mercoledì 8 settembre 2021
Dopo l’edizione del 2020 segnata dall’emergenza sanitaria la manifestazione arriva al quarto di secolo puntando tra l’altro sulla presenza di temi scientifici e rafforzando i legami con il territorio
Una delle passate edizioni del Festivaletteratura di Mantova. La nuova edizione prende il via oggi

Una delle passate edizioni del Festivaletteratura di Mantova. La nuova edizione prende il via oggi - Boato

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L’edizione è la venticinquesima, ma sotto molti aspetti per il Festivaletteratura questo è l’Anno Uno. Non l’Anno Zero,sia chiaro. Quello è stato semmai il 2020, con il programma completamente rimaneggiato per fare fronte all’emergenza sanitaria. Molte delle innovazioni di allora si ripropongono nel cartellone del Festivaletteratura che prende il via oggi (l’inaugurazione ufficiale è prevista per le 11,30 in piazza Sordello) e si concluderà domenica pomeriggio con la conversazione tra Gabriele Romagnoli e il narratore statunintense Colum McCann, autore del recente Apeirogon (Feltrinelli).

Per le strade di Mantova, dunque, torna a girare il Furgone Poetico che ha debuttato giusto un anno fa, mentre è sempre più ricco il palinsesto radiofonico che, a questo punto, si candida a costituire una delle eredità della pandemia più riconoscibili sul versante digitale. Se nel 2020 si era puntato a rinsaldare il legame con il territorio (fin dalle primissime edizioni il sostegno della città si è rivelato decisivo per le sorti della manifestazione) e molto spazio era stato accordato alle presenze italiane, facendo quasi esclusivamente affidamento allo streaming per gli ospiti stranieri, adesso si riprende un assetto più simile a quello tradizionale.

I collegamenti da remoto non vengono abbandonati (è così, per esempio, che domani alle ore 19 si potrà ascoltare Alice Walker, una delle maggiori autrici afroamericane, le cui opere, a partire dal capolavoro Il colore viola, sono attualmente pubblicate da Sur), ma nel frattempo si recupera il rapporto diretto con gli scrittori. Fu questa, nel 1997, l’intuizione che portò alla nascita di una kermesse fino a quel momento senza precedenti nel nostro Paese. A fare da modello erano i festival letterari anglosassoni, primo fra tutti quello gallese di Hay-on-Wye, apprezzatissimi dai lettori anche in virtù del loro clima sapientemente informale. L’idea piacque subito al pubblico di Mantova e da lì il formato del festival si è disseminato un po’ in tutta Italia. Il coronavirus, com’è noto, ha bruscamente interrotto questa consuetudine degli eventi dal vivo, favorendo un ripensamento che proprio a Mantova sta dando risultati più che apprezzabili.

Al di là degli aggiustamenti tecnici, l’analisi del programma di quest’anno (la media è di quaranta incontri al giorno, la partecipazione complessiva è di circa trecento fra autrici e autori) fa emergere un dato di particolare interesse. Rispetto alle edizioni del passato, nelle quali era predominante l’apporto della narrativa, in questo Anno Uno si è deciso di dare voce alla scienza o, meglio, alle scienziate e agli scienziati. Perché non se ne sa mai abbastanza. Almeno questo dovremmo averlo imparato.

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