mercoledì 22 gennaio 2014

Aveva 57 anni. Sceneggiò Marrakech Express, firmò pellicole come Notte italiana e Vesna va veloce. Vinse il Leone d'Argento con Il toro. Malato da tempo, ha girato l'ultimo film «La sedia della felicità».

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Aveva la faccia buona e furba come certi bambini, Carlo Mazzacurati, morto all’ospedale di Monselice, in provincia di Padova a 57 anni. Prima che regista, sceneggiatore e animatore di importanti cineclub (dal primo nella sua Padova all’ultimo a Bologna), Mazzacurati – nato il 2 marzo del 1956 - era un uomo di provincia, nel senso più alto e nobile del termine. Era uno che amava i ritmi, il linguaggio, i riti e persino le storture della provincia italiana. Nel suo caso soprattutto di quella padovana. Il cinema per lui era un amore viscerale, grande. Da vivere fino in fondo. Col suo passo (per alcuni lento, per altri solo poetico, come quello dei suoi film). Figlio dell'ingegnere Giovanni Mazzacurati, negli anni Settanta fu uno dei primi studenti dell’allora nascente Dams di Bologna. Appena un’eredità gli regalò dei fondi, produsse subito il suo primo film in 16mm, Vagabondi. La pellicola vinse un concorso ma non arrivò mai nelle sale.Pur di respirare l’aria del cinema si trasferì a Roma e accettò persino di lavorare come autore per la tv. A farlo notare ai cinefili ci pensò nel 1987 il film Notte italiana, scritto con Franco Bernini. Come sceneggiatore (era dotato di fantasia, intelligenza e una buona dose di humor) lavorò con Daniele Luchetti e Gabriele Salvatores, vincendo il Premio Solinas per la sceneggiatura di Marrakech Express. Per arrivare al suo primo vero, grande premio ci mise sette anni. Quando nel 1994 vinse il Leone d'Argento con Il toro (colonna sonora di Ivano Fossati).Non amava le gare e le classifiche, Carlo Mazzacurati. Amava invece le storie dei semplici e degli ultimi. Storie anche apparentemente strampalate (ma in realtà ispirate da un vero fatto di cronaca) come quella raccontata nel film La lingua del santo dove due strampalati ladri rubavano le reliquie di Sant’Antonio da Padova. Il fatto di partenza era vero: nella notte del 10 ottobre 1991, la mala del Brenta trafugarono davvero le reliquie del mento e della lingua di Sant'Antonio da Padova per ricattare lo Stato.Alle figure della sua terra come Mario Rigoni Stern, Andrea Zanzotto e Luigi Meneghello, dedicò importanti documentari, ma il pubblico ricorda soprattutto sue pellicole come Vesna va veloce (1996), A cavallo della tigre (2002), L'amore ritrovato (2004) e La passione (2010). Nel 2012 si occupò di Africa e soilidarietà col documnetariuo Medici con l’Africa per raccontare la generosit e l’impegno dei syuoi concittadini padovani del Cuamm (Collegio Universitario Aspiranti Medici Missionari).Il suo ultimo film, programmato per uscire nelle sale nell’aprile prossimo, è La sedia della felicità. Un’altra storia surreale con protagonisti un’estetista (Isabella Ragonese) e un tatuatore (Valerio Mastandrea) alla ricerca di un impossibile tesoro. Mentre lo girava Carlo Mazzacurati era già malato. Ma per il suo ultimo lavoro ha comunque voluto scegliere un sorriso. E una storia dedicata agli ultimi.
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