mercoledì 19 agosto 2015
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Padre Lepori, di che è mancanza questa mancanza?Confesso che questo titolo – risponde padre Mauro Lepori, abate generale dell’Ordine dei Cistercensi che venerdì 21 agosto alle 17 nell’auditorium B3 discuterà il tema dell’edizione 2015 con la presidente della fondazione del Meeting, Emilia Guarnieri – mi provoca personalmente: a essere più attento a come vivo e a scoprire che questa mancanza c’è. Sento anch’io un’insoddisfazione tesa a Qualcosa di più grande che abita tutte le nostre esperienze. Luzi ha ben espresso il senso di "oltre" che diventa dominante anche nei momenti "normali". Come rivelano i Salmi – "Perché ti rattristi anima mia?" (Sal 43) – l’uomo ha questa capacità di interrogarsi sulla domanda che sgorga dal suo cuore ed è il dato più sublime dell’umano, mai soddisfatto da quel che crede di poter afferrare.Lei quando l’avverte?La sentiamo in certe grandi occasioni – la morte, la fine di una relazione, l’esperienza del peccato… – ma anche nella quotidianità, quando ci voltiamo per un istante e scopriamo il senso del limite, come un rumore di fondo che s’impone. La avverto soprattutto nel mistero dei rapporti umani, in cui capisco che siamo chiamati a qualcosa di infinito e che non ne siamo "capaci", da soli. Perché questa mancanza non viene da noi.Le sottopongo dei sinonimi di uso corrente del termine "mancanza": deficit (finanziario o cognitivo), passivo (di bilancio), assenza (di una persona), carenza (di risorse), bisogno (di aiuto) e magari anche desiderio (d’amore). Tutte mancanze negative, nel senso comune. Perché allora Luzi indica una "pienezza" del cuore?Nella cultura moderna si è voluto cancellare tutto quel che l’uomo non controlla, a partire dal concetto di Dio. In questa concezione del mondo, la mancanza è scandalo. La nostra società consumistica cerca spasmodicamente di stoppare l’emorragia verso l’infinito che il cuore non controlla. Siamo al parossismo: cerchiamo di riempire tutti i buchi anche se vediamo che è impossibile. Non lo accettiamo e arriviamo a sopprimere noi stessi. Senza capire che quella mancanza che ferisce la nostra sufficienza è la grazia più grande, e che ci è dato di riconciliarci con essa nel corrispondere a un Dio che dona se stesso gratuitamente.Questa Europa avverte la mancanza che riempie i cuori?Europei e non, tutti siamo sempre più penetrati da fiotti di umanità, di bisogno, di limite… I profughi e la povertà, sovranità che crollano e nuove forme di dominio: si torna a sfide che pensavamo di aver vinto, ma accettare la sfida non è un male, non è scandaloso scoprirsi di nuovo, cioè sempre, mancanti. Se ci apriamo a una nuova comprensione dei problemi e alla volontà di costruire una società più umana. Dobbiamo chiarire una cosa: non c’è solo una "buona" mancanza. C’è anche quella di chi è solo. Di chi odia. Di una società che non riesce più a vivere la relazione con l’altro. Me ne rendo conto in Africa, Asia e America Latina: è un mondo più pieno del nostro perché nella sua povertà non vive la mancanza come uno scandalo ma coltivando la relazione, l’amicizia, la parentela; laggiù non si vedono come da noi individui che vagano come nel vuoto, ma persone sempre in relazione, che si salutano e si incontrano con gioia. Legami veri, non link virtuali.Solo chi crede in Gesù Cristo può cogliere la pienezza di questa mancanza?Solo chi incontra l’uomo. A cominciare dall’uomo assetato di infinito che ognuno ha nel cuore. Allora irrompe la gratuità di Colui che ci ha fatti per Lui, e la comunione col cuore assetato di ogni uomo. Il miracolo è che ciò avvenga sempre di nuovo, malgrado tutto, malgrado noi stessi, perché c’è un Dio che cerca l’incontro dell’uomo. Può avvenire incontrandosi attraverso un social network?Da soli si incontra solo se stessi, ci si illude che la mancanza che si prova scaturisca da noi e comunque che sia possibile manipolarla, gestirla. Per questo non colgo lo stesso potenziale nelle relazioni virtuali, che conservano un sostrato di potere – decido io quando e cosa mostrare, se attivare o interrompere la relazione, ecc. – che non è altrettanto condizionante nelle relazioni reali in cui c’è più spazio di libertà e di sorpresa. Pensiamo all’Innominato dei Promessi Sposi: passa la notte a rimuginare come può risolvere la mancanza che sente ma solo quando si trova di fronte a Lucia lo capisce. E dopo è tutta una serie di incontri… dalle persone a Dio. Che genio il Manzoni!Francesco è un Papa che non ha paura di mostrarci la mancanza determinata dalla riduzione dell’io come pure quella che riempie il cuore. Ma quanto siamo disponibili a vedere quel che ci mostra? La popolarità di Francesco dimostra che la gente sente il bisogno di una paternità. Non sarà sempre una fede matura ma proprio per questo si deve compiere poi un salto che va oltre l’applauso e quello è il lavoro che il Papa chiede alla Chiesa, che deve dimostrare di essere quella dimora in cui è possibile andare oltre lo slogan e vivere il Vangelo che riempie di gioia le nostre inquietudini e può cambiare il mondo. Prendiamo l’enciclica sull’ecologia: più si avanza nella lettura e più si capisce che la preoccupazione è quella che l’uomo incontri il fratello e con esso Gesù Cristo, perché solo da quest’incontro scaturirà la volontà e la forza di amare la Terra come casa comune. Anche in quel testo troviamo la vera mancanza che riempie il cuore e infatti tocca i cuori di chi la legge con sete di vera pienezza. Ma quest’enciclica è già stata censurata dalla cultura ufficiale perché non è un discorso banalmente ecologista, bensì, appunto, un’opera di evangelizzazione.
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