domenica 2 agosto 2020
“German design award” all'opera in alta Val Seriana: «Una fonte di ispirazione in grado di coniugare tradizione e contemporaneità, nella consapevolezza della transitorietà della vita»
Edoardo Milesi

Edoardo Milesi - -

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Si riannodano fili interroti, anche in ambito architettonico. Ora che la crisi panedemica non occupa più tutto lo spazio della comunicazione, si diffonde la notizia che il “German design award”, il più prestigioso premio tedesco dedicato alle opere di design, è stato assegnato quest’anno, tra gli altri, a un’architettura italiana, per la precisione bergamasca: al Roccolo, costruito nella zona di Clusone in alta valle Seriana su progetto di Edoardo Milesi, titolare dello studio Archos. Che così lo descrive: «Un luogo verticale che connette la terra e il cosmo. Uno spazio sereno che apre la mente. Una fonte di ispirazione in grado di coniugare tradizione e contemporaneità, nella consapevolezza della transitorietà della vita». Il Roccolo sorge su un rilievo entro uno spiazzo attorniato da un rado bosco, e le sue agili linee risaltano per due motivi: sono inusitatamente slanciate su di una base relativamente piccola, in un luogo dove non mancherebbe lo spazio per edificare in orizzontale anziché in verticale; sulle sue facciate si alternano superfici che ora aggettano, ora si ritraggono, come in un collage composto da svariati materiali: legno di larice chiaro, acciaio corten brunito, vetrate trasparenti (ma incassate, per evitare effetti di specchiatura e riflessi), zinco-titanio sulla copertura. Un’architettura «a torre i cui diversi volumi generano una qualità scultorea che stabilisce una connessione formale e materiale con la tradizione regionale – come afferma la Giuria nel commentare l’attribuzione del premio – un’affascinante reinterpretazione dell’architettura tipica del panorama lombardo».

Il “Roccolo” di Clusone

Il “Roccolo” di Clusone - Ezio Manciucca courtesy Studio Archos

È questa la chiave di lettura dell’opera: essa riannoda i fili del presente con le consuetudini antiche. Spiega Milesi: «Il roccolo è un tipo di costruzione vernacolare inventata dal parroco di San Pietro d’Orzio, in Val Brembana, nel XV secolo, per aiutare gli abitanti stremati da una lunga carestia. Serviva a catturare gli uccelli e così dare cibo a chi non ne aveva. Si compone di un insieme di alberi e arbusti raccolti attorno a un edificio a torre, la cui struttura in legno era completata in alto da un piano aggettante chiamato castello. Ai livelli bassi erano posti uccelli di richiamo, sopra questi si trovavano la cucina e le stanze da letto. Quando i volatili, attirati dal canto dei richiami e dalle bacche, si fermavano a beccare, dalle finestre superiori i cacciatori buttavano gli spauracchi e gli uccelli, vedendoli piombare dall’alto come rapaci predatori, cercavano di fuggire a volo radente: e così finivano nelle reti opportunamente disposte all’intorno». Questo sistema di caccia ha consentito a generazioni di persone di vivere, per secoli. I roccoli si sono diffusi in diverse zone prealpine, non solo in Lombardia ma anche sui Colli Euganei in Veneto. Oggi, da diversi anni questo genere di caccia è vietato, ma ancora alcuni i roccoli sono usati per censire l’avifauna. A volte quelli storici sono stati trasformati in case per vacanze, e comunque restano come testimonianza di quell’antica tradizione venatoria. Sono strutture leggere, perché erano costruite, per successive addizioni, con materiali di recupero come le lamiere montate su telai di legno. L’edificio progettato da Milesi ne riecheggia forma e suggestioni: si compone di quattro livelli culminanti in un tetto a falde, con struttura in ferro e tamponature in materiali vari su una base in calcestruzzo. La sua costruzione è terminata, ma come roccolo non è ancora completo. Mancano le piante vicine che cresceranno col tempo: carpini e altri alberi all’intorno, e nelle bucature delle facciate si abbarbicheranno rampicanti e potranno nidificare gli uccelli. Perché il roccolo è edificio e natura in un insieme inscindibile, e proprio per questo l’opera di Milesi, per quanto nuova e di design, non solo si armonizza col paesaggio ma contribuisce a salvaguardarlo.

Questo inusitato equilibrio tra raffinatezza contemporanea, usanze storiche e natura è quanto ha colpito la giuria del premio tedesco, assegnato dal Consiglio per il design tedesco (Rat für Formgebung), che presta attenzione non solo alla qualità del-l’artefatto ma anche al rapporto con l’ambiente: in Germania l’ecologia è molto sentita e praticata, e non da ieri. Il Consiglio è un organismo non-profit costituito su auspicio del ministero dell’Industria nel 1949 per promuovere l’interesse dei produttori tedeschi nel secondo dopoguerra, quando avevano bisogno di riconquistarsi un posto nel mondo. Oggi vi partecipano oltre trecento membri provenienti dal campo industriale, del design, delle associazioni e delle istituzioni: un esempio di quella collaborazione tra pubblico e privato che caratterizza il modello economico tedesco. Nel tempo, l’opera svolta dal Consiglio ha subito diversi cambiamenti e sempre di più ha rivolto la sua attenzione all’efficienza dei prodotti, alla loro qualità formale e alla loro sostenibilità ambientale. Tra le decine di oggetti tedeschi premiati nel 2020 si trovano programmi software, robot, sistemi di trasporto a guida autonoma. Ma, poiché il Consiglio in anni recenti si è rivolto anche all’estero, ecco che viene premiata anche l’eccellenza nell’architettura italiana, ove questa sappia, come nel caso del Roccolo di Clusone, contemperare con sapienza innovazione, tradizione e rispetto ambientale. È un segno di come la cultura germanica sia aperta al dialogo con quella italiana, nel viaggio intrapreseo assieme verso l’edificazione di una nuova Europa capace di collaborare, non solo di competere.

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