mercoledì 15 agosto 2018
La storia dell’editoria italiana è stata fatta in buona parte dalla rete dei negozi che vendevano libri (non solo di consumo, ma anche di lunga durata). Ma la crisi ha cambiato tutto
Si avvicina il crepuscolo per le librerie?
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Da Gutenberg e la stampa industriale all’e-book. È La storia dell’editoria in Italia dall’Unità a oggi scritta da Alberto Cadioli e Giuliano Vigini che esce in questi giorni in nuova edizione per l’editrice Bibliografica (pagine 160 , euro 19,98), di cui anticipiamo alcune pagine sulla trasformazione dei punti vendita, le librerie, e sulla crisi che stanno attraversando anche per la concorrenza delle vendite online. Questo breve saggio offre una sintetica ma insieme completa panoramica delle tappe fondamentali che hanno segnato l’editoria italiana moderna. La struttura del volume è scandita secondo un criterio di successione cronologica, suddivisa in tre parti: l’Ottocento, il Novecento, gli sviluppi dei nostri giorni.

Il tema libreria riguarda tutti, perché dal buon andamento della libreria dipende anche lo sviluppo editoriale e una sempre maggiore soddisfazione della clientela. Si sa che le librerie, specie quelle indipendenti, hanno attraversato e in parte stanno ancora attraversando – come si è già notato – una serie di difficoltà dovute a vari fattori. Ma esistono anche aspetti e problemi specifici di identità e professionalità continuamente da ripensare, alla luce delle rapide trasformazioni in atto nell’economia, nella società e nel mercato librario. In ogni caso, sembra di poter dire, per esperienze condivise da molti, che la rapidità ed efficacia della libreria nel servizio alla clientela, soprattutto quella più qualificata e specializzata, è notevolmente diminuita, in relazione innanzitutto alla possibilità di reperire sul momento i libri che si cercano. Tanto che ci si è provocatoriamente domandati se le librerie attuali, così come sono organizzate, servono ancora, ossia se sono in grado di fornire il loro servizio primario che è quello di avere i libri. Con la necessità sempre più impellente di far tornare i conti con opere di alta o buona vendibilità (lo spazio costa e bisogna che quello che lo riempie abbia una redditività media sostenibile), questo problema si è infatti notevolmente aggravato. I più frustrati sono gli autori che, specialmente quando sono pubblicati da piccole o medie case editrici, fanno il giro delle librerie per verificare se – per miracolo – si trovi una copia del loro libro appena uscito. Capita molto raramente.

E allora viene spontaneo addossare la colpa all’editore che non distribuisce i propri libri o alla rete di vendita che non funziona, o al sistema commerciale nel suo insieme che penalizza i piccoli editori. I quali tra l’altro, già poveri, come fanno a sopravvivere con pagamenti del venduto a 120 giorni, nel più fortunato dei casi? La risposta non è una sola, ma, a voler semplificare la situazione, si potrebbe dir così. Una gran parte dei libri che escono ogni giorno non riescono ad arrivare in libreria, anche quando avrebbero le qua- lità intrinseche per entrarvi. In genere, o perché alla casa editrice interessa solo pubblicarli o, più frequentemente ancora, perché al libraio non interessano o pensa di non venderli, e perciò non li ordina. Un’altra parte di libri varca la sospirata soglia della libreria, ma, per non incomodare troppo il libraio, è come se gli dicesse: stai tranquillo, sto qui per poco; vengo, ma torno a casa presto. Infine, una minima parte trova le porte spalancate; vende bene, anche molto, e naturalmente resta in libreria con tutti gli onori. Questo è il presente. E il futuro? Nella diversificazione dei canali e nella radicalizzazione del mercato, la libreria è già diventata un soggetto a rischio, come del resto testimoniano tutti i punti vendita che chiudono, in Italia e all’estero. In particolare, l’utilizzo crescente dei siti internet come negozi, non solo per la vendita di centinaia di migliaia di titoli di ogni genere, ma di informazioni sui libri e su una vasta gamma di altri prodotti editoriali e culturali, italiani e stranieri, rende di fatto il commercio elettronico una servizio molto più completo, comodo, conveniente e, vantaggio non trascurabile, a completa disposizione in ogni momento ( le librerie internet sono aperte a tutte le ore).

C’è qualche speranza per la libreria tradizionale di recuperare terreno? Inutile dire che ogni libreria è un caso a sé, perché ci sono problemi e situazioni individuali: tipologia della libreria, dimensioni, localizzazione, posizionamento in una particolare zona della città ecc. Ma c’è probabilmente per tutte le librerie la necessità di riprendere o valorizzare un ruolo specifico rispetto al proprio pubblico di riferimento e rispetto alla concorrenza più vicina, con una pluralità di offerta ( giornali, scolastico, metà prezzo e usato, ecc.), con qualche nicchia di specializzazione e con una capacità di servizio sul territorio che abbiano per la clientela un motivo costante di richiamo. Naturalmente, lo Stato, gli enti e le istituzioni locali possono attivare meccanismi e misure in grado di salvaguardare un patrimonio, come le librerie, che è di tutti come valore sociale e presidio culturale. Dopo l’aiuto fiscale dato ai librai tramite la compensazione dei crediti d’imposta, si attendono altri interventi, soprattutto per porre un argine al mercato selvaggio esistente in materia di sconti al pubblico. È chiaro che questa non è la soluzione a tutti i problemi della libreria, ma è un passo necessario che può contribuire a risolverne qualcuno. Certo, librai ed editori auspicano da tempo un’organica legge del libro, ma siccome qualche milione di spesa bisogna pur prevederlo, si è del parere che è meglio scordarsela, perché ogni volta che si arriva all’ultimo articolo (Copertura finanziaria o, se si preferisce, Clausola di neutralità finanziaria) di una determinata proposta di legge, tutto è destinato a finire in una bolla di sapone .

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