martedì 10 febbraio 2015
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Dell’originaria residenza dei Quintili resta solo qualche frammento di pavimento a mosaico, decorato con motivi eleganti e inaspettatamente moderni. Il resto fu demolito nel Cinquecento, durante i lavori di costruzione di Villa Mondragone, residenza papale all’epoca di Gregorio XIII (qui nel 1582 fu promulgata l’Inter gravissimas, la celere bolla di riforma del calendario), visitata nel corso dei secoli da giganti del pensiero quali Galileo e Goethe, trasformata poi in collegio gesuita e attualmente centro congressi dell’Università di Roma Tor Vergata. Siamo sui colli attorno a Roma, a metà strada tra Frascati e Tuscolo, dove aveva casa Cicerone, ma il Comune di competenza è in effetti Monte Porzio, al quale andrebbe aggiunta, per completezza, la menzione di Catone. Nel cuore della latinità, insomma. E in questi saloni, in questi giardini che ricordano Tivoli e Versailles, la latinità si prepara a ritornare. Nei prossimi mesi dovrebbe infatti diventare operativo l’accordo, sottoscritto nell’autunno scorso, fra Tor Vergata e l’Accademia Vivarium Novum, che ha in progamma di trasferire le sue attività a Villa Mondragone. «L’obiettivo – spiega Luigi Miraglia – è di costituire un centro di eccellenza per la rinascita dell’umanesimo».  Impresa impegnativa, ma alle sfide visionarie questo latinista cinquantenne è abituato da tempo. Anche a costo di sbaragliare le perplessità degli interlocutori. Insegnare il latino in latino: possibile? «Certamente – risponde Miraglia –. E pure il greco in greco, se è per questo. Ma non si tratta solo di insegnare. Il latino, ancora oggi, può essere impiegato nella conversazione e nella comunicazione scritta. È stato così per secoli, fino all’Ottocento. Poi, nella stagione dei nazionalismi, gli idiomi locali hanno preso il sopravvento anche in ambito culturale e, nel contempo, si è preteso di adeguare le litterae humaniores a un criterio di “scientificità” a loro del tutto estraneo. Il risultato lo abbiamo sotto gli occhi: ormai, quando va bene, dal latino si traduce, con grande utilizzo di grammatiche e vocabolari. Ma nessuno è più in grado di leggere correntemente le opere di Tacito o un carme di Catullo». Il professore parla per esperienza personale. Negli anni Ottanta, quando iniziò a frequentare il liceo classico, conosceva già qualche lingua moderna, ma con il latino e il greco non si raccapezzava proprio. «Perché quelle classiche non erano, e non sono, presentate come lingue, ma come un labirinto di regole ed eccezioni», insiste. La via d’uscita, per lui napoletano, fu l’incontro con Giorgio Punzo, naturalista d’altri tempi formatosi secondo i dettami della vecchia ratio studiorum gesuita. «Che altro non era – commenta Miraglia – se non il metodo messo a punto dagli umanisti. Gente che il latino lo sapeva veramente, e quindi in latino parlava, in latino scriveva».  È quello che si fa, appunto, all’Accademia Vivarium Novum, concepita nel 1991 nel corso di un convegno significativamente intitolato “Latino sì, ma non così”. Fino al 2009 le lezioni si svolgevano a Montella, in provincia di Avellino. Adesso, invece, il campus si trova a Roma, dalle parti della Via Aurelia. Gli studenti sono una cinquantina, provenienti dagli Stati Uniti e dalla Spagna, dal Brasile e dalla Francia. Uno di loro è del Malawi e ha affrontato una marcia di sei ore per raggiungere una postazione internet che gli permettesse di sostenere su Skype il colloquio di selezione. Si parla sempre ed esclusivamente latino, non solo in aula ma anche in refettorio e nelle camerate. I corsi, spesso fortemente innovativi (la metrica, per esempio, si impara per via musicale, proprio come avveniva nel Rinascimento), sono riconosciuti dalla Pontificia Università Salesiana. «Frequenza, vitto e alloggio sono gratuiti per tutti – ricorda Miraglia, che nell’Accademia ha investito il suo patrimonio personale –. Ci finanziamo attraverso i corsi estivi, anch’essi rigorosamente in latino, e con i proventi della nostra casa editrice, che pubblica manuali di lingua latina e greca per se illustrata». Una novità importante è in arrivo nelle prossime settimane. Si tratta di “Mantinea”, un semestrale di cultura umanistica redatto completamente  in latino (per informazioni info@vivariumnovum. net). A collaborare non sono solo filologi di fama come Yves Hersant e Michael von Albrecht, ma anche intellettuali insospettabili, dal sociologo Edgar Morin al filosofo Rémi Brague (sono gli autori dei due testi parzialmente anticipati in questa pagina), senza dimenticare gli italiani Remo Bodei, Carlo Carena e Salvatore Settis che si occupano, tra l’altro, dell’attualità di Pico della Mirandola e dei molteplici significati del termine “classico”. Edita da Vivarium Novum in collaborazione con il Pontificium Institutum Altioris Latinitatis e l’Istituto italiano per gli Studi filosofici, “Mantinea” non rivendica pretese di restaurazione nostalgica. «Guardiamo al futuro – dice Miraglia – perché l’umanesimo può ancora essere uno strumento di pace». O instrumentum pacis, se si preferisce.
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