venerdì 4 maggio 2012
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Viene in mente Marcovaldo, il malinconico protagonista di una serie di novelle di Italo Calvino (Marcovaldo ovvero Le stagioni in città, 1963). Manovale con prole in una soffocante metropoli industriale, insegue candidamente il miraggio di una natura sana ed economica nella città ostile. Quando adocchia i funghi spuntati in un'aiuola, li aspetta e... troverà l'aiuola depredata. Gli incauti mangiatori finiscono in ospedale intossicati.

Stessi luoghi, altri tempi. Nelle metropoli odierne si è diffusa la passione di coltivarsi un orto in città. Non sono certo i manovali alla Marcovaldo a poterlo fare. Sono piuttosto pensionati (40%), insegnanti (20%) e impiegati (13%), in gran parte muniti di diploma (55%) o laurea (30%). Si ritagliano un orticello sul balcone o in terreni incolti messi a disposizione dai Comuni. Non sempre lo fanno in nome del risparmio: il fenomeno degli orti cittadini, secondo un rapporto della Cia (Confederazione Italiana Agricoltori), muove più di un miliardo di euro l'anno, coinvolgendo oltre 4,5 milioni di italiani. Tutti con una buona dose di tempo libero, una viva passione per l'ambiente e il sincero desiderio di mangiare sano.E così fioriscono zucchine e pomodori, cavoli e lattuga, peperoni. Il fenomeno riguarda in special modo il Nord Italia (45%), seguendo una tendenza già invalsa in Stati Uniti e Gran Bretagna. Resta il dubbio: chi garantisce che quelle delizie tirate su in nome del biologico non riservino l'amara sorpresa dei funghi di Marcovaldo? E se il pericolo intrusi non minaccia i vasi sul balcone, non altrettanto può dirsi di polveri sottili e smog. Senza contare il rischio che il condomino del piano di sopra scuota distrattamente la sigaretta sulle piantine del basilico...

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