domenica 14 novembre 2010
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Li considerano il nuovo fenomeno del rock: sono la band irlandese dei The Script: Danny O’Donoghue, Mark Sheehan e Glen Power, capaci di conquistare il mondo con un disco. Quello del debutto nel 2008, due milioni di copie vendute. Ma la forza dei The Script non sembra solo l’essere una band valida. Il punto forse è un altro, e tutto sommato l’ha confermato anche il modo con cui Paul McCartney li ha reclutati per un suo tour. «Ce lo siamo trovato davanti dopo uno show, da fan. Ci voleva perché trovava i nostri brani capaci di dire cose importanti alla gente». Sin dall’inizio, infatti, i tre hanno inserito nei testi frammenti non banali di vita. Uno dei brani più belli del primo cd rifletteva sulla perdita dei genitori: «E molti ci chiedono perché lo suoniamo riaprendo di continuo la ferita. Per noi è importante cantare la vita anche quando non è facile: e aiuta, sentire che stai condividendo qualcosa con qualcuno». Ecco, forse sta qui la marcia diversa dei The Script: in un’idea di «musica che serva, anche a ripartire dopo un dolore». Idea non propriamente ovvia nel mondo del rock, da cui però nasce anche il secondo cd della band, Science & Faith, scienza e fede (in Italia lo presenteranno live a Milano il 10 febbraio 2011). In esso, il brano del titolo è già spiazzante: un inno a valori morali quale linfa del vivere, in contrasto con una razionalità che non sempre centra il senso delle cose («Non troverai mai speranza in un telescopio»). Ma quanto più colpisce è come i The Script siano arrivati a evolvere il loro primo cd nell’ottimismo – realista e senza retorica – del secondo. «È stato il successo a farci scrivere un disco così», dicono. E attenzione però a quanto segue… «Dopo anni di gavetta ci siamo trovati famosi e al ritorno a Dublino volevamo raccontare agli amici le nostre avventure. Eravamo gasati. Invece, con la crisi, molti avevano perso il lavoro, altri divorziavano. Ci siamo vergognati, abbiamo capito che suonare con gli U2 non conta se la tua musica serve solo a te stesso. E ragionando anche da padri di famiglia (Sheehan ha due figli, ndr) ci siamo detti: andiamo oltre, facciamo canzoni che parlino dei problemi della gente, però facciamole spingendo a guardarli in positivo. Perché una difficoltà può dare nuovo senso alla vita. Così abbiamo scritto molto del nuovo cd». The Script, insomma, non sono la solita rock band. Specie se aggiungono: «Ora sappiamo quale successo vogliamo. Vogliamo che le nostre canzoni diventino degli altri, che le nostre emozioni aiutano un poco la gente a capire le proprie».
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