venerdì 23 luglio 2021
A Punta della Dogana un'esposizione dell’artista americano che dichiara di avere fra i suoi ispiratori Wittgenstein e Beckett. Un'elaborazione con sculture e video sul tema classico del “Contrapposto”
Bruce Nauman, “Contrapposto Studies, I through VII” (2015-2016)

Bruce Nauman, “Contrapposto Studies, I through VII” (2015-2016) - -

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Il primo atto della sua ricerca artistica fu acquistare uno studio, una volta terminato il college, ed entrarci dentro tutti i giorni, anche solo per camminarci su e giù. «In studio mi ero sistemato da solo e questo mi ha portato a domandarmi cosa faceva un artista quando era completamente da solo in studio (...) Mi occupavo di ciò che avrei fatto durante il giorno, di come sarei passato da un giorno all’altro, e allo steso tempo mi preoccupavo di mantenere il mio livello di interesse per un lasso di tempo più lungo, per esempio per la durata di una fase della vita (...) Quello che si fa nella vita di tutti i giorni, è un problema dell’arte. Ed è un problema di più ampia portata rispetto alla questione se si debba essere un pittore o uno scultore, è un problema che hanno tutti prima o poi». Presto Bruce Nauman avrebbe disegnato quadrati con nastro adesivo sul pavimento dello studio vuoto e regolarizzato il suo beckettiano camminare in precisi movimenti come sul territorio di un gioco da tavolo. Meglio, di una scacchiera e così sintonizzarsi con i suoi tre punti di riferimento intellettuale, dall’artista stesso riconosciuti come tali, vale a dire Wittgenstein, Beckett e Nabokov, tutti e tre appassionati scacchisti. Quello del rapporto con lo studio come spazio della creazione è uno dei temi centrali dell’opera di Nauman (1941, Indiana, Usa) insieme all’uso del corpo e all’esplorazione del suono. Su queste tre direttrici è focalizzata la mostra veneziana a Punta della Dogana curata da Carlos Basualdo e Caroline Bourgeois (fino al 9 gennaio; catalogo Marsilio) che hanno disegnato un percorso espositivo ampio e originale che getta una nuova luce sulla produzione dell’artista, affiancando a lavori storici opere recenti, alcune delle quali inedite o esposte per la prima volta in Europa. Tra queste la serie dedicata al «Contrapposto », termine che nell’arte classica indica la formula compositiva in cui la figura umana è rappresentata attraverso una leggera torsione del busto intorno a un asse, in modo che la parte superiore ruoti in senso inverso rispetto a quella inferiore, alla ricerca di un bilanciamento tra le membra. Introdotta dall’installazione sonora For Beginners (instructed piano) del 2010 ispirata a una composizione di Béla Bartok che raccoglie brani didattici destinati a esordienti o pianisti dilettanti, la mostra si apre con la monumentale installazione video Contrapposto Studies, I through VII (2015-2016) con la quale Nauman rivisita, grazie alle nuove tecnologie, un’opera precedente, il video Walk with Contrapposto del 1968 (presente in mostra) che lo ritrae avanzare, goffo e ciondolante, lungo un corridoio di legno allestito nel suo studio, mentre si sforza di mantenere la posa chiastica (che nella scultura antica presentava la figura eretta secondo un equilibrio a X, ventiduesima lettera dell’alfabeto greco). Una reinterpretazione di un lavoro precedente del 1969-1970 è anche Acoustic Wedge (Mirrored) del 2020, realizzato per l’occasione, che, costituito da una struttura fonoassorbente, provoca una sensazione di spaesamento dovuto alla mancanza di riverbero acustico. Sviluppati con tecnologia 3D sono invece Contrapposto Split (2017) e Walking a Line (2019). Nel primo lavoro lo schermo suddiviso in due sezioni orizzontali crea l’illusione del corpo dell’artista che cammina 'in contrap- posto' in cui la parte superiore e quella inferiore si spostano indipendentemente l’una dall’altra; nel secondo seguiamo Nauman che come un funambolo cammina con cautela, a braccia aperte (per Basualdo un chiaro riferimento a una scena di crocifissione), un passo dietro l’altro, evocando la difficile ricerca di stabilità e di equilibrio, tanto interiori quanto nella relazione con il mondo esterno. Curiosa e stimolante è la videoinstallazione Nature morte (2020) che riprende in 3D lo studio dell’artista in New Mexico e che il visitatore può esplorare muovendosi nell’ambiente, districandosi tra opere, appunti, oggetti sparsi nel pavimento, schizzi appuntati sul muro, cianfrusaglie di ogni tipo, grazie a un iPad collegato in modalità wireless. Utilizzando un’ampia gamma di materiali e di procedimenti, Nauman dimostra quanto alcune nostre certezze fondamentali e apparentemente inattaccabili come il tempo, lo spazio o il linguaggio siano in realtà precarie. La sua volontà di provocare una condizione di disagio nel visitatore, di coinvolgerlo direttamente e di farlo restare costantemente in allerta è manifesta («Voglio che la mia arte sono parole di Nauman - sia impetuosa e aggressiva, perché questo costringe la gente a prestare attenzione»). Come capita con Untitled or extended time place (1969) dove alcuni performer sono posizionati agli angoli di una sala a una trentina di centimetri dalla parete. Ognuno di loro si lascia cadere all’indietro contro il muro, trattenendo la caduta con le mani, per poi colpirlo creando un’opera - a detta di Dan Graham - «atta di movimenti sonori attraverso l’interazione con elementi architettonici». Tutto, nell’opera di Nauman, è necessario, niente è decorativo, niente è un abbellimento e questa radicale economia di mezzi può spiazzare. Il processo di creazione non è mai camuffato dietro ad alcuna finzione formale e lo spettatore è costantemente sollecitato da impressioni visive, parole, suoni, idee, gesti, dimostrazioni di cui il corpo è l’oggetto e non tutto è semplice e spiegabile. Forse perché «il vero artista - è scritto in uno dei primi lavori realizzati dall’artista con il neon - aiuta il mondo rivelando verità mistiche». Proprio come afferma Wittgenstein nel suo Tractatus, che Nauman conosce bene, dove tutto quello che non può essere descritto in maniera razionale è 'mistico', inteso come qualche cosa di trascendente.

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