mercoledì 6 marzo 2019
Teorico della letteratura, filosofo, saggista e medico, è stato uno degli intellettuali europei più importanti degli ultimi decenni. Aveva 98 anni
Jean Starobinski (WikiCommons)

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È morto a Jean Starobinski, tra i più importanti intellettuali europei degli ultimi decenni. Storico delle idee, teorico della letteratura, saggista e medico, è morto il 4 marzo scorso a Morges, in Svizzera, all'età di 98 anni. Era nato a Ginevra il 17 novembre 1920.
Nel 1984 aveva vinto il Premio Balzan per la storia e critica delle letterature.
Dopo gli studi in letteratura classica all’Università di Ginevra e, successivamente, anche di medicina (aveva conseguito il titolo di dottorato in entrambe le discipline) Starobinski aveva insegnato letteratura francese alla Johns Hopkins University di Baltimora, a quella di Basilea oltre che a quella di Ginevra. I suoi libri, tradotti in una dozzina di lingue, sono stati di valido aiuto per la critica contemporanea, arricchendo di nuovi punti di vista su vasti temi il panorama critico letterario.

Innumerevoli i suoi interessi. Ha scritto importanti studi sulla tradizione letteraria francese – in particolare su Corneille, Montaigne, Rousseau, Diderot, Stendhal e Flaubert –, ma anche di straordinarie prove di scrittura come il celebre Ritratto dell’artista da saltimbanco. Si è occupato in numerose opere della creazione poetica nella poesia contemporanea e dei problemi dell’interpretazione: i suoi saggi sull’arte del XVII secolo sono ormai considerati dei classici. Come psichiatra ha lavorato a lungo negli ospedali, maturando quella particolarissima prospettiva intellettuale da cui sono nati i suoi studi sul concetto di malinconia o sulla rappresentazione della follia.

La grande peculiarità di Starobinski era però la capacità di portare la riflessione letteraria nel vivo del dibattito sociale e culturale. «Nel XX secolo - spiegava in un'intervista ad "Avvenire" dell'8 febbraio 2000 tuttora di grande attualità - gli intellettuali hanno rivestito un ruolo pubblico. E non sempre in modo brillante. Il grande problema non è quello degli intellettuali "impegnati" (peggio per loro...), ma quello della trasformazione della "vita pubblica". La tribuna parlamentare di una volta è stata ormai soppiantata dall’immagine televisiva. Com’è noto, oggi la persuasione verbale è anche una persuasione visiva. Ciò significa che è possibile mostrare la verità, ma anche ingannare attraverso le immagini. E l’affermarsi di nuove forme di potere comporta sempre una moltiplicazione dei rischi. Ma questo non vuol dire che, per quanto possano fare difetto gli intellettuali responsabili, il posto di vedetta debba per forza rimanere sguarnito».

Una forza e un rigore le cui radici Starobinski individuava in figure «nelle quali ho visto incarnate le virtù che considero più importanti. Per quanto riguarda la fermezza morale, comunque, nei miei ricordi del tempo di guerra trovano posto due teologi svizzeri che di sicuto non erano certo accomunati dalla visione dottrinale ed ecclesiale, ma il cui coraggio è stato esemplare: Karl Barth e l’abate Charles Journet».


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