lunedì 29 maggio 2023
Una sonda dell'Esa in orbita intorno al pianeta rosso ha inviato un segnale a tre radiotelescopi, fra loro anche quello dell'Inaf in provincia di Bologna
Il radiotelescopio dell'Inaf in provincia di Bologna

Il radiotelescopio dell'Inaf in provincia di Bologna - Sito Inaf

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Partita la gara per decodificare il messaggio da Marte arrivato il 25 maggio sera: i dati, raccolti dai radiotelescopi alle 21:16 ora italiana, sono già stati elaborati e resi disponibili online sul sito del progetto "A Sign in Space". Nel giro di pochissime ore sono state più di 1.300 le persone da tutto il mondo (Italia compresa) che si sono cimentate in questo esperimento al confine tra scienza, arte e fantascienza.

Il segnale, che simula un messaggio inviato da una civiltà extraterrestre, è stato trasmesso mediante onde radio dalla sonda Trace Gas Orbiter della missione ExoMars, in orbita intorno a Marte. Sulla Terra "è arrivato intorno alle 21:16 ora italiana ed è durato mezz'ora così come era stato previsto", hanno spiegato gli esperti dell'Inaf. A catturarlo sono stati il radiotelescopio italiano di Medicina (Bologna), gestito dall'Inaf, e due radiotelescopi americani (l'Allen Telescope Array del SetiI Institute, in California, e il Robert C. Byrd Green Bank Telescope), oltre a vari gruppi indipendenti di radioamatori. Il team della stazione radioastronomica di Medicina ha inoltre selezionato un piccolo estratto del segnale della durata di un minuto e, grazie a un software, lo ha tradotto in suono, in modo da renderlo udibile all'orecchio umano.

"Marte chiama Terra, rispondete Terra…". Lo scorso 25 maggio un messaggio extraterrestre è stato trasmesso dal “pianeta rosso” con destinazione “noi umani”. In prima fila per questo esperimento ci sono l'Agenzia Spaziale Europea (Esa) e appunto l'Inaf. È stato il primo atto del progetto "A Sign in Space", ideato dall'artista Daniela De Paulis, coordinatrice dell'area Space & Society del Centro di ricerca InCosmiCon, del Dipartimento di Scienze umane e innovazione per il territorio dell'Università degli Studi dell'Insubria, diretto dal professor Paolo Musso.

"Pochi lo sanno - ha spiegato il professor Musso - ma la riflessione su come comunicare con altri esseri intelligenti risale addirittura a Kant e ci può insegnare moltissimo su noi stessi, perfino se il contatto non dovesse mai avvenire". Il Seti ci sta lavorando da decenni, aggiunge, "ma finora solo a livello teorico". Seti è l'acronimo di Search for Extra-Terrestrial Intelligence (ricerca di intelligenza extraterrestre), un programma dedicato alla ricerca della vita intelligente extraterrestre nato appunto negli anni '60. "A Sign in Space" invece, ha uno scopo principalmente dimostrativo, ha detto ancora Musso: "rendere consapevole il grande pubblico che la ricezione di un messaggio alieno è possibile e potrebbe verificarsi in qualsiasi momento". Tuttavia, ha sottolineato il professore, "per molti aspetti il messaggio è strutturato come riteniamo dovrebbe essere un autentico messaggio interstellare". Per questo, grazie al lavoro "davvero incredibile" di Daniela De Paulis, "per la prima volta nella storia potremo mettere alla prova le nostre idee in una trasmissione reale". La speranza, ha concluso Musso, è che questo possa "rivitalizzare la ricerca in questo campo, che per varie ragioni negli ultimi anni è stata un po' trascurata".

L'obiettivo è quindi quello di realizzare la simulazione di uno scenario senza precedenti in cui ci si chiede al pubblico che cosa accadrebbe se ricevessimo un messaggio da una civiltà extraterrestre e cosa significherebbe per l'umanità. Per rispondere a queste domande Daniela de Paulis ha riunito appunto un team scientifico, sotto il cappello di un titolo in inglese, "A Sign in Space", che cita il racconto "Un segno nello spazio" delle "Cosmicomiche" di Italo Calvino, di cui quest'anno ricorre il centenario della nascita.

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