martedì 3 gennaio 2023
Nel romanzo documentario del poeta dissidente Liao Yiwu le picaresche avventure di uno studioso che cerca di tornare nella città colpita dal Covid sono lo spunto per parlare di censura e repressione
Liao Yiwu

Liao Yiwu - WikiCommons

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Li Zehua, noto come Kcriss, si sente come Tomáš, il protagonista del’Insostenibile leggerezza dell’essere, che dopo la repressione sovietica del 1968 torna a Praga dalla sua amata Tereza e perde così per sempre la libertà. «In questo momento, la verità è la sua Tereza e la città di Wuhan è la sua Praga». Kcriss è un video-blogger che il 26 febbraio del 2020 viene braccato dalla polizia perché si è avvicinato troppo al laboratorio di massima sicurezza P4 dell’Istituto di virologia per indagare sulla presunta fuga di un virus. A Wuhan il giornalista e conduttore tv si è già infiltrato in un’impresa di pompe funebri per dare conto di quanto viene taciuto - l’escalation di morti, le tariffe e le condizioni di lavoro di chi si occupa dei cadaveri infetti - e filmare quanto avviene tra i crematori. Con il racconto delle disavventure, reali, del vlogger Kcriss inizia Wuhan. Il romanzo documentario del poeta, giornalista e musicista cinese Liao Yiwu (Guerini e associati, pagine 244, euro 20,00). Arrestato nel 1990 per il poema Massacro in ricordo della strage di piazza Tienanmen, l’autore ha scontato quattro anni di carcere. Divenuto sgradito alle autorità per le sue critiche, nel 2011 ha lasciato la Cina per trasferirsi in Germania, dove l’anno seguente ha ricevuto il premio per la pace dei librai tedeschi in occasione della Fiera del libro di Francoforte. Il protagonista della narrazione è, però, Ai Ding, uno storico che sta trascorrendo un lungo periodo di studi in Germania e che nei giorni in cui l’epidemia sta scoppiando vuole recarsi dalla sua famiglia, a Wuhan per il Capodanno cinese e per il compleanno della figlioletta. Sin dall’atterraggio si accorge che essere di Wuhan o dell’Hubei significa ora essere un sospetto. Gli altri passeggeri lo fanno cacciare dal volo interno che dovrebbe riportarlo a casa. E a nulla vale il fatto che lui provenga da una nazione (ancora) non infetta e sia sano. Viene confinato a casa dei suoceri a Changsha, capitale dello Hunan. Quando finalmente gli viene dato il permesso di tornare a casa inizia un’odissea di due mesi, in cui sperimenterà avventure picaresche e sarà rimandato indietro più volte dagli infiniti controlli della polizia e dei funzionari del partito nelle località che attraversa, diventate quasi Stati autonomi i cui confini sono impermeabili. Alla fine riesce a ottenere un lasciapassare e un autista che lo riporta alla sua Itaca. Troppo tardi, la moglie è morta e con la figlia undicenne l’uomo resterà poco. La polizia lo arresta con l’accusa di aver diffuso articoli che sollevavano dubbi sull’origine dell’epidemia dal Mercato del pesce. Kcriss e Ai Ding, insieme ad altri personaggi quasi tutti reali, rappresentano le due facce di questo libro: la documentaria e la romanzesca, unite nella stessa medaglia. Le pagine sono, infatti, intessute di documen-ti, rapporti, mail messaggi di giornalisti, medici, attivisti e semplici cittadini su piattaforme come WeChat, che riescono ad aggirare il “Grande Firewall Cinese” cioè la censura del web, così ribattezzata in riferimento al monumento nazionale, la Grande Muraglia. Il web e l’apparato orwelliano di controllo - telecamere, riconoscimenti facciali, droni - e le misure draconiane tamponi continui, lockdown estremi, case sigillate, quartieri isolati con recinzioni di ferro alte tre metti e ispezioni dentro casa sono gli altri protagonisti della narrazione. Oltre al laboratorio P4 che Liao Yiwu paragona alla centrale di Chernobyl (alle ipotesi sull’origine del virus da un incidente paragonabile a quello nucleare l’autore dedica un capitolo in cui allinea, senza cedere alle dietrologie i pro e i contro). Il curatore del volume, il giornalista di Tempi Leone Grotti, sottolinea che lo scrittore, proprio come ai tempi di Tienanmen, «ha deciso di non voltarsi dall’altra parte di fronte all’origine e alle conseguenze della pandemia di Covid-19, per la quale tutto il mondo ha sofferto, ma che in Cina è stata sfruttata dal regime per imporre la più imponente, onnipervasiva e tecnologicamente avanzata forma di controllo su ogni aspetto della vita della popolazione». In effetti Liao Yiwu ne ha per tutti. Il regime comunista cinese e in particolare Xi Jinping, chiamato Sua Maestà Imperiale, ma anche l’Oms e i governi occidentali che hanno aderito all’iniziativa One Belt One Road. Il regime di Pechino è accusato, nell’avvertenza al lettore, di «falsificazioni della storia ». A partire dal termine “polmonite di Wuhan” dapprima usato dalle autorità locali, poi severamente vietato dal Comitato centrale del Pcc e infine sostituito con l’acronimo ufficiale Covid-19. Così, ironizza l’autore, un giorno si attribuirà agli Usa il contagio come ai tempi di Mao si attribuì la Grande carestia al revisionismo sovietico, «a conferma del detto sul lavaggio del cervello in 1984 di Orwell: “Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato”». Dura anche la poesia a fine volume, che è «per quei cinesi sepolti vivi in un impero di bugie». La narrazione è fitta di rimandi storici alla Cina di Mao e di citazioni letterarie, nelle quali a molti poeti cinesi antichi e moderni, fino ai diari in presa diretta da Wuhan della scrittrice Fang Fang, si uniscono l’Arcipelago Gulag di Solženicyn, L’autunno del patriarca di García Márquez, le poesie di Szymborska. E la “terra desolata” dal virus rimanda a Eliot. C’è spazio anche per il cinema con il riferimento a The Truman show, per definire la realtà parallela in cui i cinesi sono immersi. E a Hitchcock. Ai Ding, interrogato sotto ipnosi, infatti ricorda una proiezione nel suo villaggio natale del film Gli uccelli, durante la quale un nugolo di pipistrelli assalì gli spettatori. Gioco di specchi tra film - dove corvi e gabbiani incombono minacciosi - e realtà. Che ritorna, rievocata, nel presente. Nel controverso ruolo avuto dai mammiferi o da altri animali nel salto di specie del virus. Che all’autore pare uscito da un vaso di Pandora. «Potrà essere richiuso?» la domanda che dal romanzo ci trasporta nel presente, alla ripresa su larga scala del contagio nell’ex Celeste Impero, seguita all’allentamento rapido delle politiche Covid Zero, dovuta alle proteste su larga scala. Anche qui echeggiano alcune parole, contenute nel romanzo. Sono quelle del (reale). professore universitario dissidente, il giurista di Harvard Xu Zhangrun, che nel 2011, in occasione di una delle tante proteste silenziate aveva detto. «La gente arrabbiata più paura non ha».

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