sabato 26 luglio 2014
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Da ragazzo cantava l’Ave Maria ai matrimoni per raccogliere qualcosa e pagarsi gli studi in Conservatorio. Poi i suoi cavalli di battaglia sono diventate le arie di Giuseppe Verdi: le ha cantate tutte tanto da meritarsi il titolo di Tenore verdiano del secolo. Da Vidalenzo di Polesine Parmense, dove il padre era casaro e produceva il parmigiano, Carlo Bergonzi - morto l'altra notte - è partito alla conquista del mondo della lirica: il Teatro alla Scala, il Metropolitan di New York, il Covent Garden di Londra. Un mondo che oggi lo piange: Bergonzi si è spento nella notte a Milano, dove abitava con la moglie Adele, sposata nel 1950. Il 13 luglio aveva compiuto 90 anni.Il debutto sulle scene nel 1947, nel teatro parrocchiale di Veredo, in provincia di Milano come Figaro nel Barbiere di Siviglia. Tre anni da baritono e poi il cambio di registro: dal 1950 Bergonzi canta come tenore. La gavetta nei teatri di provincia e nel 1953 il debutto alla Scala dove interpreta i grandi ruoli verdiani dal Riccardo di Un ballo in maschera al Manrico de Il trovatore sino al Radames di Aida, il suo cavallo di battaglia. Tre anni dopo, nel 1956, arriva l’ingaggio al Metropolitan di New York. Una carriera che lo ha portato a cantare con Maria Callas e Renata Tebaldi e diretto da Karajan, Mitropulos, Votto sino a Pappano con il quale nel 2001 all’età di 77 anni canta Traviata a Londra. A fine carriera, poi, l’impegno per i giovani con una scuola di canto dalla quale cono usciti voci come quelle di Michele Pertusi e dei compianti Vincenzo La Scola e Salvatore Licitra. «Cosa l’ha aiutata ad andare avanti?» gli avevamo chiesto una volta ricordando i due anni di prigionia nel campo di concentramento di Rostock, prigioniero dei tedeschi dal 1943 al 1945: «La musica, ma soprattutto la fede».
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