giovedì 30 giugno 2022
Lo scrittore spagnolo sabato sarà ospite al Bergamo Festival: «Non si può dire a qualcuno “ti amo” con un’immagine. Scrivere per me è una forma di resistenza»
Lo scrittore spagnolo Manuel Vilas

Lo scrittore spagnolo Manuel Vilas - Alex Gallegos

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Sabato 2 luglio al Bergamo Festival lo scrittore spagnolo Manuel Vilas, poeta e narratore, sarà protagonista dell’incontro: “Raccontare mondi. La parola tra realtà e finzione”. Vilas è uno dei maggiori autori spagnoli viventi, ha all’attivo numerosi saggi e romanzi, tra cui l’acclamato In tutto c’è stata bellezza e l’ultimo I baci, entrambi pubblicati da Guanda. La sua è una prosa che si addentra nell’esperienza umana, proponendo spesso immagini dal sapore quasi spirituale, ma mai avulse dalla realtà. Vilas conosce nel profondo i meccanismi della parola e dell’arte del racconto, attraverso i quali costruisce mondi in bilico tra realtà e finzione.

Come si colloca, perciò, la parola in un mondo come quello odierno, fatto prevalentemente di immagini?

«Gli esseri umani hanno bisogno anche di parole. Le immagini non sono sufficienti. Non si può dire a qualcuno che lo si ama con un’immagine. È necessario dire: ti amo. Senza parole, l’umanità non esiste».

Se la sua prosa descrive immagini spirituali, qual è il suo rapporto con la spiritualità?

«Tendo a un misticismo semplice: la bellezza della luce del sole, l’ombra di un albero, lo sguardo segreto di un cane. Tutto è misterioso e semplice allo stesso tempo. Tutta la mia letteratura è un’esplorazione del mistero della vita. Sì, nei miei libri c’è spiritualità, e molta. Tutto è enigma e bellezza. I misteri della vita contengono gioia e dolore».

Il tema del Festival di Bergamo di quest’anno mette insieme democrazia e futuro del pianeta. Da un lato c’è la guerra tra Ucraina e Russia, dall’altro il Covid, e dall’altro ancora l’emergenza ambientale.

«Senza dubbio il mondo stava meglio prima della pandemia. La gente ora ha paura. La politica sta fallendo. La letteratura è una forma di resistenza ma sono molto preoccupato per i diritti individuali. La guerra della Russia contro l’Ucraina è una guerra culturale. Putin non vuole che l’Ucraina diventi una democrazia occidentale. Oggi non c’è gioia nel mondo. Troppi nemici della vita. Il mondo sembra una nave alla deriva».

La letteratura può fare qualcosa?

«Può difendere la vita. La vita è più importante delle ideologie. Può ricordare al lettore che la gioia di vivere è un diritto e un obbligo. Kafka diceva che la gioia è un obbligo».

Nel suo ultimo libro parla di un altro grande scrittore: Cervantes. Un amico una volta mi ha detto: il mondo si divide in due categorie: quelli che hanno letto Don Chisciotte e quelli che non l’hanno letto, cioè quelli che hanno fede, credono e sognano e quelli che non ce l’hanno. Qual è il suo rapporto con la fede?

«Credo che nel mio cuore ci siano cose che non conosco e che a volte vedo nei miei sogni. Dopo Cervantes, lo scrittore che ammiro di più è Kafka. Forse Cer- vantes e Kafka sono lo stesso scrittore. Mi piace molto Don Chisciotte, era l’uomo più impegnato del mondo. Non aveva cinque minuti a disposizione. Dietro Don Chisciotte c’è Cervantes, che rimane un enigma. Chi era Cervantes non lo sapremo mai».

Sempre in riferimento a Don Chisciotte lei parla del dilemma degli idealisti, ovvero la delusione. Il segreto per essere felici è non avere aspettative?

«La vita dell’idealista finisce con una delusione, ma anche una vita senza ideali delude: questo paradosso è presente nel mio romanzo. Temiamo l’idealismo perché si basa su una menzogna, ma senza quella menzogna la vita è povera e grigia».

Con I baci ha scritto una storia d’amore piena di sentimento, la cui tesi di fondo è che la soluzione, la salvezza della vita, sia l’amore. Che cos’è l’amore per lei?

«L’amore umano è l’esperienza più importante della vita. L’amore scredita la politica e scredita la gerarchia di valori. Le persone innamorate non guardano i notiziari. Le persone innamorate vivono la vita frenetica delle loro passioni. Gli innamorati non votano, non mangiano, non lavorano, non hanno una pensione, non credono in nulla se non nel loro amore. Le persone innamorate sono il vero antisistema».

Nel libro In tutto c’è stata bellezza lei parla di famiglia, unendo personale e collettivo, romanzo e autobiografia. Che cosa rappresenta per lei la famiglia?

«Adoravo i miei genitori, per questo ho scritto In tutto c’è stata bellezza. Ricordo i miei genitori ogni giorno. Mi mancano ogni giorno. Li amo ancora ogni giorno».

Qual è il suo rapporto con il passato e con il trascorrere del tempo?

«Vivere è una festa, non voglio che finisca. Il passato, come diceva Faulkner, non è mai morto, e non è nemmeno passato».

Lei ha iniziato come poeta, ora è un romanziere. In che direzione sta andando come scrittore?

«Sto finendo un nuovo romanzo e ho scritto un libro di poesie intitolato Roma, che sarà presto tradotto in italiano. Sono innamorato di Roma. quando sono in Italia ho la sensazione di essere nel posto più bello del mondo. Sono un poeta e un romanziere. Si può essere entrambi allo stesso tempo, fa tutto parte di ciò che chiamiamo letteratura, ma la mia vocazione è quella di lettore, per questo mi sento più a mio agio come romanziere, perché per me la letteratura è comunicazione. Senza lettori non scriverei. Ho bisogno dei miei lettori. Vorrei avere milioni di lettori, perché amo l’umanità intera e credo nella fratellanza universale».

Che cos’è la bellezza per lei? Tutto ciò che esiste è bello. Sono ossessionato dalla bellezza. La vedo ovunque. Ma la bellezza del mondo è spesso minacciata dagli esseri umani. Mi deprimono cose come la spazzatura nel mare, l’incuria, l’indelicatezza.

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