giovedì 15 ottobre 2015
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A maggio, con la Germania ospite d’onore alla Fiera internazionale del libro, il gemellaggio fra Torino e Francoforte sembrava compiuto. E adesso? Dopo le polemiche che hanno lambito la più importante manifestazione editoriale italiana (la contestazione dei dati relativi alle edizioni precedenti, la mancata conferma dell’invito all’Arabia Saudita), qualche preoccupazione si avverte anche nell’avamposto del nostro Paese alla Buchmesse. «La Fiera del Libro è espressione di una Fondazione nella quale sono coinvolti il Comune di Torino e la Regione Piemonte - ricorda il presidente dell’Aie, Federico Motta -. Sono queste le istituzioni che dovrebbero intervenire in un momento tanto delicato. Una volta messo ordine nel passato, la manifestazione va rilanciata, anche attraverso un ripensamento della formula. Come editori, vorremmo assumere un ruolo più incisivo, che potrebbe tradursi in una maggior sinergia con altre realtà, come la Fiera del libro per ragazzi di Bologna e Più Libri Più Liberi, la rassegna romana della piccola e media editoria». Ci sono, non ci sono, sono da un’altra parte. Di sicuro, però, gli editori italiani vorrebbero tornare a contare di più, anche sul piano internazionale. Sui sommovimenti della geografia interna alla Buchmesse 2015 si è già detto molto, ma il colpo d’occhio resta comunque ragguardevole. La situazione sta cambiando, questo è chiaro, e non solo per la vicenda di Mondadori che acquisisce Rcs Libri, per quanto poi a Francoforte lo stand Mondadori sia momentaneamente scomparso (gli editor di Segrate si schierano compatti nel Business Club, appartata area professionale alla quale si accede per appuntamento), mentre invece Rizzoli un suo spazio lo ha conservato. Un segno che le identità restano e le differenze vengono rispettate? Sia Enrico Selva Coddè, amministratore delegato di Mondadori, sia Laura Donnini, sua omologa in Rcs Libri, confermano l’interpretazione. «Le strutture editoriali continueranno a lavorare in modo autonomo», assicura il primo. «Restiamo concorrenti, per definire l’assetto definitivo del gruppo occorrerà tempo», fa eco la seconda.  Nell’attesa, a far bella mostra di sé nella provincia italiana della Buchmesse sono gli stand del Gruppo Gems, che festeggia in questi giorni il decennale (è la galassia di sigle che da Longanesi arriva fino a Bollati Boringhieri e Garzanti), e di Giunti, che fino all’anno scorso apriva le sue vetrine nella zona più internazionale della Fiera, quella degli editori di lingua inglese, e che adesso si gode il ritorno in patria. Stesso percorso per Atlantyca, dicitura che di per sé può suonare enigmatica, ma dietro la quale si nasconde il fenomeno del topo giornalista Geronimo Stilton e di un’ampia serie di prodotti per ragazzi ormai diffusi in tutto il mondo con tirature milionarie. Anche in casa nostra, secondo i dati resi pubblici ieri a Francoforte dall’Aie (Associazione Italiana Editori), il settore dei libri per i giovanissimi è tra i pochi a dare soddisfazione, con un incremento del 5,7% nel corso del 2014. Ma a rafforzarsi è anche il comparto digitale, nel quale oltre agli ebook rientrano le banche dati e altri servizi online, con una quota di mercato pari al 9,4%. Merito anche del successo della campagna per l’adeguamento dell’Iva lanciato dall’Aie proprio alla Buchmesse un anno fa con il sostegno del ministro dei Beni culturali Dario Franceschini. Ora che l’aliquota sul libro digitale è uguale a quella sul cartaceo (4% contro il 22% della normativa precedente), l’e-book ha fatto un balzo in avanti del 52,7% e, contestualmente, i prezzi si sono abbassati. 

Federico Motta, da poco tornato alla presidenza dell’Aie, coglie l’occasione per ringraziare il ministro e intanto approfitta della presenza alla Buchmesse del sottosegretario Ilaria Borletti Buitoni per ribadire che gli editori non possono fare tutto da soli. A impedirlo sono anzitutto le condizioni complessive del mercato del libro in Italia. Il settore continua a perdere, come confermano le rilevazioni relative ai primi otto mesi del 2015, anche se il processo inizia a mostrare segni di rallentamento: al momento si sta assestando sul -1,9%, meno della metà del -4,3% registrato un paio di anni fa.  «Lavoriamo sodo per tornare in utile, ma sarà difficile ristabilire i livelli pre-crisi», avverte Motta prima di attirare l’attenzione sul dato più preoccupante. L’Italia è un Paese di non lettori, lo sappiamo, ma che la disaffezione alla parola scritta travolga perfino l’élite è un elemento sul quale finora non si è riflettuto abbastanza. Il raffronto suggerito dall’Aie è impietoso: nel nostro Paese il 39,1% di dirigenti e professionisti non legge neppure un libro all’anno, mentre in Francia e Spagna i manager illetterati sono appena il 17%.  Ilaria Borletti Buitoni parla di «imbarbarimento», confessa di essere rimasta personalmente stupita quando, al suo ingresso in politica, si è trovata a fare i conti con la rozzezza di argomentazione dei colleghi e, interrogata sulle risorse che il Mibact intende destinare alla promozione della lettura, dichiara che andranno trovate al più presto. «Non abbiamo scelta - ripete - perché un Paese che non legge è destinato al declino». Motta, al suo fianco, annuisce e torna sulla piaga dei non lettori di lusso. Sul tavolo c’è anche la questione dell’editoria professionale, che dovrebbe garantire aggiornamento e formazione permanente. «A livello mondiale i maggiori gruppi editoriali sono proprio quelli impegnati nel professionale - insiste il presidente dell’Aie -, l’Italia è in ritardo anche su questo versante». Se mai si trovassero, le famose risorse economiche potrebbero essere investite nel coordinamento delle iniziative di promozione della lettura già presenti sul territorio, dunque, e poi nella traduzione dei libri italiani all’estero, nella tutela del copyright in tutte le sue forme, compreso il “diritto di prestito” (riguarda i testi consultati in biblioteca: in Francia porta nelle casse degli editori più di 20 milioni di euro, da noi il fondo dispone di appena 400mila euro). Nel frattempo, ci si arrangia. Un drappello di piccole e raffinate sigle nostrane - Voland, nottetempo e 66thand2nd - condivide lo stand con altri editori indipendenti in una varietà di situazioni che va dall’Argentina alla Finlandia. Stanno al piano nobile del Padiglione 5, dove prima era di casa l’Italia e adesso si trovano i francesi, gli spagnoli, gli arabi.
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