sabato 12 marzo 2022
La vita di Kerouac, iniziata il 12 marzo 1922, ha i caratteri di una storia romanzesca. Gli appunti raccolti in "Some of the dharma"
Jack Kerouac (1922-1969)

Jack Kerouac (1922-1969) - archivio

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A leggere Kerouac, viene da pensare che, se non hai mai lanciato l’auto senza una meta precisa sulle autostrade americane, non sai che cosa significhi viaggiare. E forse è proprio vero per Kerouac lo è sicuramente - che chi non si ferma mai rimane giovane. Kerouac è l’icona dello scrittore giovane. Ma oggi, se fosse vivo, compirebbe cent’anni. Nasceva infatti il 12 marzo 1922, all’anagrafe Jean-Louis Kérouac. Siamo in Massachusetts e la sua famiglia è franco-canadese. La vita di Kerouac ha i caratteri di una storia romanzesca: dopo aver interrotto gli studi universitari e aver vagabondato per gli States esercitando i mestieri più disparati sulle tracce dei suoi scrittori preferiti ( Jack London, Ernest Hemingway, Thomas Clayton Wolfe), a New York entra in contatto con i protagonisti della 'beat generation', il movimento di giovani ribelli (tra loro William Burroughs e Allen Ginsberg) decisi a vivere senza regole, in contrasto con i modelli borghesi, votati a esistenze eccentriche e controcorrente. Nel 1950 pubblica la sua prima opera importante, La città e la metropoli. Ma è l’anno seguente quello decisivo. Ai primi di aprile del 1951 si chiude nel suo appartamento nel Queens, a New York. Apre sul tavolo i taccuini di viaggio riempiti nel corso dei vagabondaggi da una costa all’altra, prende dei fogli da disegno, li ritaglia in modo che entrino nella macchina da scrivere e incomincia a battere. Per assecondare il flusso dell’ispirazione, unisce i fogli con del nastro adesivo, in modo da non doversi fermare per inserirli nel rullo. «Sono andato veloce perché la strada è veloce», spiegherà. Sulla strada esce nel 1957. Sal Paradiso, un giovane newyorkese con ambizioni letterarie, sta guidando una Hudson. A bordo si trovano altri tre viaggiatori: l’inarrestabile Dean Moriarty, la sua bionda amante Marylou ed Ed Dunkel, un pacifico spilungone. È l’inizio del 1949, e la banda è diretta a New Orleans, in Louisiana, per poi puntare verso San Francisco, sulla costa occidentale. I quattro non viaggiano per un vero e proprio motivo: al di là delle eventuali mete, l’importante è andare al massimo, spingersi al limite, vivere 'contromano', cogliendo ogni attimo come se fosse l’ultimo. Questi viaggi senza scopo sono l’occasione per compiere esperienze forti e anticonvenzionali, tra sesso, droga, arte, musica e letteratura, anche qui in polemica con la mentalità borghese dell’epoca, in una fuga continua, forse anche da se stessi, che è il sintomo di un disagio e di una irrequietezza profondi. Il librò diventò presto una vera e propria 'bibbia' o 'manifesto', oltre che della beat generation, anche dei giovani 'arrabbiati' degli anni Sessanta e dei decenni successivi. Attraverso quella lettura i ragazzi riuscivano a spiegare la propria inquietudine interiore, identificandosi con le vicende dei personaggi di un romanzo profondamente innovativo, a livello sia tematico sia stilistico. Kerouac tentò la via di una nuova prosa ritmata sulle sonorità del jazz, attraverso la modificazione dei tradizionali schemi grammaticali e sintattici della pagina scritta. Lo stile diventa così anticonvenzionale, diretto, spontaneo: parole e immagini vengono associate liberamente, seguendo il flusso occasionale dei pensieri. I libri pubblicati in seguito non riceveranno lo stesso apprezzamento, e l’autore inizierà un declino psicotico accentuato dalla dipendenza dall’alcol. Kerouac passa gli ultimi anni tra eccessi e desolazione interiore, morendo in Florida nel 1969. Non erano bastati a salvarlo dalla depressione lo studio e la pratica del buddhismo, a cui aveva cominciato a dedicarsi a partire dal 1953, iniziando contemporaneamente a redigere una serie di note che avrebbe voluto donare all’amico Allen Ginsberg. Quella raccolta di appunti cresce nel tempo e si trasforma in qualcosa di diverso: una sorta di 'zibaldone' nel quale, per tre anni, Kerouac ha riversato annotazioni, frammenti di diario, brani di lettere, poesie, meditazioni, preghiere, riflessioni sulla scrittura. L’opera, Some of the dharma, la cui prima edizione americana risale al 1997, esce ora per la prima volta in italiano da Mondadori col titolo originale (pp. 430, euro 30), in un volume che rispetta fedelmente la particolare composizione tipografica realizzata dall’autore, pagina dopo pagina, con la macchina da scrivere, compresi gli schizzi e i disegni tracciati di suo pugno. Davvero un bel regalo a Kerouac per il centenario della nascita. Ma soprattutto, naturalmente, ai suoi lettori.

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