venerdì 10 agosto 2012
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​Dal laghetto di Serpentine vola una papera spaventata dalla potente bracciata di una maratoneta, mentre Hyde Park si colora di bronzo per l’Italia con il terzo posto di Martina Grimaldi nella 10 chilometri di nuoto femminile. E dalla 24enne bolognese arriva la seconda medaglia dedicata all’Emilia, ferita dal terremoto, nella maratona acquatica al cardiopalma disputata ieri nel cuore della capitale britannica. Il primo podio per il nuoto italiano a Londra non proviene, dunque, dai celebrati velocisti, ma da una disciplina massacrante in cui gli azzurri finora non avevano mai vinto nulla alle Olimpiadi. Martina entra nella storia con il suo bronzo, conquistato a prezzo di allenamenti massacranti e alzando un muro che l’ha isolata dalle polemiche, dei giorni scorsi, nella squadra di nuoto.«Ero in camera con le due del nuoto sincronizzato – ha spiegato – e mi sono isolata da tutto, le tensioni mi fanno male».La Grimaldi è una che “tiene botta”, bracciata regolare e implacabile. Nelle acque non esattamente limpide e calde di Serpentine, davanti a 100mila spettatori in festa, ha nuotato per sei giri in un’ora, 57 minuti e 41 secondi, a tre secondi dalla seconda e dalla vincitrice, rispettivamente l’americana Anderson e l’ungherese Risztov, che hanno terminato quasi incollate. Ha resistito alla tradizionale “tonnara” di inizio gara, dove sott’acqua succede di tutto. Al primo giro di boa era ottava, quarta al secondo ed è stata seconda fino agli ultimi 500 metri quando la Risztov, in testa dall’inizio, è stata affiancata e quasi superata dalla statunitense Anderson, che si era tenuta lo sprint per il finale. Agente scelto della Polizia, la Grimaldi è una che non si nega pizza, gelato e una bella bistecca rossa. Poi smaltisce. Ha resistito al ritorno dell’idolo locale, la britannica Anne Keri-Paine – finita alle sue spalle – e con il terzo posto ha guastato la festa al primo ministro David Cameron, seduto in tribuna con la maglia della nazionale britannica, pronto a festeggiare l’ennesimo alloro per l’atleta di casa nel posto più fotografato di Londra, tra scoiattoli saltellanti, la fontana dedicata a Lady Diana e Speakers’ corner, l’angolo dei liberi pensatori.«Va bene così – prosegue Martina. – L’obiettivo era vincere una medaglia che dedico a chi mi ha seguito e a tutta l’Emilia. Sono felice, alla fine non ce la facevo più. Ho stretto i denti visto che ero terza, quando ho toccato il traguardo ho lanciato un urlo liberatorio. Ho sempre sperato di arrivare al podio».Sul doping è netta: «I sacrifici vengono ripagati, stavolta con una medaglia, ma a me basta uscire dall’acqua avendo dato il 110 per cento». Ed è magnanima con i compagni della velocità affondati nelle vasche londinesi: «Non hanno preso medaglie, però penso abbiano dato il massimo in gara e dobbiamo comunque essere contenti». Lei, che prima di tuffarsi e nuotare per chilometri ascolta nelle cuffie Ligabue, non nasconde di pensare ai prossimi Giochi di Rio. L’aspettano altri quattro anni di vita da mediano, come direbbe il Liga. Quelli che faticano, però portano a casa i risultati.
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