lunedì 30 ottobre 2023
Tre modelli di nuraghe, tra cui uno molto raro con terrazzo quadrato, sono stati rinvenuti nella necropoli di Cabras e mostrano le coperture, oggi tutte perdute, delle strutture in pietra
Uno dei modelli di nuraghe rinvenuti a Mont'e Prama. Il reperto è appoggiato "a testa in giù"

Uno dei modelli di nuraghe rinvenuti a Mont'e Prama. Il reperto è appoggiato "a testa in giù" - Ansa

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Dal sito archeologico di Mont’e Prama a Cabras, in provincia di Oristano, noto per le statue dei Giganti rinvenute nel 1974, sono riemersi tre nuovi reperti che potrebbero aiutare a ricostruire l’aspetto originale dei nuraghi. La maggior parte dei resti giunti fino a noi, infatti, corrisponde alla sola parte inferiore della struttura, senza traccia delle coperture. Questi frammenti sono stati rinvenuti durante una campagna di scavi avviata a luglio grazie a un finanziamento ministeriale di 600mila euro e condotta dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna.

Nell’area meridionale della necropoli, dove le ricerche erano state interrotte a giugno 2022, gli archeologi hanno riportato alla luce tombe a pozzetto semplice e un ulteriore tratto della cosiddetta “discarica”, l’accumulo di pietre in cui si trovano anche i resti delle sculture nuragiche in calcare. Tra questi sono stati rinvenuti alcuni frammenti riconducibili a due modelli di nuraghi a nove torri scoperti in occasione dei saggi esplorativi del 2016 ed esposti nel Museo civico di Cabras. A questi reperti se ne aggiunge un terzo, un raro modello di nuraghe a terrazzo quadrato, parzialmente integro.

«I materiali rinvenuti consentono di approfondire la ricerca e la conoscenza sull'architettura delle strutture nuragiche, in particolare delle parti più alte, che nei monumenti archeologici conservati risultano spesso assenti», ha commentato Luigi La Rocca, direttore generale Archeologia, belle arti e paesaggi del Ministero della cultura. «L’attuale cantiere di scavo proseguirà fino a giugno 2024 - ha aggiunto la soprintendente Monica Stochino -. Contiamo possa restituire nuovi elementi utili a ricostruire il contesto attorno alla necropoli, sia nell'età nuragica che in quelle precedenti e successive».

La prima fase dei lavori archeologici si era concentrata su alcuni edifici di probabile carattere cerimoniale situati nell’area a ovest del sito. Qui sono riemersi un lungo muro quasi rettilineo e numerosi resti conservati in un’ampia fossa e risalenti al periodo di utilizzo della necropoli nuragica, intorno all’800 a.C. Alcuni reperti sono stati rinvenuti già a maggio: i torsi di due pugilatori, lo scudo flessibile che si avvolge sul braccio e copre il ventre, e varie parti dei corpi statuari, tra cui la testa e le gambe. Alla luce di questi ritrovamenti, gli archeologi non escludono che dal terreno possano emergere nuove scoperte.

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