giovedì 1 ottobre 2020
Il filosofo Vittorio Mathieu, uno dei massimi pensatori contemporanei italiani, che agli interessi storici ha affiancato ricerche soprattutto sul problema della conoscenza, è morto all’età di 96 anni
Il filosofo Vittorio Mathieu

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Il filosofo Vittorio Mathieu, uno dei massimi pensatori contemporanei italiani, che agli interessi storici ha affiancato ricerche soprattutto sul problema della conoscenza, è morto all’età di 96 anni all’ospedale di Chivasso ( Torino). Filosofo di forte ispirazione cattolica, nel 1994 era stato tra i fondatori di Forza Italia traducendo così il pensiero anche in azione politica. Autore di oltre 400 pubblicazioni sui temi della filosofia morale, della filosofia della scienza e dell’estetica, Mathieu si definiva «un plotiniano a tempo pieno che adora giocare a bridge». Nato a Varazze (Savona) il 12 dicembre 1923, fu allievo del filosofo Augusto Guzzo all’Università di Torino. Dopo la laurea, Mathieu ha intrapreso la carriera accademica, iniziando nel 1956 come libero docente di filosofia teoretica nell’Università di Trieste; divenne poi (1961) professore di storia della filosofia prima a Trieste e poi (1967) all’Università di Torino, dove dal 1973 ha ricoperto la cattedra di filosofia morale. Dal 1987 era socio nazionale dell’Accademia dei Lincei e dell’Accademia delle Scienze di Torino. Dal 1976 al 1980 è stato membro e poi vicepresidente del Consiglio esecutivo dell’Unesco a Parigi. Dal 1994 al 1997 è stato il rappresentante italiano nella Commissione consultiva del Consiglio Europeo contro il razzismo e la xenofobia, istituita al vertice di Corfù dell’Unione Europea.

È stato membro del Comitato Nazionale di Bioetica e del Comitato Premi della Fondazione Balzan ed ha presieduto la Fondazione Ideazione. Tra gli intellettuali fondatori di Forza Italia con il sociologo e politologo Giuliano Urbani, nel 1996, con i filosofi Lucio Colletti e Marcello Pera e lo storico Piero Melograni, Mathieu fu uno dei «professori» che Silvio Berlusconi presentò alle elezioni: si candidò al Senato nel collegio di Settimo Torinese ma non venne eletto. Il suo nome tornò in ballo nel 2005 come possibile presidente della Rai, all’epoca in cui era presidente del Collegio di giurisdizione interna di Forza Italia, carica che mantenne anche con la nascita del Popolo delle Libertà. Mathieu ha tradotto opere di Henri Bergson e a lui ha dedicato una monografia in cui indaga le altre forme della conoscenza e della espressività su cui verteva la riflessione bergsoniana. Di rilievo i lavori dedicati al problema della conoscenza e dell’oggettività scientifica sino a L’uomo animale ermeneutico (2001), saggi in cui l’uomo è visto come «scienziato della natura» ed «ermeneuta della cultura», attivo con la sua opera interpretativa in ogni campo del reale. Mathieu ha coltivato inoltre interessi di estetica, di filosofia morale ed etico-politici relativi alle «ombre» della società occidentale. Tra i suoi saggi di filosofia morale, Perché punire?. Il suo ultimo imponente lavoro è Trattato di ontologia (Mimesis, 2019), in cui Mathieu studia l’azione dell’essere a partire dal basso: dal nostro modo di operare di enti su enti.

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