le migrazioni climatiche causeranno caos e temo molto egoismo. Credo che questo stia già cominciando ad accadere.

Che cosa hanno in comune la poesia e la scienza?

L’amore per la precisione e l’esattezza; la disponibilità a tollerare il non sapere; la curiosità di scoprire cose nuove e porre nuove domande, ma anche di guardare in modo nuovo.

Possiamo capire le persone attraverso il mondo animale?

Sì, credo che molti dei nostri comportamenti possano essere compresi dalla scienza del comportamento animale. Charles Darwin per esempio è stato molto interessato a farlo.

Lei parla anche di migrazione delle anime. Qual è il suo rapporto con la fede e la spiritualità?

Sono cresciuta senza una religione formale, mio padre era uno psicanalista, mia madre una discendente di Darwin, ma ho imparato molto sulla spiritualità cantando musica religiosa nei cori, quindi mi sento in grande sintonia con la spiritualità.

Tra Ceuta e Melilla c’è una barriera di separazione che segna storie disperate da un lato e indifferenza e benessere dall’altro. C’è una foto dello spagnolo José Palazón che descrive perfettamente questa doppia dimensione. Il suo libro, che si apre con la poesia Tempo di volare, fa pensare a qualcosa di simile, ovvero alla sensazione di volare oltre le barriere. Cercava questa immagine?

È un’immagine meravigliosa. Ma naturalmente anche gli uccelli, quando migrano, incontrano dei pericoli con i loro viaggi disperati.

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