sabato 25 febbraio 2012
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Il “Molleggiato” è di nuovo in campo. A poco meno di un anno dall’addio ufficiale al basket giocato, Carlton Myers, uno dei più forti giocatori italiani di sempre, torna sui suoi passi. E sullo stesso parquet, quello di San Patrignano. A spingerlo a indossare la canotta della squadra della più famosa comunità di recupero d’Italia (campionato di serie C), non è solo la nostalgia per la palla a spicchi ma motivazioni extracestistiche. «Per ogni ragazzo è importante lottare per raggiungere l’obiettivo, tanto più per chi è impegnato in un percorso di riscatto dalla vita - ha spiegato il portabandiera italiano alle Olimpiadi di Sidney 2000 -. Non sono un esperto di vittorie, ma impegno e passione fanno parte del mio Dna. Grazie al Signore ho imparato a lottare, a non arrendermi mai, e vorrei trasmettere questo atteggiamento ai ragazzi in campo e a quelli sugli spalti». In realtà, la bacheca parla di un oro e un argento europeo, un oro ai Giochi del Mediterraneo, uno scudetto, una Coppa Italia e due Supercoppe, senza dimenticare il record di punti segnati in una gara (87), e quello di tiri liberi realizzati (3.224). Eppure il “Molleggiato” del Basket ha deciso di scendere sul parquet ancora una volta, a 38 anni e in serie C. La squadra di SanPa sta vivendo un periodo tormentato (speculare a quello della comunità), dopo l’abbandono di cinque giocatori e le dimissioni del tecnico. Il ritorno del terzo miglior marcatore di sempre nel campionato italiano (11.320 punti) coinciderà con un’altra grande esperienza: giocare assieme al figlio Joel, di 17 anni. Tesserato per i Crabs Rimini, sarà sul parquet con il padre, oggi alle ore 18, nella sfida salvezza contro la Polisportiva Vis Trebbo. «Sono emozionato come non mai in 25 anni di pallacanestro. Giocare accanto a mio figlio è un sogno che ho sempre cullato: grazie a Dio, oggi si realizzerà», assicura Carlton sotto gli occhi di Joel. Si è impegnato per una sola partita, il Molleggiato: chissà che l’entusiasmo dei ragazzi di SanPa non lo convincano a proseguire fino al termine del torneo (tre gare). «Il fisico non concede troppo, e poi devo proseguire la mia attività: aiutare i ragazzi ad inserirsi nel mondo del basket. L’ho promesso a loro e alle loro famiglie, e non intendo mancare alla parola data».​
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