sabato 13 maggio 2023
Secondo la neuroscienziata e scrittrice «ciò che è perfetto non è in grado di comunicare mancanza e quindi creare qualcosa di nuovo». Lo spunto l'incontro tra Gesù e la Maddalena
Maryanne Wolf, scrittrice e neuroscienziata

Maryanne Wolf, scrittrice e neuroscienziata - Giorgio Boato

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Con una serie di balzi si può passare dalle neuroscienze a Maria Maddalena e Gesù, attraversando l’importanza della memoria, la ricerca della verità, l’intelligenza artificiale, il Covid e l’amore come collante. Maryanne Wolf, una delle più note neuroscienziate cognitiviste del cervello che legge, nel suo nuovo libro Maria Maddalena e Gesù. Storie di consolazione (pagine 288, euro 19,00), da poco uscito per Vita e Pensiero, questa volta si presenta come scrittrice di narrativa, con tre racconti ispirati proprio all’incontro tra i due. Ogni storia, narrata in prima persona da Maddalena, propone una figura diversa di giovane donna nella Palestina del I secolo, ma tutte partono dalla difficoltà di essere donna in quel tempo storico e tratteggiano la crescita della protagonista grazie alla sua intelligenza e all’incontro con Gesù. Senza pretese teologiche o storiche, Wolf scrive con la speranza, dice, di condividere con i lettori la grande consolazione che ha provato nel contemplare la persistenza dell’amore in diverse forme. Ne abbiamo parlato con lei in occasione del suo arrivo in Italia, prima a Roma, dove è stata impegnata con la Pontificia Accademia della scienza, e poi a Milano, per la Scuola di lettura promossa da Vita e Pensiero.

L’altro ieri è stata impegnata nell’evento “Lost in reading: sommersi e salvati dalla lettura”. Crede nel potere salvifico della lettura?

«Rispondo con il termine “santuario”. Questo perché il santuario è un luogo in cui si può andare a pensare e sentire meglio i propri pensieri, ma non tutti sono a conoscenza di un luogo simile. Spero che eventi come la Scuola di lettura diano alle persone l’opportunità di conoscere luoghi per avvicinarsi alla lettura che siano simili a un santuario, per sentire meglio sé stessi. Credo che oggi molte persone abbiano perso la sensazione di immersione profonda nella lettura. La lettura dovrebbe allora aiutare a ripristinare ciò che abbiamo perduto. Perdiamo, soprattutto nel nostro mondo, il senso del tempo, il senso della bellezza. Possiamo anche perdere il senso della verità. La verità talvolta è effimera e non dovrebbe esserlo, ma oggi siamo bombardati da migliaia di informazioni che possono essere o non essere vere».

Cosa ne pensa della manipolazione della verità, ad esempio con l’intelligenza artificiale?

«L’intelligenza artificiale è alla ricerca di una perfezione che non esiste. Ciò che è perfetto non ha la capacità di comunicare una mancanza, quindi di creare qualcosa di nuovo. L’intelligenza artificiale, in un certo senso, sta cercando di mettere tutto lì, nella creazione di una perfezione, ma senza la capacità unica di crescere oltre noi stessi, vengono meno, dal mio punto di vista, altre capacità, come per esempio la base della creatività, di un pensiero nuovo e laterale, dell’attenzione, nonché la capacità di pensare che ci può essere anche un’intelligenza sempre più grande. Riguardo alla manipolazione della verità, credo possa portare le persone in luoghi terribili. Gli Stati Uniti per esempio sono pieni di violenza in questo momento, in parte a causa di persone fuorviate che pensavano che quello che stavano facendo fosse basato su qualcosa di vero e non lo era. Certo, non vale per tutte le cause di violenza, ma ve ne sono alcune che sono state innescate dalla manipolazione intenzionale della verità».

Nell’introduzione a Maria Maddalena e Gesù lei dice che la speranza è quella di riuscire a condividere con i lettori la consolazione nel contemplare la persistenza dell’amore. Prima le ho chiesto se la lettura è salvifica, ora le chiedo se lo è l’amore. Anche quello per la lettura.

«Durante il Covid la lettura ha tenuto vivo il mio spirito, quindi sia la lettura che la scrittura per me hanno un effetto salvifico. La lettura è un miracolo. Uno degli aspetti poco conosciuti che emerge dal mio lavoro nelle neuroscienze e dalla mia esperienza è chela lettura non è come l’amore per un’altra persona, ma un’esperienza d’amore. Si attivano aree diverse, una cognitiva, l’altra emotiva. Queste forme diverse ci insegnano tutte a capire qualcosa, dal punto di vista fisiologico, psicologico, oppure esperienziale. Penso che sia una cosa meravigliosa quando ci si permette di provare queste emozioni»

Nel secondo racconto del suo ultimo libro nel finale scrive che «le imperfezioni possono essere una benedizione».

«La perfezione non è umana. È umano invece un assortimento di imperfezioni alla ricerca di qualcosa d’altro, di meglio. Penso ci sia una ragione se Gesù si è rivolto a coloro che erano più in difficoltà, ai ciechi, ai sordi, perché, in sostanza, ci ha accettato tutti nelle nostre imperfezioni».

Cosa hanno rappresentato e cosa rappresentano per lei le figure di Maria Maddalena e di Gesù?

«Gesù ci ha dato esempi di come amarci l’un l’altro in modi diversi. Maria Maddalena, per me, è uno dei modi in cui Gesù può guardare ognuno di noi in modo diverso. I loro due esempi mostrano il desiderio del cuore, il desiderio di confortare un altro essere umano attraverso la mente, il cuore e l’anima. È così che ciascuna Maria Maddalena nei racconti del mio libro ha un rapporto leggermente diverso con Gesù. Per tornare alla domanda, credo entrambi rappresentino diverse forme di noi e dell’amore necessario. Maria Maddalena è simbolo di ciascuno di noi mentre Gesù il modello per cui l’umanità continua a essere una fonte di conforto e speranza al di là della religione, per i credenti come per i non credenti».

Nei racconti parla di memoria. Qual è l’importanza della memoria nel nostro tempo?

«Stiamo perdendo la memoria perché la memoria richiede attenzione. E tutti noi siamo così distratti che non prestiamo sufficiente attenzione alle rappresentazioni stesse della memoria. La memoria invece è fondamentale, anche per verificare la verità. Credo che gli esseri umani oggi utilizzino meno la loro memoria rispetto a un tempo, perché si affidano molto a fonti esterne di memoria, ma tutti noi, me compresa, credo dovremmo stare molto attenti a cercare di preservare il più possibile la memoria e custodirla».

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