giovedì 29 luglio 2021
L’atleta oro a Rio ha rischiato di saltare i Giochi: un mese fa era ko per la mononucleosi
Il nuotatore azzurro, argento negli 800, Gregorio Paltrinieri

Il nuotatore azzurro, argento negli 800, Gregorio Paltrinieri - Reuters

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Sotto lo spicchio di tribuna italiana Gregorio Paltrinieri azzanna la medaglia d’argento, consegnatagli qualche minuto prima, su un vassoio e non al collo, dall’afghana Samira Asghari, membro Cio. Il carpigiano riceve l’applauso dei compagni azzurri, tutti in piedi per osannare Gregorio Magno. Unico, immenso, infinito. Il secondo posto negli 800 stile libero, nuova specialità nel contesto a cinque cerchi, vale più di una vittoria, perché Super Greg un mese fa era stato messo ko dalla mononucleosi. Qualsiasi altro atleta si sarebbe ritirato e avrebbe alzato bandiera bianca. Lui, no, perché ai Giochi di Tokyo inseguiva una tripletta da sogno: 800 e 1500 in vasca, 10 chilometri in acque aperte. Non si è potuto allenare come ha voluto, ha fatto fatica a respirare e a parlare, ma sul volo per il Giappone è riuscito a salire e giorno dopo giorno, dentro il villaggio, ha riacquisito le forze.

Il miracolo d’argento è riuscito dall’ottava corsia, quella riservato al finalista più lento. Sì, perché Greg l’ultimo atto degli 800 lo aveva acciuffato per un pelo, ma come i grandi fuoriclasse ha resettato tutto e nelle 16 vasche che assegnavano il titolo ha dimostrato al mondo di essere ancora sul trono del mezzofondo. L’oro è sfuggito solo negli ultimi 70 metri, prima è stato un assolo di Greg che pur senza riferimenti – la sua è stata una gara alla cieca, in quanto gli avversari più forti erano distanti – ha imposto il suo ritmo micidiale. Lui a scappare, gli altri a rincorrere. Un gigante che ha debellato la malattia può permettersi di nuotare da protagonista. A toccare la piastra prima dell’azzurro è un debuttante statunitense, il 22enne Robert Finke, che ha preceduto Paltrinieri di 46 centesimi. Alla vigilia si temevano l’ucraino Mykhaylo Romanchuk (bronzo) e il tedesco Florian Wellbrock (quarto), ma Paltrinieri se li è messi alle spalle, mandandoli in crisi come un gatto sconvolge la quiete del cane. Lui a miagolare mentre scappava via, loro ad abbaiare e a rincorrerlo invano.

«Parlare di miracolo è poco, neanche io avrei scommesso su me stesso», ha raccontato a caldo il 27enne allenato da Fabrizio Antonelli. Rispetto alla batteria è stato un’altra persona, con una voglia pazzesca che tre giorni fa era mancata. «Un mio grande amico mi ha scritto alla vigilia che queste finali si vincono con il cuore. Ci ho pensato e aveva ragione. Io ho sempre programmato tutto nella vita e ci avevo messo troppa testa, troppe idee confuse. Qui gli altri potevano fare qualsiasi strategia, ma il cuore è quello che conta».

A maggio, nell’Europeo magiaro, Paltrinieri si era messo al collo cinque medaglie. Sembrava già entrato nell’anticamera del Paradiso, invece la mononucleosi lo ha rispedito al Purgatorio: «Ogni giorno mi lamentavo col mio allenatore della nuotata. Avevo tutte le sere la febbre, questa è una malattia subdola. Con l’aiuto della famiglia e di Antonelli ne sono uscito. Vedere gli altri andare forte e io a letto è stato faticoso». Greg era a un bivio: cadere nei gironi infernali o ritrovare la strada verso la Gerusalemme celeste. «Passare da sentirsi come un dio alle retrovie è stata dura. Sono ripartito dal basso. Mi sono allento con le ragazze, ho rifatto i tempi in scalata. Poi alle 10 del mattino faccio la finale e stampo 7’42’’. Un crono da signori che certifica il recupero del Cannibale, astuto a capitalizzare nel migliore dei modi quell’ottava corsia bistrattata dai big: «Ho avuto la fortuna di essere in corsia esterna, dove nessuno poteva marcarmi. Così me la sono goduta, non partire da favoriti psicologicamente aiuta. Quando so di aver dato il massimo allora sono contento». Il dato è tratto, la corsa alla tripletta è ancora viva. Prossimo atto i 1500: «Saranno difficili, ma cercherò di dare il massimo, non sapendo come risponderà il fisico allo sforzo. Di certo so che la mia mente ne esce ulteriormente rinforzata. A Rio non sono riuscito a godermela fino in fondo perché avevo gli occhi e le aspettative addosso. Qui non sono il favorito e posso nuotare con leggerezza». Per un campione come Greg non ci sono limiti.

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