giovedì 6 febbraio 2025
Unica atleta rifugiata in gara ai Mondiali, ha dovuto lasciare il suo Paese: «Per noi donne fare sci agonistico è impossibile». Si allena in Germania grazie al Cio e gareggia da indipendente
Atefeh Ahmadi

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Atefeh Ahmadi, 24 anni compiuti nel dicembre scorso, tre volte medaglia d’argento ai campionati asiatici tra il 2018 e il 2022 e portabandiera dell’Iran alle Olimpiadi invernali di Pechino 2022, è l’unica sciatrice alpina a gareggiare come atleta rifugiata nelle competizioni della Federazione Internazionale di sci e snowboard. Una scelta, quella di abbandonare il suo Paese, nata dalla voglia di Atefeh di continuare a coltivare la sua passione per la neve e per lo sci. «Sono nata a Damavand, vicino a Teheran, in una città che si trova tra i monti più alti dell’Iran - racconta –, lì dove è stato aperto il primo impianto sciistico del Paese». “Mio padre amava lo sci - prosegue Atefeh, che ha una sorella maggiore, Hadis, anche lei atleta, in gara ai primi Giochi olimpici giovanili invernali a Innsbruck nel 2012- e poteva raggiungere l’obiettivo di partecipare ai Giochi Olimpici, ma per ragioni economiche non ci è riuscito e perciò ha voluto che io continuassi la sua strada». Ed è stato il padre, poi tecnico della Nazionale iraniana femminile, a insegnare alla ragazza a sciare quando aveva tre anni e a seguirla nei suoi primi passi nello sport. Un cammino non semplice, quello di Atefeh. « Mio padre ha lottato contro tutte le difficoltà che vivono le donne in Iran- racconta la sciatrice, che ha disputato la prima gara internazionale a 10 anni in Kazakistan e ha esordito a 16 anni in Nazionale -. In più, ad esempio, l’equipaggiamento tecnico rientrava tra i materiali sotto embargo economico e non ce ne potevamo procurare altro». A 22 anni, dopo alcuni piazzamenti a livello continentale e dopo aver esordito ai Mondiali di St.Moritz nel 2017 e partecipato ai Mondiali di Åre 2019 e di Cortina d’Ampezzo 2021 piazzandosi in queste due ultime edizioni al 46simo posto in slalom, Atefeh ha ottenuto il pass per i Giochi olimpici del 2022, qualificazione a cinque cerchi che la giovane iraniana aveva fallito di un soffio nell’edizione precedente, quando aveva 17 anni. « A Pechino ero l’unica donna della delegazione ira-niana - racconta l’atleta, la terza della Repubblica Islamica a partecipare a un’edizione invernale delle Olimpiadi dopo Marjan Kalhor e Forough Abbasi, come lei sciatrici -. Non avevo un allenatore che mi potesse aiutare a interpretare il tracciato, né un tecnico che potesse occuparsi dei materiali ed eventualmente ripararli. Ero completamente da sola, senza neanche mio padre». Una gara terminata con un’uscita di pista nella seconda manche che per la sciatrice è stato in ogni caso un punto di svolta. « Per me era diventato chiaro che dopo le Olimpiadi - ricorda Atefeh che in carriera ha gareggiato in SuperG, gigante e slalom speciale - in Iran non c’era più possibilità di migliorare e le condizioni per le donne in Iran erano diventate sempre più dure». Un quadro che ha portato la 25enne a fare una scelta radicale. « Nel gennaio 2023 - dice - ho deciso di lasciare il mio Paese. L’ho fatto per la mia salute, per la mia vita e per raggiungere i miei obiettivi, anche se per ognuno è difficile lasciare il proprio Paese, soprattutto se la tua famiglia rimane tutta lì». Una richiesta di asilo politico, poi ottenuto e una nuova vita anche sportiva. «

Atefeh Ahmadi, atleta iraniana, durante una gara alle Olimpiadi invernali di Pechino 2022

Atefeh Ahmadi, atleta iraniana, durante una gara alle Olimpiadi invernali di Pechino 2022 - Ansa

Quando mi sono trasferita in Germania spiega Atefeh, che parla poco inglese ma un buon tedescovolevo continuare la mia carriera come professionista, ma non sapevo come fare. Sono riuscita però a mettermi in contatto con il Comitato Olimpico Internazionale e con la Federazione internazionale, affinché io potessi gareggiare come atleta indipendente». Un interessamento, quello del Cio che è sfociato alla fine del 2023, nell’assegnazione di una borsa di studio da parte del Comitato Olimpico Internazionale all’atleta iraniana, la prima rifugiata a ottenerla per uno sport invernale. « Essendo l’unica - racconta Atefeh per me era difficile allestire un team con un allenatore, così il Cio ha parlato con la squadra tedesca, per farmi allenare con loro». Un nuovo mondo per Atefeh. «Quando ho cominciato ad allenarmi con la Germania - ricorda l’atleta iraniana che nella stagione 2024-2025 ha gareggiato nella Fis Entry League, competizione dedicata soprattutto ma non solo alla crescita dei giovani, ottenendo come miglior risultato il 17° posto a Wittenburg in slalom - tutto per me era nuovo e meraviglioso. La squadra è super professionale ed è stata molto amichevole con me. Con loro potrò diventare molto più forte e competitiva». Il sogno di Ahmadi è lontano poco più di un anno. « Mi alleno con la Nazionale tedesca per qualificarmi ai Giochi di Milano-Cortina 2026 – dice -. In questa stagione ho avuto un piccolo infortunio, ma tra poco tornerò a sciare ». Una partecipazione alla rassegna a cinque cerchi in programma dal 6 al 22 febbraio 2026 che non sarebbe speciale solo per Atefeh. Infatti il Comitato Olimpico Internazionale non ha mai inviato una delegazione della “Squadra dei Rifugiati” ai Giochi invernali. E l’atleta iraniana potrebbe non essere la sola a farne parte. Perché a dicembre 2024 nella IBU Junior Cup in Val Ridanna ha debuttato Darya Dolidovich, classe 2004, figlia di Sergei, per sette volte olimpico per la Bielorussia nello sci di fondo, con il miglior risultato, un quinto posto nella 50 km a Sochi 2014. L’intera famiglia è scappata dal loro Paese per la sua opposizione al regime dittatoriale di Aleksandr Lukašenko e si è rifugiata in Polonia, dove Darya si allena a Zakopane. Per questa ragione la Bielorussa in Alto Adige ha gareggiato con il neonato “Biathlon Refugee Team”, voluto dalla Federazione Internazionale (IBU) e in cui possono essere ammessi atleti che abbiano avuto riconosciuto lo status di rifugiato dal suo Paese e dall’Organizzazione delle Nazioni Unite. Come Atefeh e Darya che sognano di gareggiare sotto un’altra bandiera e finalmente libere.

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