venerdì 15 settembre 2023
Il pittore delle figure rotonde, nato a Medellin, si è spento a Montecarlo
Botero durante l'installazione di una sua opera presso Palazzo Valentini

Botero durante l'installazione di una sua opera presso Palazzo Valentini - Fotogramma

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Con la sua arte ha ritratto figure voluminose di giunoniche eppure leggere donnone, creando uno stile personale e unico e immediatamente riconoscibile. È considerato da più parti “l’artista colombiano più grande di tutti i tempi”, ma ha anche molto amato l’Italia. Fernando Botero, nato a Medellín il 19 aprile 1932, morto ieri nella sua casa di Montecarlo all’età di 91 anni (era rimasto da pochi mesi solo dopo la morte della moglie, l’artista di origine greca Sophia Vari), ha legato la sua fama ad uno stile “plastico’”, sia in pittura che in scultura, segnato dalle grandi forme, maturato fin dagli anni Cinquanta quando, incompreso dall’ambiente culturale colombiano, si trasferisce in Messico dove scopre per la prima volta la possibilità di allargare le forme delle sue creazioni. Le figure femminili di Botero potrebbero ricordare le donne cannone del circo, ma hanno anche riferimenti colti, come il francese Maillol, uno scultore anch’egli di figure femminili dilatate nello spazio. I donnoni di Botero sono diventati il suo “marchio di fabbrica” nel mondo. Cominciò negli anni 50 viaggiarndo nei musei europei e a Parigi si confrontò con l’arte d’avanguardia interessandosi anche degli antichi pittori. L’Italia è stata una sua grande passione, fino a prendere casa in Toscana, a Pietrasanta. Le sue sculture si trovano in alcune piazze di grandi città, suscitando allegria ma anche facendo ironia. Come certi suoi quadri, che fanno le caricature dei militari colombiani.


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