venerdì 16 aprile 2010
I giudici milanesi del processo in cui il premier Silvio Berlusconi è accusato di aver corrotto l'avvocato britannico hanno chiesto ai giudi della Corte costituzionale di verificare la costituzionalità della legge. Ghedini: «quella dei giudici è una decisione non condivisibile che dimostra la volontà di non applicare la legge».
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I giudici milanesi del processo in cui il premier Silvio Berlusconi è accusato di aver corrotto l'avvocato britannico David Mills hanno trasmesso oggi gli atti alla Consulta perché verifichi la costituzionalità della legge sul legittimo impedimento.In particolare, i giudici chiedono alla Suprema Corte di valutare se il provvedimento - che permette al premier di ottenere la sospensione dei suoi processi per 18 mesi - violi l'articolo sull'uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge (art. 3) e quello sulla procedura di revisione costituzionale (art. 138), gli stessi che l'anno scorso portarono la Consulta a dichiarare incostituzionale il Lodo Alfano.E proprio alla sentenza con è stato bocciato il Lodo -- in particolare al passaggio che affermava che era necessaria una legge costituzionale per disporre in materia -- i giudici milanesi hanno fatto riferimento oggi nel motivare la loro decisione.Secondo Niccolò Ghedini, uno dei legali del premier, «quella dei giudici è una decisione non condivisibile che dimostra la volontà di non applicare la legge. Avevamo offerto delle date utili, ma non ci è stata data risposta».Appellandosi alla legge promulgata dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, la settimana scorsa, i legali di Berlusconi -- come già lunedì scorso nel processo sui presunti fondi neri di Mediaset -- avevano chiesto la sospensione del dibattimento fino alle date del 21 e del 28 luglio per impegni istituzionali del premier.La difesa aveva chiesto inoltre il rinvio dell'udienza odierna per legittimo impedimento del premier a parteciparvi a causa della contemporanea fissazione del Consiglio dei ministri.
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