martedì 21 maggio 2019
Per secoli hanno raccontato i grandi avvenimenti. Oggi sono un mercato d'arte e di collezionismo. Parlano l'esperto di Aste Bolaffi e la vice assistente del gabinetto numismatico vaticano
la medaglia del premio Nobel 1959 a Salvatore Quasimodo

la medaglia del premio Nobel 1959 a Salvatore Quasimodo

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«Le medaglie? Erano i tweet dei sovrani o dei Papi del passato». Gabriele Tonello, esperto della Aste-Bolaffi, società del Gruppo Bolaffi (azienda notissima nel mercato del collezionismo filatelico e numismatico) utilizza un’immagine moderna, per definire l’obiettivo che sta dietro a ogni medaglia emessa nel passato: trasmettere o celebrare un evento. Ancora oggi quasi tutti gli Stati realizzano medaglie e «la motivazione non è cambiata – spiega ancora Tonello – neppure con l’arrivo di nuove e più potenti forme di comunicazione». E così progressivamente la produzione di medaglie è diventata un terreno per collezionisti.

Settore del collezionismo

Una passione, a dire il vero, non molto diffusa se la si mette a confronto con filatelici e numismatici, «ma che vede comunque un discreto numero di estimatori del settore» specifica l’esperto di Aste Bolaffi, luogo dove gli appassionati più esperti pongono la loro maggior attenzione. Anche perché spesso in queste aste finiscono le collezioni create da altri appassionati nel frattempo deceduti e che non sono evidentemente riusciti a trasmettere lo stesso interesse ai propri eredi. Un evento che non deve creare malinconia, avverte Tonello, «anzi è auspicabile che importanti collezioni piuttosto che finire nel dimenticatoio o disperse, siano rimesse sul mercato dove ci sono persone che sanno apprezzarle». È accaduto, ad esempio, alla collezione di Giovanni Fattovich (1901-1986), veneziano nato a Zara e quindi cittadino austriaco alla nascita: oltre 250 onorificenze di fogge e dimensioni varie, e più di 1.300 medaglie, di cui circa 50 in oro, riguardanti la dinastia imperiale degli Asburgo.

I tweet degli Asburgo e di Napoleone

E proprio imperatori, sovrani e Pontefici, da secoli hanno utilizzato la medaglia come strumenti di comunicazione, rifacendosi all’antica tradizione dei romani che sulle monete imprimevano l’immagine dell’imperatore regnante, «unico strumento – chiosa l’esperto – con il quale qualunque abitante dell’Impero poteva conoscerne il volto». Ma c’è anche chi, come Napoleone, ha utilizzato «le medaglie per celebrare ogni momento significativo della campagna d’Italia e anche delle altre campagne militari che ha condotto». Ecco un esempio ante-litteram di eccesso di tweet da parte di un potente. E così anche altri sovrani, come appunto gli Asburgo, imperatori dell’Austria-Ungheria e i Romanov, zar della Russia. Una medaglie di Alessandro I è stata battuta all’asta per 50mila euro. Persino una medaglia in oro che ricordava Francesco II e la cerimonia di omaggio della Galizia alla città polacca di Cracovia è stata venduta a 26mila euro. Prezzi altissimi, anche se il mercato offre medaglie a prezzi più abbordabili.

Ovviamente anche il mercato del collezionismo di medaglie distingue la produzione tra antica (e decisamente più interessante, pure economicamente) e moderna. «Il discrimine – spiega Tonello – è attorno al 1945 con la fine della Seconda guerra mondiale. Dopo quella data parliamo di medaglie "moderne"».
Del resto capita in tutti i mercatini dell’usato di trovare medaglie di vario genere, anche se di scarso valore economico.

Il medagliere vaticano

Forse un capitolo a parte meritano quelle emesse dal Vaticano. Come spiega Eleonora Giampiccolo del Medagliere Vaticano, sembrano ancora di un certo interesse tra gli appassionati, in particolare quella che viene emessa annualmente a ricordo dell’evento più importante dell’anno appena concluso. Può anche capitare che una medaglia possa diventare più preziosa a causa di un errore di realizzazione, come avvenne per quella emessa nell’ottobre 2013 per il primo anno di pontificato di papa Francesco nella quale invece di trovare scritto «Iesus» fu stampata con «Lesus»: ne furono venduti pochi esemplari, perché dopo la scoperta vennero ritirate. Una di queste medaglie, però, è stata battuta all’asta per un incasso di 5.300 euro. «Il Medagliere Vaticano, che si trova all’interno della Biblioteca Apostolica Vaticana – spiega la
dottoressa Giampiccolo ¬, conserva le monete e le medaglie papali (ovviamente non solo queste due collezioni) emesse nel corso dei secoli per catalogarle e metterle a disposizione degli studiosi di tutto il mondo. Non è un museo aperto al pubblico, ma un luogo di ricerca nel quale gli studiosi possono accedere per appuntamento. Il Medagliere Vaticano ha il compito di studiare il materiale che conserva, non si occupa di promozione del mercato delle medaglie». E aggiunge: «Le medaglie papali, sia fuse sia coniate, sono dei documenti che scandiscono i grandi avvenimenti che hanno segnato la storia della Chiesa e dello Stato Pontificio fino a che esso è esistito. In genere si ritiene che papa Paolo II Barbo abbia inaugurato la tradizione della medaglistica pontificia, una tradizione che dura ancora oggi. Tra le medaglie papali ufficiali, la più importante è la medaglia annuale che viene emessa nei tre metalli, oro, argento e bronzo, ogni anno in occasione della festa dei santi Pietro e Paolo. Nel rovescio reca un soggetto allusivo all’avvenimento più importante dell’anno di pontificato appena trascorso. La sua emissione ha avuto origine intorno alla metà del XVI secolo».

Una scuola nella Zecca italiana

Anche la Zecca dello Stato in Italia produce annualmente medaglie. Addirittura all’interno della stessa Zecca da 112 anni esiste una Scuola dell’Arte della Medaglia, tra le più rinomate nel mondo. Una scuola con artisti incisori come docenti, nella quale l’apprendimento è unito alla realizzazione concreta di medaglie che poi vengono prodotte. Insomma una scuola d’arte inserita in un vero e proprio contesto produttivo come è la Zecca, a cui, appunto, spetta, tra le altre cose, anche la creazione delle medaglie.

Certo oggi questo filone del collezionismo è messo in ombra da quello numismatico, in particolare da quello relativo ai 2 euro commemorativi, cioè emissioni nazionali (anche congiunte) della moneta corrente sul cui lato nazionale viene impresso un personaggio, un anniversario, un evento della storia europea. Ma «c’è una differenza con le medaglie – sottolinea l’esperto di Aste-Bolaffi –: i 2 euro puntano a ricordare episodi e personaggi del passato, più o meno vicini. Sono commemorativi. La filosofia della produzione delle medaglie è forse più vicina a quella di un moderno mezzo di comunicazione: commemora, ricorda certo, ma eventi appena accaduti». Insomma una narrazione che appare più legata alla cronaca.

Ovviamente il campo nel quale opera Aste-Bolaffi è di livello medio alto, ma per iniziare ad avvicinarsi al mondo delle medaglie, basta frequentare anche qualche mercatino dell’usato. Non mancano mai banchi nei quali alla rinfusa vengono proposte medaglie di tutti i generi. A dire il vero un mercato non di pregio, ma che può far nascere qualche passione. In questi contesti è molto facile trovare medaglie, intese come quelle consegnate per una vittoria sportiva o la partecipazione a un evento agonistico.

Le prime medaglie olimpiche

L’assegnazione delle medaglie al podio dei primi tre classificati è una pratica piuttosto recente, se parliamo delle storia complessiva delle medaglie. Le prime a essere materialmente consegnate ai primi tre classificati, in una competizione olimpica, secondo alcune ricostruzioni storiche, furono quelle assegnate durante i Giochi estivi di Saint Louis negli Stati Uniti nel 1904 (eravamo, di fatto alla terza edizione dell’era moderna). Al di là del valore (economico o di pregio nella fattura), le medaglie ci raccontano eventi del passato - che magari direttamente o indirettamente abbiamo anche vissuto - e possono diventare anche un’occasione per suscitare curiosità e desiderio di rileggere la storia. Un ripasso che non fa mai male.


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