giovedì 16 luglio 2009
In Francia dilagano in libreria le opere di Seneca e Marco Aurelio. Ma la rivista «Etudes» mette in guardia: troppo lontana dal cristianesimo.
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Ci vorrà forse del tempo per capire se si tratta di un vezzo culturale effimero e in fondo molto «parigino», o se invece così tanti secoli hanno davvero giocato a loro favore. Ma in Francia, in ogni caso, non si era mai parlato così tanto degli stoici, di «atteggiamento stoico» e «morale stoica». Al di là dei circoli e salotti intellettuali, gli stoici hanno fatto irruzione persino nei settimanali più popolari, pronti a dedicare degli inserti speciali a personalità come Seneca, l’imperatore Marco Aurelio o Epitteto. E l’onda è finita per raggiungere anche gli scaffali delle librerie, dove sono comparse negli ultimi anni tante nuove versioni commentate dei fondatori della «scuola». Oppure, di altri grandi filosofi ben posteriori, ma considerati dagli interpreti come portatori quantomeno di uno «stoicismo morale»: dai Saggi di Montaigne alle Meditazioni metafisiche di Cartesio, giungendo fino all’Etica di Spinoza. Talora, come ha fatto ad esempio il settimanale Le Nouvel Observateur, gli stoici sono messi a confronto con il pensiero di Epicuro e quasi naturalmente il punto chiave maggiormente enfatizzato è il rapporto col corpo e soprattutto con l’esperienza della sofferenza: gli stoici sostenevano le virtù dell’autocontrollo e del distacco dalle cose terrene, fino all’ideale atarassia, come mezzi per raggiungere l’integrità morale e intellettuale. Nell’ideale stoico è il dominio sulle passioni che permette allo spirito il raggiungimento della saggezza: da più parti si osserva allora che lo stoicismo è un pensiero «adatto» ad epoche di transizione come quella attuale, alla ricerca di nuovi significati dopo il crollo delle ideologie novecentesche. Il nostro tempo sarebbe incline a una sorta di «ripiegamento pragmatico» e al perseguimento di obiettivi di «benessere» personale o comunque dal perimetro molto ristretto. Lo stoicismo che da tempo circola in Francia è legato sempre alla questione del «bene». E fra gli interpreti più citati degli stoici, ci sono in particolare Michel Foucault e il pensatore cattolico Pierre Hadot. La diffidenza crescente verso i grandi sistemi avrebbe lasciato il campo sgombro per un ritorno alla questione della «saggezza» personale, così determinante già nel pensiero greco. È stato proprio Hadot a porsi fra i primi il problema della compatibilità fra le opere stoiche e il cristianesimo, cercando di trovare negli «esercizi spirituali» di sant’Ignazio di Loyola una sorta di possibile passerella. Foucault, invece, interpreta il pensiero stoico soprattutto come una sorta di «etica dell’autopossesso». Secondo l’autorevole mensile gesuita Ètudes, che ha dedicato anch’essa un approfondimento al «gusto per gli stoici» e al dilagare della moda neo-stoicista, il rischio implicito della vulgata diffusa da Foucault è quello di «incoraggiare l’uomo ad abbandonare il mondo alla sua violenza e al suo caos». Insomma, si spalancherebbe la porta del disimpegno sociale e dell’indifferenza. Si confluirebbe così, nonostante riferimenti culturali tanto «nobili», nei sentimenti individualistici più diffusi della società dei consumi. Per la filosofa Nathalie Sarthou­Lajus, autrice dell’articolo sulla rivista cattolica francese, la concentrazione sul sé dello stoicismo è difficilmente compatibile con l’etica cristiana, nonostante una tradizione ormai lunga di tentativi in questo senso. Altri osservatori hanno sottolineato come la moda degli stoici abbia raggiunto un picco nei media in concomitanza del lungo ed aspro dibattito francese sulla «fine della vita». Organizzazioni pro- eutanasia come l’Associazione per il diritto a morire nella dignità hanno presto rivendicato la propria concezione «stoica». E in questi casi, l’interpretazione dei pensatori antichi ha finito per scadere quasi sempre in pura ideologia. Un’altra «interpretazione» dello stoicismo per molti aspetti aberrante si osserva anche nelle opere sulle cosiddette «tecniche di sviluppo personale». Anche per via di queste derive, l’attuale infatuazione francese per gli stoici resta un fenomeno (almeno sociale) probabilmente da non sottovalutare. Già tante volte, in passato, l’ideologia ha pescato i propri riferimenti filosofici molto indietro nei secoli.
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