sabato 1 agosto 2015
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Quella volta che il nonno incontrò la giovane Callas, promettente soprano. E quell’altra che, per l’emozione di una prima alla Scala, s’infilò rigido nell’utilitaria per non sgualcire il frac e, alto com'è, sbatté la testa nel tettuccio. Nonno, mi racconti l’opera? (Zecchini editore, 323 pagine, 25 euro) è un libro di ricordi, un’espressione di affetti e un’antologia godibile e dotta dei titoli più rappresentati nei teatri lirici. Nato dalle passioni di un nonno milanese per il teatro di canto, per la Scala e per la nipotina, il volume (sottotitolo: "Racconti, emozioni, memorie di una vita a Teatro"), raccoglie, ordinati alfabeticamente e datati, 43 testi scritti nel corso degli ultimi quindici anni. A partire dai 6 della nipote, che oggi è una ventenne. Si comincia con Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea e si finisce con il Werther di Jules Massenet. Passando per gli immancabili Verdi, Puccini, Wagner, Mozart e Bizet.

Mosso dal desiderio di far scattare nell’adorata Sara la stessa scintilla che accese in lui la madre quando, bambino, lo accompagnò per la prima volta alla Scala, Vieri Poggiali, giornalista e melomane, di ogni opera ha steso un’accurata presentazione e un resoconto della trama, corredati da aneddoti e note personali. Meticoloso come solo un patito dell’opera sa essere (passa in teatro dalle 50 alle 70 serate l’anno), amante della buona prosa da giornalista vecchio stampo qual è, premuroso come ogni nonno, Poggiali si occupa anzitutto di suscitare l’interesse della nipotina. Di qui il ritratto dei personaggi, psicologico e canoro. Le curiosità erudite su compositori, direttori d'orchestra e cantanti. Le osservazioni su regie e costumi. E in appendice una godibile "Galleria degli orrori" dedicata alle messe in scena più strampalate alle quali ha assistito. Non è un libro per bambini. Né per addetti ai lavori. E’ una piacevole e utile lettura per chiunque desideri accostarsi al teatro di canto.
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