martedì 12 maggio 2020
L’inno al coraggio del 35enne cantautore affetto da atrofia muscolare spinale: «Ho dovuto lasciare il pianoforte, ora offro la voce e una canzone per i tanti volontari del mio ospedale»
Quegli "Invincibili" di ogni giorno cantati da Marella
COMMENTA E CONDIVIDI

Di Invincibile c’è senz’altro la personale forza di volontà. E anche il nuovo brano di Alessandro Marella, che di ferrea volontà s’intende dalla nascita. Il 35enne cantante pugliese di Terlizzi, cresciuto ad Alessandria, è affetto da atrofia muscolare spinale (Sma), congenita patologia degenerativa che colpisce circa un neonato ogni diecimila ed è la più comune causa genetica di morte infantile. Alessandro ce l’ha fatta a mascherare la malattia per un po’, fino ai tre anni. Poi è cominciata una sfida quotidiana per conquistare la maggiore pienezza di vita possibile. Grande alleata di Alessandro, la musica. Il pianoforte prima, finché ha potuto governare i suoi muscoli e le sue mani. Poi la voce, quella piena e carica di vitalità di quando parla e ancor più di quando canta. È nato così il brano Invincibili, scritto con l’amico chitarrista Fabio Toninello, prodotto e arrangiato da Simone Bertolotti e ora in streaming e in digital download.

«È una canzone che vuole sensibilizzare e dimostrare come ognuno di noi possa essere un supereroe, superando le proprie paure grazie alla voglia di vivere – racconta Alessandro –. Ognuno di noi è in questo senso invincibile: la nostra forza viene fuori nel momento del bisogno ed è proprio lì che riusciamo a tirar fuori il meglio di noi stessi. In questo periodo stiamo attraversando una delle pagine più tristi e difficili della nostra storia eppure possiamo uscirne vincitori, grazie a dei piccoli gesti come stare tutti a casa e seguire le regole. Ecco dove nascono i supereroi. Basta guardare chi lavora in prima linea come infermieri e medici: in realtà stanno facendo semplicemente quello che hanno sempre fatto. Non erano quindi già supereroi?».

Il grazioso e toccante videoclip in motion graphic di Invincibile mostra una grigia città in cui un ragazzo (in sedia a rotelle) e una ragazza si vedono dalla finestra dei loro palazzi e iniziano a comunicare a distanza, costretti in casa dalla pandemia. Alla fine, con la forza dell’immaginazione e dell’amore, riescono ad abbracciarsi e in quel momento il mondo torna ad essere a colori. Nel disegno animato c’è anche un riferimento al wheelchair hockey team Macron Warriors Viadana, squadra in cui Alessandro si allena da anni e che ha contribuito allo sviluppo del progetto. La canzone nasce infatti per promuovere una raccolta fondi a favore dei tanti caregiver dei ricoverati del reparto Unità malattie Neuromuscolari dell’Ospedale Nigrisoli di Bologna, attualmente chiuso a causa del Coronavirus. Un centro di eccellenza che Alessandro frequenta da un quarto di secolo.

«Stavo ancora studiando pianoforte – racconta – e ricordo che mio papà doveva portarmi in aula a braccia perché non c’era modo di salire con la sedie a rotelle. Poi per un po’ lezioni di piano a casa, finché mi sono dovuto arrendere al progredire della malattia. Quando ho lasciato il conservatorio c’era però in me una chiara consapevolezza della mia realtà. Nessuna rabbia o ribellione, ma serena accettazione. Mi dicevo che in fondo andava bene anche così. Questa patologia che ti accompagna da sempre ti fa guardare in faccia la realtà. Fin da bambini sappiamo che cos’è e a cosa si va incontro, così siamo portati a riempire ogni istante di vita. E il mio bisogno di agire e di sfogare tutta l’energia l’ho spostato sul canto».

Il progetto, con il ricavato di Invincibili, si affianca alla campagna di crowdfunding dell’Associazione Ruotaabile Onlus (la prima in Italia con un direttivo totalmente composto da ragazzi con disabilità neuromuscolare) a favore del reparto del Nigrisoli diretto dal neurologo Marcello Villanova che da 25 anni segue Alessandro. «Io amo molto incontrare il pubblico – dice Alessandro –, mi sento più libero quando canto davanti alla gente, percepirne la reazione. È diverso lo sguardo su di me, non avverto compassione o pena. Per fortuna sono molto comunicativo, ci so fare con le persone e ho tantissime amicizie. Grazie anche a una comunità solidale come quella di Spinetta Marengo, la frazione di Alessandria dove ci fu la famosa battaglia tra le truppe di Napoleone e gli austriaci il 14 giugno del 1800. Anch’io combatto, ma ogni giorno».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: