giovedì 30 marzo 2023
In volume le più significative rubriche dedicate al padre statista: da istanti di vita familiare la forza profetica di un uomo per il quale privato e politico erano entrambi radicati nella fede
Maria Romana De Gasperi: memoria e molto di più

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Primogenita, stretta collaboratrice e biografa, Maria Romana De Gasperi, nata a Trento nel 1923 e morta il 20 marzo del 2022 a 99 anni, dedicò la vita alla missione di custodire la memoria del padre. I testi raccolti nel volume Mio padre, Alcide, edito da Vita e Pensiero nella collana Pagine Prime realizzata in collaborazione con “Avvenire” (pagine 100, euro 13,00), del quale anticipiamo la prefazione del direttore Marco Tarquinio, sono tratti dalla rubrica che Maria Romana ha tenuto su queste colonne dal 1998 e 2022, con un’inedita testimonianza diretta proposta nella postfazione di Riccardo Michelucci. Scritti che mostrano la profonda intersezione tra l’azione pubblica e il vissuto privato del più grande statista italiano del Novecento. La voce della figlia ne offre un’immagine viva, calata nella concretezza della quotidianità di ogni uomo.

È stata una delle firme più amate di Avvenire, Maria Romana De Gasperi. E lo resta. Nessuno lo sa meglio di coloro che hanno diretto Avvenire nei ventiquattro anni della sua collaborazione: chi scrive le brevi note che state leggendo e Dino Boffo, che per primo regalò ai nostri lettori “Ieri e domani”, la rubrica che questa straordinaria intellettuale e testimone del tempo ha pressoché ininterrottamente tenuto, al sabato, dal 1998 al primissimo inizio del 2022. Stanze abitate e tenute aperte, nella sezione Agorà, sul filo di una memoria familiare preziosa e per molti versi unica e con una passione cristiana e civile che l’ha resa lucidamente e totalmente partecipe di ogni momento del suo secolo di vita. Novantanove anni di lavoro e di speranze, di disillusioni e di dolori personali e collettivi, di testimonianze e battaglie disarmate e forti affrontate per custodire un’idea di umanità e di democrazia che aveva fatto propria alla scuola di suo padre, Alcide De Gasperi, e di sua madre Francesca Romani.

Non è mai stata “solo” una figlia, Maria Romana De Gasperi, ma lo è stata, eccome. Grata, fedele, solidale e creativa come sa esserlo una donna che ha imparato da chi l’ha messa al mondo (e amata, e formata prima di tutto con l’esempio) la fede, l’autenticità e la libertà e, insieme, il senso del dovere e del limite che la libertà stessa fonda e protegge. Una realtà che il suo lungo racconto-riflessione sulle pagine di Avvenire ha consentito a tanti non solo di leggere ma di vedere e di sentire, costruendo un legame profondo e davvero speciale con tutti coloro che si sono ritrovati accolti e accompagnati, con fiducia, nell’intimità familiare dei De Gasperi e nel clima morale della vita e del servizio del più importante tra i padri della Repubblica. Anche a costo di essere equivocati, si potrebbe dire che Maria Romana De Gasperi, con l’efficacia della sua scrittura e la precisione illuminante e mai pedante dei suoi ricordi, ha aiutato a comprendere in modo sorprendente e inatteso, la verità (ben lontana da vecchie accezioni e intenzioni) che c’è in uno degli slogan chiave degli anni Settanta del Novecento: « Il privato è politico».

La dimensione privata e familiare dell’esistenza di Alcide De Gasperi illumina la sua azione pubblica, fa cogliere di più la sua dirittura e spiega sia la sobria efficacia del grande Ricostruttore sia la duratura ammirazione che egli suscita anche nell’Italia di oggi, un Paese assai poco incline a stimare la classe politica e dirigente. Questo libro è perciò un dono per i lettori e le lettrici che negli anni, poco a poco, hanno già assaporato (e magari ritagliato e riposto tra le cose care) la rubrica “Ieri e domani”, ma soprattutto per chi non l’ha mai letta o non l’ha letta abbastanza. Pagina dopo pagina, si potranno trovare parecchi episodi (specialmente quelli iniziali) della coinvolgente narrazione di cui s’è detto e che, sin dal principio e via via sempre più spesso, s’è intrecciata, e come abbracciata, alla stringente attualità che abbiamo attraversato nei due primi decenni del XXI secolo.

Aggiungo, infine, un ricordo personale e una citazione. Il ricordo: ho avuto la gioia e la grazia non solo di conoscere e di parlare distesamente con Maria Romana de Gasperi, ma anche di partecipare a incontri pubblici nei quali sia lei sia io eravamo chiamati a intervenire, dialogando tra noi e, a volte, con le persone presenti. È stato bello – dopo aver appreso, per così dire, la sua voce di carta – imparare anche in questo modo il suo timbro e l’eloquenza potente della sua testimonianza e dell’amore che la circondava (quello suo per il padre e quello di moltissimi per lei).

La citazione: «Questa la guerra che i nostri genitori ci avevano fatto vedere sulle cime delle nostre montagne. Eravamo bambine e tutto ci sembrò terribile e senza fine. Ma il mondo, giorno dopo giorno, ci insegnò la forza delle guerre, la vittoria degli eserciti la bellezza delle vittorie, la grandezza dei generali il pianto delle madri, il silenzio degli orfani. Allora queste erano le vittorie? (…) E per noi ci fu un’altra guerra ancora: ci aspettava al di là delle Alpi con il viso severo e certo della vittoria. (…) Alcuni libri oggi ci raccontano fatiche immani e coraggio senza fine. E quanto abbiamo pagato in vite umane, in case, in modo di vivere la nostra sconfitta! Questa dovrebbe essere finalmente l’ultima lotta tra popoli intelligenti, tra uomini decisi a costruire il proprio avvenire e non a distruggere ciò che finora si è riusciti a rendere positivo per tutti».

Queste parole sono tratte dall’ultimo articolo scritto per Avvenire e pubblicato il 22 gennaio 2022 da Maria Romana De Gasperi. La nuova e terribile fase della guerra russo-ucraina sarebbe cominciata un mese dopo e dopo un altro mese ancora lei sarebbe mancata definitivamente ai lettori, che continuavano a scrivere per chiedere notizie sulla «salute della Signora » e a invocare il ritorno in pagina della rubrica. Ancora una volta, in quel suo estremo testo, lei aveva saputo annodare “Ieri e domani” e andare al cuore della storia amara che ci stavamo preparando a vivere, che dobbiamo saper cambiare. E aveva denunciato, con acuto ma pacato dolore, la vanità delle ragioni affermate e delle vittorie ricercate spargendo sangue e devastazioni. La vera profezia fiorisce sempre da una memoria buona e salda, e da un molto di più fatto di pietas e di speranza.

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