mercoledì 23 giugno 2010
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«Domenica sera alcuni amici delle Ss mi portarono con loro a Lichterfelde dove da una stanza potevo godere della vista sul cortile e assistere allo spettacolo. Mi risparmi il racconto delle mie impressioni». Così scrive, in una lettera inedita al barone Werner von der Schulenburg, diplomatico tedesco antihitleriano, un testimone d’eccezione della purga interna al Partito nazista, avvenuta alle prime luci dell’alba del 30 giugno 1934, e passata alla storia come la «notte dei lunghi coltelli». Si tratta del massacro delle milizie delle Sa di Ernst Röhm – camerata della prima ora di Hitler – da parte delle nuove Ss di Heinrich Himmler, sorte come guardia pretoriana del Führer. La «notte dei lunghi coltelli» e la successiva morte del presidente von Hindenburg segnano la definitiva affermazione del governo hitleriano in forme totalitarie. Le vittime del massacro furono un migliaio. Vennero assassinati, oltre a Röhm e ai suoi fedelissimi, esponenti di primo piano del Partito nazista, come Gregor Strasser. Ma anche l’ex cancelliere Kurt von Schleicher e alcuni dei principali collaboratori del vice-cancelliere cattolico Franz von Papen: Erich Klausener, leader dell’Azione Cattolica, il consigliere giuridico Edgard Jung, il capo dell’Ufficio stampa, Herbert von Bose. 150 comandanti delle Sa furono prelevati, trascinati e messi al muro nella caserma di Lichterfelde, la scuola berlinese degli allievi ufficiali. Il nuovo documento, conservato in segreto da 76 anni, ci è stato fornito dalla vedova del diplomatico germanico, la baronessa Jsa von der Schulenburg. Esso è parte del vastissimo e assai importante archivio di Schulenburg, mai aperto finora agli studiosi. Autore della lettera è un ebreo, Nathan Berlin, alias «Canterbury», un giovane arrampicatore sociale che invia rapporti politici al suo committente, già coinvolto in una trama che il vice-cancelliere di Hitler, von Papen, aveva intessuto nella seconda metà del 1933 per tentare di abbattere il governo nazista. Di Berlin sappiamo pochissimo: soltanto che, al tempo in cui assume l’incarico per conto di Schulenburg, ha 23 anni e desidera fare il giornalista. Il barone asseconda le ambizioni del giovane rampante, fuggito dalla Germania e riparato a Londra per salvare la pelle.Berlin s’installa rapidamente nel superesclusivo D’Abernon Club, dove si procura la necessaria rete di appoggi per mettere radici Oltremanica e cercare di svolgere la sua attività di informatore politico. I suoi rapporti a Schulenburg contengono notizie molto interessanti e di prima mano, raccolte da fonti qualificate. La prima relazione, datata 20 giugno 1934, preannuncia il rivolgimento che si sta preparando in Germania, con la «notte dei lunghi coltelli». Berlin non è in grado di prevedere l’esatta dinamica degli eventi, ma coglie che qualcosa di molto grave sta per accadere. Egli ventila un possibile colpo di Stato ordito dalla camarilla presidenziale per stroncare il virus rivoluzionario che sta ammorbando il Reich ormai da oltre un anno. Il giovane Nathan scrive: «Ho motivo di credere che là sta sorgendo una nuova decisione e questa volta non voglio perdere l’aggancio. Si sta creando una coalizione metafisica che tiene il dito sul contatto verso il colpo di Stato freddo. Nelle scorse settimane il vecchio signore (Hindenburg, ndr) ha tenuto il cancelliere solo per relazioni molto brevi e poi l’ha sempre mandato via». La «nuova decisione» che si sta profilando volge in direzione di una «dittatura militare» che, a giudizio di Berlin, non durerà. Tuttavia, egli descrive un clima da vigilia della «resa dei conti». Le Sa, in questo contesto, appaiono più le vittime che i carnefici, perché le milizie di Röhm sono state mandate «in ferie non pagate e a tempo indeterminato». Una settimana più tardi, il 7 luglio, Berlin invia una dettagliata relazione in cui racconta gli avvenimenti della «notte dei lunghi coltelli» come egli li vide da testimone oculare in Germania, dove si è recato durante un viaggio-lampo. Il documento è di grande importanza, anche perché il giovane fu condotto sui luoghi in cui avvenne il massacro delle Sa. Berlin accenna infatti alla truculenza dello spettacolo offerto ai suoi occhi. Dai contenuti del rapporto si evince inoltre che l’informatore politico era entrato nella «cerchia di von Papen».Reduce da quell’inferno, egli scrive a Schulenburg da Londra: «Da due giorni provo a scriverle un rapporto su tutte le cose terribili che ho potuto vivere personalmente a Berlino. Ma ho ancora gli occhi e le orecchie come paralizzati così che il tentativo odierno potrebbe riuscire un po’ confuso. Sono tornato a Londra mercoledì, giusto in tempo per bloccare la pubblicazione del mio necrologio sulle testate Week e Daily Express. L’ultima volta le scrissi che avevo la sensazione che a Berlino stava succedendo qualche cosa ed avevo il desiderio di tornarvi. Il 21 giugno ricevetti una lettera di von Bose che con il pretesto di inviarmi del materiale di scarsa importanza, coglieva l’occasione per ricontattarmi. Esprimeva il desiderio di volersi "di nuovo sfogare con me a breve" e riteneva anche di essere in grado di versarmi la somma che ancora mi doveva. La lettera di Bose mi parve il dito indicatore di Dio, investii le mie ultime monete in un biglietto ed arrivai a Berlino il 23. La città era come sempre, di nuovo bella e piena di attività. Saltava agli occhi come la gente leggesse in pubblico la stampa estera e come chiunque si fosse procurato sottobanco e letto il discorso di Marburg di Papen. Bose era partito per un paio di giorni di vacanza e tornò solo il 29. Io ero rimasto tutta la settimana a Berlino e ho potuto constatare che Goebbels è l’uomo più odiato nel nostro Paese e che la maggior parte della Sa andrebbe volentieri in vacanza ad infinitum perché stanca di quella faticaccia. Gli intelligentoni discussero coram publico il putsch "freddo" di destra facendo gli stessi nomi che a noi sono noti da tempo». Così prosegue nel suo racconto inedito il supertestimone della strage: «Quella storica domenica mattina, concordai con Bose di trovarci per il pranzo all’una da Peltzer. Quando sono arrivato in quella zona ho notato molta polizia armata e lo sbarramento della Wilhelmstrasse. Ingenuo come talvolta sono, ho creduto che fosse arrivato il re del Siam. Per un’ora ho atteso invano che arrivasse Bose. Alle due ho tentato di avere notizie dalla Vosstrasse 1 (sede della vice cancelleria, ndr) su cosa gli fosse accaduto ma ho solo potuto constatare che l’edificio era occupato dalle Ss. Alle undici di notte ho incontrato due conoscenti che mi hanno detto che Bose era stato ucciso a colpi di pistola da sei ragazzi delle Ss alle 12 e 45. Domenica sera alcuni amici delle Ss mi portarono con loro a Lichterfelde dove da una stanza potevo godere della vista sul cortile e assistere allo spettacolo. Mi risparmi il racconto delle mie impressioni. In ogni modo non mi sono comportato in modo né più coraggioso né più eroico dei delinquenti. Martedì sono poi tornato qui, a conoscenza del vero accadimento dei fatti. Tutto l’affare è il tentativo del signor Goebbels, che sentiva l’avvicinarsi della sua rovina, di rendersi indispensabile agli occhi di Hitler. Ecco perché il tiro mancino di tradire Röhm.Madame (soprannome attribuito a Röhm per la sua omosessualità, ndr) voleva fare un discorso il 30 giugno davanti a una platea di condottieri delle Sa, nient’altro. Goebbels l’aveva saputo da lui personalmente e ne informò il Führer, così come gli fece notare il suo presunto legame reazionario con Göring. "Onorificenza Hermann" venne a trovarsi sotto un tiro incrociato diabolico, o stava a destra ed allora doveva riconoscere bandiera oppure non era sicuro dell’assicurazione che aveva alle spalle ed allora doveva eseguire in modo ubbidiente l’ordine di Adolf Hitler ed agire personalmente contro la destra. Decise per quest’ultima cosa e fece ammazzare indiscriminatamente tutti quelli contro i quali nutriva qualche risentimento. Tre gangster governavano in modo terroristico un popolo impaurito. Stiamo a vedere chi ammazzerà per primo chi». La conclusione, riguardo al futuro della Germania, suona come una profezia agghiacciante: «Questa terra è perduta, qualsiasi cosa accadrà».
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