venerdì 17 febbraio 2012
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Molti di noi li avranno incontrati in metropolitana, coi loro violini e la loro allegria, musica in cambio di qualche spicciolo. Eduard, Ciprian e Luigi sono adolescenti dagli occhi scuri e i capelli nerissimi, hanno imparato le note sulla strada e questa sera suoneranno al Festival di Sanremo. Sembra una favola, ma è realtà: Eugenio Finardi li ha voluti accanto a sé nella serata dei duetti a «dare ancora più spessore» alla sua già profonda E tu lo chiami Dio. Accanto a loro, due violoncellisti e due violiniste (una è la figlia dodicenne di Finardi). È il Piccolo Ensemble Futuro, allievi del Conservatorio «Giuseppe Verdi» di Milano, guidati da Pietro Boscacci. Grazie alla collaborazione fra l’istituto e la Casa della Carità di don Virginio Colmegna, 23 ragazzi rom stanno vivendo da un anno e mezzo un progetto di integrazione attraverso la musica. Una storia raccontata da Avvenire fin dalla sua nascita. «Sono emozionato – confessa Finardi – Sarà una grande esperienza. All’Ariston suoneranno ragazzi italiani "privilegiati" insieme a quelli cresciuti per strada, che porteranno tutto il loro entusiasmo». Oltretutto, questi giovani, sono degli autentici talenti. Eduard Ion, 15 anni, viene dalla Romania, suona il violino come il fratello Leonard «da quando avevo 7 anni» e nel 2005 è scampato con la sua famiglia all’incendio del campo di via San Dionigi a Milano. Come tante altre famiglie, anche la sua venne allora ospitata dal centro Nocetum di suor Ancilla Brambilla. Da allora, le sorelle dell’istituto hanno iniziato un percorso educativo per la scolarizzazione dei bambini. Il talento di Eduard è già stato valutato anche dal maestro Salvatore Accardo. «Ho imparato che nella vita ci sono momenti belli e momenti tristi, ma si va avanti comunque – racconta – Io al festival con Finardi? Un sogno, come quello di dare un futuro migliore alla mia famiglia grazie alla mia passione, la musica».Come lui la pensa anche Luigi Nicolae, 17 anni. «Mio nonno mi ha insegnato a suonare il violino a 8 anni, e ora che frequento il Conservatorio piange dalla felicità. A 12 anni suonavo per strada, ma non è vergognoso: se hai bisogno, è sempre meglio che rubare. Vorrei diventare orchestrale alla Scala, ma intanto mi sto diplomando elettricista, non si sa mai». Volontà di ferro e concretezza anche per Ciprian Badeano, romeno, 22 anni e già tre figli con cui abita in un campo rom a Milano. «Sono stato notato mentre suonavo in metro – racconta – Per me è un’occasione da non perdere. Io, comunque, lavoro per mantenermi, ma ora mi aspetto tante cose belle». Il presidente del Conservatorio Arnoldo Mosca Mondadori spiega che l’obiettivo «è quello di creare un’orchestra composta da ragazzi italiani con disagio e ragazzi di tutte le etnie. Il nostro scopo è l’integrazione e Finardi ha avuto molto coraggio. E poi, io credo nella Provvidenza. A questo proposito i vostri articoli ci hanno aperto un mondo». Concorda anche don Virginio Colmegna. «È un lavoro concreto di integrazione attraverso la cultura. Finardi ha fatto da "trascinatore": noi con questa scelta non benediciamo il Festival, ma i singoli progetti».
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