venerdì 27 ottobre 2023
Debutto alla regia teatrale del cineasta con “Diari d’amore”, dittico di commedie di Natalia Ginzburg. Una rilettura perfetta e un’attenzione assoluta alle parole e alle voci
Nanni Moretti con il cast di “Diari d’amore”

Nanni Moretti con il cast di “Diari d’amore” - Luigi De Palma

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Valerio Binasco attore a volte mi sorprende, curiosamente. Essendo uno dei più importanti registi teatrali italiani, e non solo, mi accade di dimenticare che sia un attore. Abituato a vederlo in regia e come interprete simultaneamente, finisco per identificare l’attore come una creatura del regista. Le rare volte in cui recita sotto regia di un altro, allora mi accorgo in pieno delle sue eccellenti virtù attoriali. Come accade in questo riuscito

Diari d’amore

, dittico di commedie di Natalia Ginzburg, (in scena al Teatro Carignano, Torino, fino al 29 ottobre, poi tournée italiana e internazionale), dove Binasco sfavilla, coadiuvato da quattro attrici bravissime, e grazie a una regia intelligente e sottile dell’ “esordiente” (in teatro) Nanni Moretti. In realtà Binasco nasce come attore, senza alcuna intenzione di divenire regista. A venticinque anni l’incontro fulminante con Carlo Cecchi: «Vedendo lavorare il quale capisco che si può fare regia partendo dagli attori e non dalla regia...». Da qui nascerà il suo, da me spesso citato, “teatro degli attori” che supera, amalgamando, il conflitto Teatro del capocomico-Teatro di regia. Di fatto, dopo avere pensato di fare il coach, insegnando a giovani allievi aspiranti attori, e non intendendo divenire regista, accettò però una proposta, e da quel momento, a trent’si lanciò nella regia, che ha fagocitato la sua carriera di attore. Ultimamente le due attività si stanno riequilibrando. E’ un campione tipo Ancelotti: calciatore eccellente, ma lo vedevano tutti già allenatore in campo, e allenatore è divenuto, uno dei migliori in assoluto.

Caso raro, quello di Binasco: i capocomici, i Mattatori, sono grandi attori ma non davvero registi, da Gassman a Albertazzi al bravissimo Branciaroli; i grandi registi sono stati attori al’inizio, senza talento, quel talento che esplode subito in memorabili regie: Strehler non recitava bene e praticamente mai, Ronconi smise presto scoprendo che il suo talento non era sulla scena ma nella guida della scena.

Binasco è regista e attore eccellente, alla pari...

Diari d’amore è uno spettacolo costituito da due commedie di Natalia Ginzburg, Dialogo e Fragola e panna, pubblicate per l’occasione da Einaudi, e ben amalgamate in scena. Nuclei famigliari disarmonici, uomini vuoti: matrimonio, fedeltà, maternità, amicizia, valori divenuti esangui e sostanzialmente finti, un “teatro delle chiacchiere” che Moretti ama e inscena con ironia e amarezza.

Quello di Natalia Ginzburg a mio parere appartiene al genere minore del teatro borghese, che perde poesia e tragedia alla sua nascita (l’ultimo non borghese è Molière, Goldoni un mago fiabesco e onirico), ma che in autori particolarmente sensibili alla realtà del fantasma, come Strindberg e Pirandello, raggiunge una drammatica visionarietà. Nel Novecento il teatro borghese diviene tale “che più borghese non si può”, con Arthur Miller, Harold Pinter, e in Italia Natalia Ginzburg. Siamo lontani dal dramma tragico e metafisico di Beckett, o quello visionario di O’ Neill.

In tal senso Moretti legge nel modo migliore questa storia, con un’attenzione assoluta alle parole e alle voci, decidendo di farsi “primo spettatore”, compie un lavoro accurato e discreto, non intende “griffare” la regia approfittando della sua fama di regista cinematografico, e in ciò dimostra rigore e umiltà.

Le due commedie hanno al centro una ragazza “randagia”, scombinata, in un caso un matrimonio, disastroso, nell’altro una crisi di coppia affrontata con decisione e drammaticità. Binasco in una delle commedie è a letto, come in un sonno assente, una veglia demente. Nell’altra torna a casa da un viaggio, trovandosi in mezzo a un piccolo, banale enigma, una ospite improvvisa e non gradita alla moglie. L’attore recita come in un sogno stralunato, ebete, ma non surreale, le attrici partecipano di questa dolorosa messa in scena di vita tra mura domestiche che nulla hanno di domestico e docile, come nulla di ribelle: Alessia Giuliani, Arianna Pozzoli, Daria Deflorian, Giorgia Senesi, eccellenti nel teatro degli attori di Binasco, non prim’attore, ma incantatore in scena.

Commedie di scrittura davvero notevole.

Certo. Ma il mondo di Natalia Ginzburg è lontano dal soffio vitale, anche agonico, quindi poetico, che il teatro, per come io lo intendo, esige e merita.



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