domenica 2 aprile 2017
L'esperienza di Lastanzadigreta, collettivo artistico torinese composto da cinque giovani musicisti: «giochiamo» con le note per trasmettere a tutte le età la meraviglia dello stupore
Il gruppo Lastanzadigreta, composto da Leonardo Laviano, Alan Brunetta, Umberto Poli, Jacopo Tomatis e Flavio Rubatto

Il gruppo Lastanzadigreta, composto da Leonardo Laviano, Alan Brunetta, Umberto Poli, Jacopo Tomatis e Flavio Rubatto

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Che cos’è la musica? Un “gioco” da bambini. È suonare, ascoltare, ballare insieme, anche tra genitori e figli, tra insegnanti e allievi. Un modo sempre nuovo di vedere la vita. L’importante è stupirsi, saper raccontare la realtà quotidiana con occhi sempre diversi senza rimanere imbrigliati dalle mode, dalle leggi del mercato discografico e degli ascolti. E poi, chi l’ha detto che per fare musica di qualità, anche su un palco o in una sala di registrazione, si debbano usare la batteria e il basso? Possono bastare una pentola, una bottiglia, un bidone della spazzatura oppure strani oggetti dimenticati in soffitta che rinascono così a una nuova vita. È questa l’esperienza di Lastanzadigreta, collettivo artistico torinese costituito da cinque giovani che della musica hanno fatto la loro professione, sia come gruppo che compone, sperimenta, incide e fa concerti seguendo l’idea di una «musica bambina per tutti e di tutti», sia come insegnanti, in una scuola dove vengono proposti progetti didattici «rivoluzionari» che, indipendentemente dall’età aiutano a sviluppare le capacità di ascolto e a lavorare insieme.

Leonardo Laviano, Alan Brunetta, Umberto Poli, Jacopo Tomatis e Flavio Rubatto non hanno un ruolo predefinito nella band, sono intercambiabili. Definiscono le loro canzoni come delle «creature selvagge» (è anche il titolo del loro primo Cd) che «sfuggono, si nascondono, saltano, all’inizio sono piccine ma poi crescono e sporcano tutto in giro, a volte hanno suoni da cameretta, a volte quelli di un’orchestra rock». Una filosofia, questa, che ha portato alla stesura, con l’associazione culturale altreArti e in collaborazione con i “Concertini per piccolini” di RadioOhm, di un “Manifesto della musica bambina”: dieci regole che sottolineano i concetti di apertura totale e condivisione, l’importanza di stupirsi di fronte a una scoperta, l’uso delle parole giuste in modo giusto per raccontare qualsiasi cosa riguardi la vita e la necessità, quando si ascolta, di abbandonare ogni pregiudizio e atteggiamenti snob. «I nostri concerti sono sempre a improvvisazione col pubblico con il quale interagiamo, a noi interessa soprattutto lavorare insieme, fare rete con gli altri, promuovere canzoni fresche per “bambini permanenti” », spiega Tomatis, che è anche docente di Popular Music al Dams del capoluogo piemontese. «Ogni volta è una sfida, complicata anche dal fatto che a seconda del brano che eseguiamo si cambiano gli strumenti, o vengono sostituiti da oggetti riadattati o rimessi a nuovo, come un’enorme, vecchia marimba di legno massello e canne o un banjo con corde in budello, ma ci può essere anche uno xilofono giocattolo – precisa Umberto Poli, voce della band – e questi continui mutamenti obbligano noi ad ascoltarci molto, e per la parte tonale del pezzo, inoltre, è sempre un travaglio: ma alla fine ci divertiamo».

I testi delle canzoni de Lastanzadigreta raccontano in modo semplice e diretto storie o vite di personaggi come Galileo Galilei e l’astronauta russo Yuri Gagarin, qualche volta si gioca con i numeri, i temi riguardano soprattutto il rispetto del pianeta e dell’ambiente. «I nostri modelli musicali sono il rock progressivo degli anni ’70, ma anche gli 883 e la canzone d’autore italiana, soprattutto Battiato – dice Tomatis – e per comporre il brano Erri ci siamo ispirati a un testo di Erri De Luca tratto da Il giorno prima della felicità: funziona bene perché non è una poesia e descrive una città di notte con i suoi insoliti abitanti». E la scuola promossa e gestita a Torino da Lastanzadigreta e da altreArti? «Con il progetto Jam portiamo avanti il progetto della “musica bambina” – spiega Alan Brunetta, il percussionista dell’ensamble – lavorando per gruppi, ognuno dei quali ha il compito di preparare una produzione: tra i 200 allievi iscritti nei diversi livelli ci sono bambini di 4-5 anni che suonano il rock con un solo accordo, le lezioni di solfeggio si fanno solo se necessarie, vorremmo costituire con loro un nuovo repertorio di canzoni facili, dirette e fruibili, ma non stupide». La prima iniziativa del “Manifesto della musica bambina“ è “To play!”: «Anche se non demonizziamo i talenti, non si tratta in questo caso di un “non concorso”, non è un contest, la partecipazione è gratuita, nessun premio in denaro – dice Poli – e non c’è competizione tra gli artisti: sono coinvolti musicisti, insegnanti, educatori e operatori professionali del settore, saranno selezionate le migliori proposte tra quelle che rispondono all’idea del manifesto». Le canzoni scelte diventeranno parte di Play!List che sarà a disposizione del pubblico e avrà uno spazio su RadioOhm. Lo scopo ultimo? Ispirare nuovi artisti e contribuire alla crescita di questo repertorio decisamente fuori da ogni schema.

Il disco: ecco le “Creature selvagge”

Dieci brani che esprimono l’esperienza e il concetto di “musica bambina” del gruppo Lastanzadigreta. L’album (uscito il 2 dicembre scorso per Sciopero Records/Self), il primo del collettivo artistico torinese, prende il titolo dal pezzo che apre la raccolta, Creature selvagge, una canzone dalle atmosfere postapocalittiche. Seguono4- 4-2, una sorta di filastrocca giocata sui numeri, e Lisa, la storia di una bambina ribelle. Erri è tratta da un testo dello scrittore Erri De Luca sulla vita di una città di notte. Poi, la fiaba La fatina delle frottole, Camarade Gagarine in cui si immagina un astronauta russo che guarda la terra «di un blu che sfuma al nero». E, ancora, Preludio al deserto, Foglia d’autunno e Amore e psiche. Musica tra pop e rock, tra il gioioso e il riflessivo. Domina la natura e il pianeta «da salvare».

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