martedì 19 aprile 2022
Per la prima volta la traduzione italiana degli studi di Vincent P. O’Hara che attraverso fonti d’archivio, mappe e grafiche ripercorre fatti e circostanze accaduti nel Mediterraneo
La Squadra navale italiana nel dipinto di R. Claudus

La Squadra navale italiana nel dipinto di R. Claudus - Foto Marina Militare

COMMENTA E CONDIVIDI

Una fotografia della storia navale e marittima dell’Italia piombata nel baratro della Seconda guerra mondiale. Una lettura inedita, spesso trasversale, di un autore, Vincent P. O’Hara, che per la prima volta viene tradotto in Italia dopo un lungo lavoro editoriale dell’Ufficio Storico della Marina Militare guidato dal capitano di vascello Gianluca De Meis che apre una nuova collana nell’ambito storico-scientifico internazionale in collaborazione con l’U.S. Naval Institute di Annapolis. L’opera è la traduzione in lingua italiana del volume The Struggle for the Middle Sea – The Great Navies at War in the Mediterranean Theater, 1940-1945, una vera e propria pietra miliare per studiosi, ricercatori ed esperti di storia navale. O’Hara fa un’analisi concisa e, al contempo, esaustiva del tanto dibattuto conflitto condotto sul mare della Regia Marina dopo la scellerata decisione di Benito Mussolini di entrare in guerra al fianco della Germania il 10 giugno 1940. Ed è proprio il “mare di mezzo” che O’Hara mette sotto la lente di ingrandimento in un libro che “passa in rassegna” le operazioni condotte nel Mar Rosso e lungo le coste occidentali dell’Africa Sahariana, ma anche quella che è stata definita la “battaglia dei convogli” in cui si prendono in esame gli scontri tra le forze dell’Asse e quelle britanniche. Il Mediterraneo, allora come oggi, “è un crocevia fondamentale per le comunicazioni e i commerci delle grandi potenze” viene spiegato nella prefazione. “Il controllo di tale mare garantisce una posizione di preminenza sull’Europa continentale e il Nord Africa” ed è per questo motivo che il conflitto combattuto sulla superficie del Mediterraneo resta una delle variabili che hanno determinato l’esito finale dell’intero conflitto mondiale. Un fattore che O’Hara approfondisce e focalizza con attenzione nei suoi studi senza “confinare” il mare nostrum a un teatro isolato rispetto al resto delle battaglie navali che si combatterono in altre aree in quei terribili anni di scontri in cui morirono, purtroppo, centinaia di uomini in armi.

Il cacciatorpediniere Euro nel dipinto di R. Claudus

Il cacciatorpediniere Euro nel dipinto di R. Claudus - Foto Marina Militare

Il volume testimonia attraverso l’approfondita ricerca e analisi di O’Hara quanto la Regia Marina sia stata, senza dubbio, degna avversaria nel Mediterraneo per la Royal Navy. Le ricerche di questo studioso hanno prodotto nel 2009 The Struggle for the Middle Sea – The Great Navies at War in the Mediterranean Theater, 1940-1945. Oggi la traduzione italiana, a cura di Alessandra Poli, viene pubblicata con il titolo Lotta per il Mare di Mezzo – La guerra delle grandi marine nel teatro del Mediterraneo, 1940-1945 (Ufficio Storico della marina Militare, Pg. 398). Dopo aver approfondito i primi scontri tra francesi e italiani nei primi mesi di conflitto, O’Hara punta il focus sugli aspetti decisivi delle tattiche aeronavali che portarono al braccio di ferro sul mare tra italiani e inglesi. Per i primi l’obiettivo era quello di bloccare le linee di rifornimento imperiali lungo l’asse Gibilterra-Malta-Alessandria e mantenere nel contempo libere le vie di approvvigionamento per l’Africa settentrionale; per i secondi l’obiettivo era quello di garantire i rifornimenti a Malta e impedire alle navi italiane di rifornire le forze italo-tedesche in Libia e Egitto. Un contesto che generò tutta una serie di scontri in cui gli Alleati ebbero la meglio. Nonostante questo la Gran Bretagna pagò un prezzo altissimo per mantenere il controllo del Mar Mediterraneo e non mancarono episodi in cui lo stesso Winston Churchill, primo lord dell’Ammiragliato e in seguito Primo Ministro britannico, non temette per gli equilibri che potevano crearsi nel “mare di mezzo”. O’Hara non manca poi di soffermarsi sulle conseguenze dell’armistizio dell’8 settembre 1943 e di come le forze italiane, Marina compresa, si rapportarono con gli anglo-americani. Un volume che si aggiunge certamente alla ricca produzione sulla Seconda guerra mondiale, ma con il pregio di dare “una visione d’insieme sul conflitto combattuto nel Mediterraneo, basato su un preciso uso dei dati incrociati tra le diverse fonti e scevro dai pregiudizi che ancora permangono sul ruolo svolto dalla Regia Marina”. Uno studio che mette in luce, una volta per tutte, le fondamentali lezioni che si possono trarre dagli eventi mediterranei, tuttora attuali “e studiate con sempre maggiore attenzione in ambito mondiale, per comprendere le modalità di conduzione di campagne navali in mari ristretti di rilevanza strategica”. Il volume, inoltre, è corredato da mappe e grafiche che aiutano a far capire anche ai lettori che si approcciano per la prima volta alla storia navale le circostanze in cui si trovarono ad operare le navi grigie della Regia Marina in un contesto davvero difficile.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: