martedì 20 settembre 2011
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Peter Kreeft, con una quarantina di libri alle spalle e un’inesausta attività di conferenziere, è uno degli apologeti del cattolicesimo più noti negli Stati Uniti. Nato nel 1937, convertitosi dal calvinismo durante gli studi a Yale, oggi insegna filosofia al Boston College e al King’s College di New York. Dopo il crollo delle Torri gemelle, si è fatto notare per una serie di interventi fuori dal coro sul tema dell’islam, culminati con il libro Tra Allah e Gesù pubblicato di recente dall’americana Ivp Books.Professor Kreeft, l’11 settembre 2001 ha acceso anche le polveri del dibattito sull’islam come minaccia all’identità o alle radici cristiane dell’Occidente. Lei ha sempre scosso la testa, perché?«L’11 settembre è per l’islam quello che l’inquisizione spagnola è stata per il cattolicesimo: una fonte di disagio, che ha origine in una perversione della fede. L’islam non è un pericolo per l’identità cristiana più di quanto gli uomini siano una minaccia per l’identità delle donne e i cani per l’identità dei gatti. L’islam sembra effettivamente destinato a superare il cristianesimo in Europa, ma se lo merita, dal momento che i cristiani tradiscono la propria identità con la debolezza, la secolarizzazione e l’indifferenza. Quasi ovunque in Europa i musulmani credono più fortemente nell’islam di quanto i cristiani credano nel cristianesimo. Praticano molte delle virtù cristiane meglio dei cristiani, in particolare l’amore per le famiglie numerose. Hanno cercato di conquistare la cristianità con le armi per mille anni e hanno fallito, ora hanno un’arma più potente ed efficace: madri e bambini. I musulmani hanno più te, quella parola cinese intraducibile che significa forza spirituale, robustezza, volontà di combattere soffrire e sperare. Noi siamo sicuramente migliori di quanto non lo fossero i nostri avi in quelle virtù soft come la compassione, la gentilezza e la comprensione, e siamo peggiori per quanto riguarda virtù hard come il coraggio, la castità e l’onestà con noi stessi. I musulmani sono l’opposto. Sono come gli ebrei dell’Antico Testamento. Guardiamo i Salmi, come parlano in continuazione di combattimenti. Suonano più islamici che cristiano-moderni. Noi, non i musulmani, siamo i nostri peggiori nemici. Siamo noi che siamo finiti in un vuoto spirituale. E la natura aborre il vuoto, sia spiritualmente che fisicamente. In altre parole, i cristiani non sono mai stati veramente minacciati nella loro identità – benché certo lo siano stati nelle loro vite e nei loro corpi – da religioni anti-cristiane o da persecuzioni come quelle che avvengono anche in molti Paesi islamici. “Il sangue dei martiri è seme di futuri cristiani”».Lei punta piuttosto il dito contro un paganesimo di ritorno. In che senso lo intende?«Il cristianesimo è in decadenza e sta morendo in Europa non per cause esterne, come l’insalata, ma dal suo interno, come una patata. Un edonismo mondano e socialmente rispettabile è la religione che lo sta rimpiazzando. Questo è ciò che intendo con “paganesimo”, non l’antico e pio culto politeistico. Se stessimo tornando a quel tipo di paganesimo sarebbe un motivo di speranza, perché i pagani si convertono naturalmente al cristianesimo. Tommaso d’Aquino ha scritto che l’uomo non può vivere senza gioia – e perciò non può vivere senza passione, perché la gioia a differenza della tristezza è appassionata. Una persona privata delle sue vere gioie spirituali necessariamente si abbandona ai piaceri carnali. Il continente che una volta era cristiano ha perso la sua passione. La sua unica passione è ora sessuale, non religiosa. Questo è il motivo per cui sta perdendo nei confronti dell’islam. La passione più forte vince sempre».In Europa si è fatta strada un’alleanza tra laici e cristiani conservatori contro il relativismo. Pensa ne sia possibile una allo stesso scopo anche tra cristiani e musulmani?«L’alleanza tra conservatori sia religiosi che atei contro il relativismo morale e la debolezza della cultura liberal, e quella tra cristiani e musulmani contro la secolarizzazione della cultura, sono virtualmente la stessa alleanza. I musulmani sono il popolo più “conservatore” del mondo. Abbiamo bisogno di lasciarci guidare maggiormente in quella direzione, mentre loro hanno bisogno di lasciarsi guidare nella direzione delle virtù soft. Dovremmo scambiare diecimila psicologi e piscoterapeuti tra quelli di moda con diecimila mullah. Noi siamo progettati per esperienze di donazione estatiche, in cui ci proiettiamo al di fuori di noi dimenticandoci del nostro Io. Se ci viene a mancare questo tipo di estasi in senso verticale, verso Dio, finiamo per ricercare – e esserne dipendenti – estasi orizzontali, che sono un’immagine delle prime. La cultura islamica è deficitario nel suo sguardo sulle donne, ma è forte nel suo slancio verticale, nell’abbandono a Dio».Quale dovrebbe essere la risposta della Chiesa?«La Chiesa fornisce sempre degli antidoti contro le eresie, sia morali che teologiche, e la teologia del corpo di Giovanni Paolo II è la grande arma che oggi la Chiesa ha a disposizione contro la rivoluzione sessuale».
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