giovedì 17 maggio 2012
COMMENTA E CONDIVIDI
«Purtroppo sarò un presidente giuria democratico!». Così scherza Nanni Moretti, chiamato a guidare gli altri otto giurati che il 27 maggio assegneranno la Palma d’Oro della 65esima edizione del Festival di Cannes, al via ieri sera. E poi aggiunge: «Fortunatamente i poteri del presidente sono limitati: faccio il capoclasse ma sono anche uno dei nove membri della giuria di quest’anno, colleghi che conoscevo e che stimo». Così Moretti, con un pizzico di autoironia, sfata le voci che, ancora prima dell’inizio dei lavori, lo immaginano autoritario, se non addirittura dittatoriale. Però una cosa la mette subito in chiaro: ci sarà molto da lavorare. «Non ci vedremo una volta ogni tanto, ma spesso, ogni due giorni, per discutere dei film visti. Questo per garantire attenzione e rispetto a tutte le pellicole in gara, anche quelle in programma nei primi giorni». E pensare che in Io sono un autarchico gridava "No, il dibattito no!". Palma d’Oro nel 2001 con La stanza del figli e habitué della Croisette, Moretti coordinerà i lavori dello stilista Jean Paul Gaultier, degli attori Ewan McGregor, Hiam Abbas, Diane Kruger, Emmanuelle Devos e dei registi Alexander Payne, Andrea Arnold, Raoul Peck. Cosa rende Cannes così speciale? Nanni non ha dubbi: «Dietro la grandezza di questo Festival c’è tutta l’importanza che la Francia ha sempre dato al cinema». E se qualche giorno fa prometteva di premiare film sorprendenti e mai visti prima, ieri ha precisato: «Prima di cominciare si dicono tante parole, ma è pur vero che tutti amano film capaci di sorprendere. Le nostre diverse sensibilità si confronteranno su 22 film e posso assicurarvi che ognuno di noi è arrivato a Cannes con la mente aperta e privo di qualunque pregiudizio». A chi paragona le riunioni di giura al conclave del suo Habemus Papam, Moretti risponde: «Si, un po’ di assomigliano. Ma se in passato l’obbligo di riservatezza imponeva ai giurati di non parlare fino alla fine, ora esiste addirittura una conferenza stampa all’inizio del festival. Ci rivedremo tra dodici giorni, quando diremo cose molto diplomatiche e banali. O forse no». Nessun giurato si è informato del programma prima di arrivare sulla Croisette. E nessuno leggerà alcunché sui film. «Conosciamo già troppi segreti legati al mestiere del cinema – dichiara la Abbas – ed è necessario abbandonarsi alle storie che vedremo come spettatori qualunque». «Ci lasceremo sedurre dalla sorpresa – continua Peck – evitando che i nostri gusti prevalgano».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: