mercoledì 1 febbraio 2023
Uno dei più grandi economisti italiani del Novecento, voleva completare l'opera del grande pensatore inglese e dei suoi allievi. Con lui si sono formati molti economisti dell'Università Cattolica
Luigi Pasinetti

Luigi Pasinetti

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Molti dei suoi allievi sparsi ancora tra Italia, Regno Unito e Svizzera lo consideravano un “Maestro”, sicuramente è stato uno dei più grandi economisti italiani del Novecento: è morto a 93 anni Luigi Lodovico Pasinetti, a sua volta allievo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano - di cui era professore emerito - e ultimo erede della Scuola di Cambridge, quella fondata negli anni Trenta da John Maynard Keynes, del quale Pasinetti contribuì a tramandare e rinnovare il pensiero.

La sua tesi, infatti, espressa in un libro del 2010, pubblicato durante l’ultima grande crisi finanziaria globale e intitolato Keynes e i keynesiani di Cambridge (Laterza), era che l’impostazione data dal celebre economista inglese e dai suoi collaboratori fosse alla fine andata nella direzione giusta, ma la “rivoluzione” alla quale Keynes e i keynesiani miravano fosse rimasta incompiuta, ancora da completare, cioè, e Pasinetti riteneva fosse soprattutto possibile farlo.

Nato a Zanica, vicino a Bergamo, il 12 settembre del 1930, un anno dopo la laurea alla Cattolica, nel 1956, Pasinetti si trasferì all’Università di Cambridge, dove fu inizialmente studente e poi collega dei primi allievi di Keynes, da Richard Kahn (l’economista che ha formulato il meccanismo del “moltiplicatore”) a Nicholas Kaldor (consulente economico e fiscale di molti governi), dall’enigmatico e connazionale fustigatore della teoria neoclassica Piero Sraffa a Joan Robinson, che già negli anni Trenta aveva gettato le basi per lo studio dei mercati imperfetti. Dopo un anno a Harvard, negli Stati Uniti, e due a Oxford, iniziò una lunga docenza al King’s College di Cambridge, per essere infine chiamato, nel 1964, alla facoltà di Economia e commercio dell’Università Cattolica, di cui fu anche preside dal 1980 al 1983. Da quel momento e per vari anni alternò il suo insegnamento a Cambridge e Milano.

L’attività scientifica era iniziata invece pubblicando una formulazione matematica del sistema teorico ricardiano, seguendo l’interpretazione che l’amico Piero Sraffa ne aveva dato nella sua edizione critica di Ricardo. Il nome di Pasinetti è risultato poi associato a due noti dibattiti che hanno avuto luogo negli anni Sessanta: il primo è l’affermazione “post-keynesiana” (il “teorema Pasinetti”) secondo cui il tasso di profitto e la distribuzione del reddito dipendono dalla propensione al risparmio dei “capitalisti”, ma sono indipendenti dalla propensione al risparmio dei “lavoratori”. Il secondo riguardava la teoria del capitale, e fu un dibattito originato dalla sfida di Samuelson e Levhari all’analisi di Sraffa sulla possibilità del “ritorno delle tecniche”: Pasinetti fu il primo, per comune riconoscimento, a dare una dimostrazione dell’erroneità del “ non-switching theorem” di Samuelson-Levhari. Questi contributi lo hanno collocato tra i critici dell’economia marginalista tradizionale. Il 14 febbraio nel campus di Piacenza della Cattolica è stato organizzata una giornata di studi in suo onore.

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