martedì 10 settembre 2019
L’attore romano da giovedì ancora nei panni dell’amato comandante della Forestale, Francesco Neri, per la fiction di successo di Rai 1, “A un passo dal cielo”
Daniele Liotti in una scena della serie di Rai 1 “A un Passo dal cielo 5”: «Una fiction con un unico giallo in 10 puntate»

Daniele Liotti in una scena della serie di Rai 1 “A un Passo dal cielo 5”: «Una fiction con un unico giallo in 10 puntate»

COMMENTA E CONDIVIDI

Tra i verdi boschi e i laghi cristallini delle Dolomiti, un comandante della Forestale, dagli occhi chiari e il passato tormentato, cavalca per svelare misteri che affondano nel passato. Lo sguardo, lo sanno bene i telespettatori, non è più quello pensoso di Terence Hill, ma quello inquieto di Daniele Liotti (uno dei migliori talenti della tv e del cinema italiano) nei panni del comandante della Forestale Francesco Neri, che da giovedì si rimette a indagare su vecchi e nuovi misteri nella fiction A un passo dal cielo 5, su Rai 1 per 10 puntate. La serie ambientata a San Candido, prodotta da Matilde e Luca Bernabei di Lux Vide in collaborazione con Rai Fiction, torna dopo due anni con il cast confermato della stagione scorsa con, appunto, Liotti che ha convinto nel non facile passaggio di consegne e che quest’anno continuerà il suo braccio di ferro con il pericoloso Maestro Alberto Kroess (Matteo Martari) il capo di una setta sospettato di avergli ucciso la moglie e il desiderio di iniziare una nuova vita con Emma, mentre stringerà sempre più amicizia con il simpatico commissario Vincenzo Nappi (Enrico Ianniello) che aspetterà il primo figlio da Eva ( Rocio Muños Morales).

Daniele Liotti, quanto è stato difficile sostituire un “monumento” della fiction italiana come Terence Hill?
Non è una cosa che ho vissuto a cuor leggero, quando girai la quatta serie. Ho accettato perché mi è piaciuta la sceneggiatura, come sempre ragiono di pancia da lettore. Oltre alla possibilità di girare in posti stupendi, per quanto spesso difficili e faticosi come è l’alta montagna, mi ha appassionato il passato tormentato del protagonista e il suo ruolo ricco di azione. Poi sul set ho sentito una certa pressione perché c’era una aspettativa alta sugli ascolti, mi sono reso conto di essere entrato in una importante macchina tv di altissima professionalità. Il plauso del pubblico, quindi, non me lo aspettavo e ne sono molto contento. Così in questa mia seconda serie mi sono molto più rilassato e divertito.

Come si è evoluto il suo personaggio?
Il comandante Neri è molto attaccato al suo passato. Quindi, nonostante il suo altruismo e la sua generosità nei confronti di chi gli sta intorno, non riesce a tradurre i suoi affetti e i suoi sentimenti in felicità a causa di un senso di colpa che si porta dietro mentre cerca di dare una seconda possibilità. Le novità saranno quest’anno una linea di racconto orizzontale che durerà per tutta la serie legata a un mistero intorno a Emma e al tema della paternità che coglierà all’improvviso il commissario Nappi. L’amicizia tra lui e Neri si stringerà tanto che diventeranno una nuova coppia investigativa.

Spesso lei affronta personaggi complessi e vicende dure come nella recente fiction sula strage di Duisburg. Qui, invece, si cimenta in una fiction per famiglie.
Io sono schivo di carattere, non mi considero né bello né bravo. Però con questa serie sento di essere arrivato nelle case e nel cuore delle famiglie. Me ne accorgo quando intere famiglie mi fermano per strada e i bambini mi guardano a occhi sgranati perché per loro sono diventato un eroe a cavallo. È bellissimo ed emozionante, mi creda.

Lo dice anche come padre?
Come padre ce la metto tutta. Io ho due figlie, una ventenne e una di poco più di due anni, avute rispettivamente a 27 e a 47 anni. Fare il padre è un mestiere difficile che mi impegna 24 ore su 24. Ma per me è un’occasione per crescere. E avere avuto le mie figlie in età diverse è stato utile alla mia maturazione, ti distrae da te stesso e ti mette continuamente alla prova. L’unico motore della vita è l’amore.

Fra i tanti ruoli amati dal grande pubblico, c’è stato anche quello di Sant’Antonio da Padova.
Ho molto amato questo santo a cui non è stato dato un tono confessionale, bensì ne è stato indagato l’aspetto umano. Quello di un uomo in crisi che cerca la sua strada. Ho seguito il suo perdersi e poi il suo ritrovarsi a poco a poco in una dimensione mistica. Io stesso mi sono dovuto perdere per potere credere alle sue parole. È stato un processo in cui mi sono messo in discussione facendo mie le parole di Antonio.

E quale è stato il risultato?
Che oggi Sant’Antonio resta per me un punto di riferimento e anche per la mia compagna che ne è una devota. Pensi che quando Luca Bernabei mi propose il ruolo dissi che non mi sentivo all’altezza e rifiutai. Dopo poco mi ritrovai su un set in Spagna e affacciandomi dalla finestra dell’hotel mi trovai di fronte a cale San Antonio. Mi colse all’improvviso una febbre, una vampata. Lo so, sembra strano, anche a me, ma io credo che qualcosa ci sia stato. Insomma, alzai il telefono subito e chiamai Bernabei per accettare.

Ed ora quali saranno i suoi prossimi progetti?
Ho appena finito una simpatica commedia sulla paternità che uscirà nei cinema a gennaio Un figlio di nome Erasmus con Ricky Memphis, Luca e Paolo e me. Ma sono stato talmente lontano da casa per il film, A un passo dal cielo e le ultime tournée teatrali di The elephant man che adesso mi premo un anno sabbatico e faccio il papà a tempo pieno.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: