giovedì 8 luglio 2010
Il compositore si è spento la scorsa notte nella sua casa a Trieste. Aveva 87 anni e soffriva da tempo di una neuropatia. La moglie: «La sua musica resti patrimonio di tutti».
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Il maestro e compositore Lelio Luttazzi è morto la scorsa notte nella sua casa, a Trieste, assistito dalla moglie Rossana. Lo si è appreso dal suo amico e agente, Roberto Podio, portavoce della famiglia. Aveva 87 anni e soffriva da tempo di una neuropatia.Da circa due anni si era trasferito a Trieste, sua città natale, dove viveva a ridosso della storica piazza dell'Unità d'Italia. Le sue condizioni di salute sono diventate precarie circa tre mesi fa a causa di una neuropatia periferica, peggiorata nelle ultime settimane.La città di Trieste - ha reso noto il sindaco, Roberto Dipiazza - l'onorerà allestendo la camera ardente nella sala del Consiglio Comunale. «È morto un grande artista, un grande triestino», ha commentato Dipiazza.«Voglio che la sua musica resti patrimonio di tutti», sono state le prime parole di Rossana Moretti, moglie di Lelio Luttazzi. «Non c'è più un uomo meraviglioso, un compagno straordinario con il quale ho condiviso una vita - ha detto Rossana Moretti, che Luttazzi aveva conosciuto nel 1976 e sposato nel 1979 -. Lo porterò sempre con me. Voglio che la sua musica resti patrimonio di tutti, che la sua storia di uomo e di artista prosegua, con me».LE LACRIME DEGLI AMICI«Lelio è stato un fratello per me. Sono completamente inebetito». Con la voce ancora scossa, Teddy Reno, in Spagna per festeggiare il suo 84esimo compleanno insieme a Rita Pavone, commenta così la scomparsa di Lelio Luttazzi. La morte del musicista ha suscitato commozione tra tanti artisti e uomini di spettacolo. «Mi chiamava "giovanotto matto", e ironizzavamo assieme sul suo considerarmi sempre un giovane - ricorda Fiorello -. Per me è stato un grande onore interpretare proprio questa canzone nel suo cd». Rosario Fiorello ricorda con grande affetto Lelio Luttazzi, la sua ironia e il suo essere artista completo, «come forse non ce ne sono più».«Lelio Luttazzi, come Raimondo Vianello e Mike Bongiorno, sono tutte persone che hanno disegnato profondamente la nostra storia e la loro storia - dice Paolo Bonolis - Lelio è andato via dopo una vita dedicata alla musica. Ha avuto certamente qualche rimpianto per essere stato, forse, parzialmente dimenticato per qualche tempo, ma qualche rimpianto ce lo abbiamo tutti».È stato «un uomo e un musicista di grande classe. C'è molto da imparare da lui». Pippo Baudo, commenta così la scomparsa del musicista triestino e racconta: «Ci eravamo visti fino a poco tempo fa perchè il suo caro amico, batterista di sempre, Roberto Podio, aveva fatto il disco in cui c'erano anche Christian De Sica e Fiorello. È stata una gran bella serata all'Auditorium. Lui era molto contento».«Lelio per me è stato e sarà sempre un maestro, un maestro di grande talento, di grande gusto e di grandissima umiltà. Un uomo d'altri tempi, quei tempi in cui avrei voluto esserci anche io». La cantante risa saluta socì il grande musicista scomparso la notte scorsa a Trieste. Con Arisa, Luttazzi aveva avuto l'occasione di tornare per l'ultima volta in televisione sul palco dell'Ariston, dove l'aveva accompagnata nel brano "Sincerita", vincitore delle nuove proposte  «Mi ha fatto fare un tuffo in quell'Italia educatamente ironica, di classe, mai scortese, mai volgare conclude Arisa -. Ti voglio tanto bene Lelio, riposa in pace».LA VITALelio Luttazzi era nato a Trieste il 27 aprile del 1923. È stato uno dei personaggi di maggior successo della canzone italiana degli anni '50 e '60 ma soprattutto un protagonista della televisione, dell'epoca d'oro di Studio Uno, della radio e del cinema.Tra i primi ad inserire nella canzone italiana le strutture del jazz, un modo di comporre '"swingato" che ha il suo primo esempio in "Muleta mia", una canzone scritta per Teddy Reno. Ma, rimanendo nell'ambito musicale, i titoli delle composizioni di Luttazzi comprendono "Una zebra a pois", cantata da Mina, "Il giovanotto matto", il classico di Ernesto Bonino, "Il favoloso Gershwin", "Promesse di marinaio" fino a quella che rimane la sua interpretazione più famosa e nostalgica, "El can de Trieste".Luttazzi è cresciuto nella stagione in cui nascevano la radio e la televisione moderne e, come tanti altri suoi colleghi, aveva iniziato la sua carriera nella rivista teatrale dove aveva scritto le musiche soprattutto per i testi di Scarnicci e Tarabusi come 'Barbanera bel tempo si sperà con Ugo Tognazzi ed Elena Giusti, "Tutte donne meno io" con Macario e Carla Del Poggio nella quale era inserita la celebre "Souvenir d'Italie".Luttazzi apparteneva a quella figura tipica della televisione, del musicista con capacità comiche ed intrattenitore, un ruolo che lo ha portato a condurre programmi come "Ieri e Oggi", "Studio Uno", "Il Paroliere". Probabilmente l'apice della popolarità lo ha toccato grazie ad "Hit Parade" uno dei più longevi programmi radiofonici, uno dei primi esempi italiani di trasmissione dedicata alle classifiche trattate con lo spirito del varietà.L'annuncio con il titolo dilatato ('Hiiiiiit Parade!!) come in uno spettacolo di Broadway è rimasto nella memoria del pubblico italiano che seguiva la radio negli anni '60-'70. Così come molti suoi colleghi dell'epoca, Lelio Luttazzi ha frequentato molto anche il cinema, scrivendo colonne sonore e partecipando anche come attore. Nel primo ruolo ha firmato anche alcuni film di Totò come il celebre "Toto, Peppino e la Malafemmina" o "Totò lascia o raddoppia?".  La sua più conosciuta apparizione di attore è del 1965 nel "Ombrellone" di Dino Risi.Buon musicista, pianista innamorato del jazz, Luttazzi è stato un personaggio dal l'umor discreto che ha visto interrompersi bruscamente la sua parabola artistica quando è rimasto coinvolto in una vicenda di droga dai contorni mai chiariti della quale è risultato in un primo tempo responsabile di colpe che non erano tutte sue. Questo episodio, insieme all' atteggiamento di alcuni colleghi che gli erano più vicini e che certo non lo hanno aiutato in quel momento così difficile, hanno spinto Luttazzi ad una volontà di esilio da quale è uscito soltanto raramente per qualche piccola rentreè con alcuni musicisti amici.
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