mercoledì 7 gennaio 2015
Padre Renzo a Roma sferza vip, politici e curiosi. L'omelia del cardinale Sepe a Napoli: la sua musica è poesia.
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"Il più bel regalo che potete fare a Pino è di restare uniti". Padre Renzo, il francescano amico di Pino Daniele, parla in una Chiesa stracolma. Sono arrivati in tantissimi al santuario del Divino Amore per salutare il cantautore. Padre Renzo guarda i cinque figli dell'artista, nati da due matrimoni, e continua. "State uniti. Già si sente qualche voce strana in giro... Se non state uniti vuol dire che Pino ha fallito come padre e come uomo". Poi l'omelia si allarga. E padre Renzo si rivolge a tutti. Ai politici, ai vip, ai curiosi, agli artisti presenti. Indica il feretro: "La realtà della vita è questa, vedete, si parte tutti quanti.... Quindi è meglio interrogarsi bene su che senso ha la vita". Poi frecciate al mondo dei vip e dell'effimero: "Tutte 'ste vamp, 'ste persone, e poi ecco qui.. Crediamo di essere eterni. Invece non lo siamo. Se ci pensassimo di più ci vorremmo un po' più bene. Ricordate, saremo giudicati sulla carità".Poi il frate confessa: "Mi sto preparando anche io ad andare. Ho un tumore. Ma da quando l'ho saputo campo bene e ringrazio Dio che mi sta preparando, con le sue avvisaglie. È solo questione di tempo, che vola veloce".Infine, "preghiamo per Pino, ha bisogno delle nostre preghiere, siate cristiani autentici e lo si è volendo bene al prossimo. Se portate questa considerazione a casa, vi cambierà la vita". Ancora rivolto alla famiglia: "Succederà che spenti i riflettori si spegnerà tutto...Questa è una storia che si ripete sempre, tanti sono venuti per curiosità, chissà che cosa pensavano di vedere... A voi parenti e ai figli dico che stare uniti è la cosa più bella che si può lasciare in eredità. A Pino Dio non gli ha chiesto della carriera, del successo; gli ha chiesto quello che abbiamo letto con il Vangelo: ho avuto fame, ho avuto sete, e mi hai dato da mangiare e da bere. Dio è padre e però ci dice che come noi misuriamo gli altri, lui misura allo stesso modo noi. Siamo noi che mettiamo nelle mani di Dio il metro con cui vogliamo essere giudicati. Il nostro rapporto con Dio ce lo giochiamo nel rapporto con il nostro fratello".Infine un durissimo attacco ai politici: "Guardate quanti banditi che ci governano, ci hanno tutti traditi, 'sti pupazzi di politici che ci hanno ridotti a stracci, uno più magnaccia di un altro...". Guai a morire di rimpianti - ha detto ancora padre Renzo -, "la cosa peggiore è morire di rimpianti. Siate più onesti, più veri, piantiamola con questa ipocrisia, nel sentirci qualcuno perché abbiamo qualche soldo in banca o perché siamo vip. Ecco i vip, guardate che fine facciamo...". E a fine cerimonia anche un cenno ai fiori: "Certe volte c'è qualcuno che sta in ospedale uno, due, sei mesi e non abbiamo il tempo di andarlo a trovare. Poi more, ed ecco i fiori... s'attoppano i fiori, dicono a Roma. Certi fiori che portano a certi funerali sono l'espressione dell'ipocrisia della gente". Al termine dalla funzione, il feretro esce accompagnato dalle note di 'Napule è tra gli applausi della gente. Stasera alle 19, è stato il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, a presiedere la concelebrazione eucaristica in piazza Plebiscito, sul sagrato della basilica reale di San Francesco di Paola.
Pino Daniele "ha espresso poeticamente tutte le risorse e le potenzialità della nostra città, denunciando anche le mortificazioni e le colpe ma facendolo per scuotere le coscienze come con il paragone con la carta sporca, una provocazione per stimolare il riscatto della città", ha detto il cardinale nella sua omelia. "La sua musica è poesia, è un messaggio di cultura e come ogni cultura unisce, suscita emozioni e risveglia l'appartenenza alle stesse radici". "La vostra partecipazione questa sera - ha detto rivolgendosi alle decine di migliaia di persone che hanno affollato la piazza - è conferma del profondo valore umano e culturale delle sue canzoni e della sua musica. Ha cantato i diritti e la dignità di un'intera comunità in un invito a non arrendersi mai, a dare spazio nella nostra vita alla speranza che non deve esserci rubata".
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